Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Pressing bipartisan per rinviare ancora una volta l’entrata in vigore dell’obbligo per le aziende italiane di assicurarsi contro i rischi delle catastrofi naturali. Lo slittamento già operato dal Milleproroghe dal 31 dicembre al 31 marzo 2025 dunque non è sufficiente né per le forze di maggioranza né per quelle di opposizione. Partiti al governo e non propongono infatti come minimo di posticipare l’obbligo al 30 giugno 2025 se non di spostare il termine massimo al 31 dicembre 2026. Un emendamento del Pd va ancora oltre: prova addirittura con il 31 gennaio 2026. Da notare però che non risulta alcuna proposta a firma di senatori di Fratelli d’Italia.
Secondo i dati preliminari della mappa mensile di Assogestioni, relativi al mese di dicembre 2024, il patrimonio gestito ha raggiunto i 2.500 miliardi di euro. Nel mese di dicembre la raccolta netta si è attestata a 13,4 miliardi di euro, in positivo sia per i fondi aperti che per le gestioni istituzionali. Dopo un 2023 segnato da deflussi per 49,57 miliardi, l’andamento positivo di quest’anno ha portato la raccolta complessiva a 30,14 miliardi.
Mai forse operazione finanziaria ha raccolto una tale convergenza di interessi e contemporaneamente interpretazioni tecniche, di mercato e strategiche tanto contrapposte. Ma quando c’è di mezzo Mediobanca, quando c’è di mezzo un istituto dalla storia di Mps, quando in campo ci sono due miliardari come Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio con il corollario di Tesoro e governo e, sullo sfondo, il controllo delle Generali, tutto è possibile. E così, se l’ops lanciata venerdì da Montepaschi su Piazzetta Cuccia ha reso quantomai fluido il quadro del potere finanziario italiano, nella coraggiosa (o azzardata, per i detrattori) mossa del ceo Luigi Lovaglio ci sono alcuni punti fermi. Che sono altrettanti snodi che possono orientare in un senso o nell’altro un’operazione destinata in ogni caso a cambiare lo scenario bancario.
È l’assalto finale alla «magnifica preda», quel Leone di Trieste, da tempo nel mirino del duo Caltagirone-Delfin che con l’ops di Mps su Mediobanca permette di conquistare indirettamente le Generali. Da tempo l’imprenditore capitolino, in particolare, sognava di estromettere Mediobanca come socio forte del forziere di Trieste. Ora la manovra a tenaglia che da Mediobanca porterà alle Generali è confezionata. Del resto Caltagirone aveva espresso in tutte le salse la sua contrarietà a come veniva gestita la più grande compagnia assicurativa del Paese. «Awakening the Lion», risvegliare il Leone: come non ricordare lo slogan con cui nel 2022 Caltagirone tentò l’assalto alla gestione di Generali, defenestrando Philippe Donnet e i suoi manager per imporre la grande svolta al colosso assicurativo?
Tesoro, Banca d’Italia, Consob e Palazzo Chigi vigileranno sulle sorti della finanza italiana scossa dall’attacco a Mediobanca-Generali Ma l’esito della guerra dipenderà anche dal ruolo del governo nel risiko
Sono stati i francesi di Natixis il casus belli che ha fatto riesplodere nei giorni scorsi i dissidi (mai sopiti) in Generali. I grandi soci privati, Francesco Gaetano Caltagirone (al 6,9%) ma anche la Delfin della famiglia Del Vecchio (9,9%) non hanno nascosto la loro contrarietà al memorandun of understanding per l’alleanza nell’asset management con i francesi. Operazione che lo scorso 20 gennaio è stata votