Nell’ultimo periodico DATI Inail, viene fatta un’analisi del fenomeno infortunistico allargata  al contesto europeo, anche se il confronto non è facile data la grande disomogeneità dei sistemi di tutela e di rilevazione e delle differenti strutture economiche esistenti negli Stati membri.

Dagli ultimi dati Eurostat disponibili emerge che nel 2022 gli infortuni sul lavoro avvenuti nei 27 Paesi dell’Ue sono stati quasi tre milioni, in aumento del 3,0% rispetto al 2021, e i casi mortali 3.286, in calo dell’1,8% rispetto all’anno precedente.

Per un confronto più omogeneo, Eurostat elabora i cosiddetti tassi standardizzati di incidenza infortunistica, ossia indicatori statistici che rappresentano il numero degli infortuni in occasione di lavoro indennizzati occorsi durante l’anno per 100mila occupati. I tassi standardizzati, inoltre, sono elaborati da Eurostat in una duplice veste: includendo oppure escludendo anche il settore del Trasporto e magazzinaggio e gli infortuni stradali, questi ultimi molto numerosi in alcuni Paesi come l’Italia, ma non inclusi nella trasmissione dei dati di altri Stati.

Considerando quest’ultimo indicatore, da ritenersi il più corretto per i confronti internazionali, l’indice standardizzato elaborato da Eurostat per gli infortuni mortali del 2022 mostra per l’Italia un valore di 0,87 decessi per 100mila occupati, al di sotto di quello rilevato per la Francia (3,35), Spagna (1,53) e Ue-27 (1,26) e superiore a quello della Germania (0,61).

Storicamente questo indicatore ha mostrato per il nostro Paese un valore sempre inferiore alla media Ue e a quello di molti altri Stati. Negli ultimi anni l’Italia ha registrato valori sempre al di sotto della media europea anche per gli infortuni non mortali: nel 2022 rispettivamente 968 contro 1.342 casi per 100mila occupati, notevolmente inferiori a quelli di Francia (2.454), Spagna (2.371) e Germania (1.535).

Nel biennio 2020-2021, però, i valori italiani sono cresciuti più della media europea per il fatto che solo il nostro Paese, insieme a Spagna e Slovenia, ha riconosciuto i contagi da Covid-19 come infortuni sul lavoro, mentre gli altri Stati li hanno classificati come malattie professionali o malattie comuni.