Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Il ceo di Generali Philippe Donnet punterà forte sui dividendi per cercare il supporto del mercato in vista della prossima assemblea dell’8 maggio in cui si giocherà il quarto mandato al timone del gruppo assicurativo. Dalle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco a Venezia, presentando il nuovo piano strategico con al fianco i manager chiave della compagnia, ha annunciato che nel prossimo triennio saranno pagate 7 miliardi di cedole, quasi il 30% in più di quanto riconosciuto agli azionisti nei tre anni precedenti, con l’obiettivo di un incremento dell’utile per azione tra l’8% e il 10% (tasso di crescita composito annuo). A questi si aggiungerà un piano di buyback per altri 1,5 miliardi, con 500 milioni già previsti per quest’anno.
Per essere riconfermato per il quarto mandato, il ceo del Leone ha puntato quasi tutte le sue fiches su dividendi e buyback: almeno 2 miliardi di euro in più promessi ai soci rispetto a quanto distribuito nel precedente triennio. Per le operazioni straordinarie resta disponibile poco meno di 1 miliardo. E in ogni caso i deal saranno messi a segno solo se più convenienti di un piano di riacquisto di azioni proprie. Dunque, al netto di altro buyback. Lo stesso Donnet ha poi frenato sul nuovo m&a (da valutare con il solito approccio «disciplinato e opportunistico»), perché il Leone arriva già da una stagione di grande shopping, specialmente nell’asset management.
La scelta del cda uscente di Generali di non presentare una lista per l’assemblea di rinnovo dell’8 maggio riapre i giochi nella governance della compagnia. Con ogni probabilità Mediobanca presenterà una propria rosa di candidati, forte del suo 13,1%, mentre Francesco Gaetano Caltagirone potrebbe mettere nel mirino la maggioranza dei posti nel nuovo board con una lista lunga. Si prefigura insomma uno scontro simile a quello della primavera 2022, ma con alcune differenze. Tre anni fa per esempio Piazzetta Cuccia vinse in assemblea anche grazie a un’operazione di prestito titoli (del 4,4%) fatta con Bnp Paribas per portare i diritti di voto nel Leone al 17,2%. Sinora nulla del genere è stato annunciato e c’è chi ritiene che l’ops lanciata venerdì 24 da Mps possa inibire l’istituto guidato da Alberto Nagel dal rigiocare questa carta. La passivity rule impedisce al cda della target di deliberare qualsiasi operazione straordinaria difensiva. Mediobanca ha quindi le mani legate sul Leone?
Zurich Italia accelera sul segmento Protection con l’acquisizione della piattaforma distributiva 4Care, di cui era già partner esclusivo dal 2020. 4Care, con un modello di business basato sui gruppi d’acquisto e completamente digitale, offre soluzioni assicurative Ltc (Long Term Care) Zurich a copertura della non autosufficienza a oltre 60.000 persone di aziende e associazioni.
Il 2024 si chiude con la migliore raccolta netta mensile dell’anno per le reti di consulenti finanziari e con il secondo risultato annuale più elevato. A dicembre, emerge dai dati Assoreti, le risorse nette risultano in crescita del 30,3% rispetto a novembre e del 12,4% nel confronto con il medesimo mese del 2023, superando i 6,3 miliardi di euro.

Scatta il danno morale per la morte del cane perché Fido è uno di famiglia. Il rapporto che s’instaura fra l’uomo e l’animale d’affezione costituisce occasione di completamento e sviluppo della personalità individuale: è dunque dovuto il risarcimento dall’autore dell’illecito se il padrone dimostra di aver patito un effettivo pregiudizio in termini di sofferenza per la dipartita del “quattrozampe”. E la prova può essere fornita per presunzioni, mentre sulla liquidazione pesa anche il prematuro decesso del cane. Insomma: non resta che pagare al gestore della pensione, dopo la morte della cagnolina affidatagli in agosto, per non averla curata quando si è sentita male.

L’auto elettrica (a batteria o Bev), si sa, con una quota del 4% sulle nuove immatricolazioni è ben lontana dalla conquista del mercato italiano. La novità è che, addirittura, la tendenza è il ritorno di interesse per i motori termici tradizionali, passati dal 19% delle preferenze, per il prossimo veicolo da acquistare, nel 2023 al 32% nel 2025. È quanto emerge dal Global Automotive Consumer Study 2025 di Deloitte (che fotografa il sentiment di 31 mila consumatori in 30 Paesi tra cui l’Italia), che fotografa un paese ancora scettico sulla mobilità elettrica, principalmente a causa dei costi elevati dei Bev. Anche l’ibrido plug-in non se la passa benissimo (13%), mentre l’ibrido senza spina (Hev e Mhev, cn motore a combustione interna più elettrico, ma tecnicamente differenti) emerge come soluzione di compromesso preferita (32% ).
Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, l’opportunità introdotta dalla legge di Bilancio 2025 a favore dei giovani lavoratori che consente di incrementare in via volontaria i contributi versati all’Inps sotto un profilo economico non risulta essere assolutamente vantaggiosa. Qualora si desideri aumentare la copertura previdenziale finale, i fondi pensione potranno costituire sicuramente un’opzione più interessante. In base all’articolo 1, comma 169, della legge 207/2024 gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima e alla gestione separata, il cui primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 2025, possono incrementare il montante contributivo individuale maturato versando all’Inps una maggiorazione della quota di aliquota contributiva pensionistica a proprio carico non superiore a due punti percentuali.
Un andamento sostanzialmente positivo. Con una crescita dell’8,2% delle risorse destinate alle prestazioni, del 7% dei contributi incassati e del 4,2% delle adesioni. È quello che ha caratterizzato nel 2024 il pianeta della previdenza integrativa, dopo la ripartenza del 2023. A certificarlo è la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, nell’ultimo monitoraggio in cui afferma che «al pari dell’anno precedente, anche nel 2024 i rendimenti delle forme di previdenza complementare sono risultati positivi, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria»: in media dal 10,4% nei fondi negoziali ed in quelli aperti e del 13% nei Pip (Piani individuali pensionistici), mentre nelle linee bilanciate sono stati pari al 6,4% nei fondi negoziali, al 6,6% nei fondi aperti e al 7% nei Pip. Risultati inferiori sono stati rilevati per i comparti obbligazionari e garantiti.
Enti, casse e società di mutuo soccorso (Sms) aventi esclusivamente fine assistenziale trainano il settore della sanità integrativa con il sostegno degli incentivi fiscali. È ciò che emerge dal 3° Reporting system 2021-2023 sui fondi sanitari integrativi in Italia del ministero della Salute. I dati raccolti sono stati estrapolati dalle dichiarazioni rese dai fondi al sistema informativo anagrafe dei fondi sanitari (Siaf) per iscriversi o mantenere l’iscrizione alla medesima anagrafe.  La spesa sanitaria complessiva, coperta attraverso i fondi, ammonta a 3.243.378.706 euro. Di questi più di tre miliardi (quindi oltre il 90% della spesa totale) sono sostenuti da enti, casse e sms della tipologia B, un terzo dei quali riguarda prestazioni integrative dei Lea. Un miliardo, dunque, in cui giocano un ruolo importante le prestazioni di assistenza odontoiatrica, al primo posto rispetto alle prestazioni sociosanitarie (sanitarie a rilevanza sociale e sociali a rilevanza sanitaria) e alle prestazioni finalizzate al recupero della salute che seguono nella classifica delle spese. Complessivamente, le prestazioni sono destinate a più di 16 milioni di iscritti/beneficiari.
Il secondo pilastro del sistema sanitario nazionale. E un asset strategico del welfare aziendale. In un quadro complesso come quello della sanità italiana, i fondi sanitari integrativi conservano un ruolo strategico. Soprattutto alla luce dei cambiamenti sociali, economici e geopolitici recenti che, come spiega Fabio Pengo, vicepresidente del Fasi (Fondo assistenza sanitaria integrativa per i dirigenti industriali), hanno spinto a «un completo ripensamento del sistema, comportando sia la revisione di ruoli e funzioni degli attori, sia l’adozione di un approccio olistico alla salute, a integrare la prospettiva One health».
Più omogeneità della normativa, maggiore trasparenza delle prestazioni e una chiara governance dei fondi. Bernardino Petrucci, medico e vicepresidente del Fondo di assistenza sanitaria per i dirigenti di aziende commerciali (Fasdac), con circa 40 anni di esperienza nel settore, fotografa lo stato attuale dei fondi sanitari integrativi contrattuali. Se dal punto di vista fiscale non si evidenziano criticità – «la deducibilità va bene perché rientra nell’ambito del contratto di lavoro», commenta Petrucci – sul fronte normativo si accusano alcune difficoltà. «Le normative sanitarie sono un po’ datate, perché noi in teoria potremmo contribuire solo alle prestazioni extra Lea (odontoiatria, lunga degenza, riabilitazione per handicap gravi), ma in realtà siamo sussidiari al Sistema sanitario nazionale (Ssn), quindi rimborsiamo e siamo d’aiuto anche per le spese sanitarie che includono vaccinazioni, interventi chirurgici, quesiti diagnostici, psicoterapia», spiega Petrucci.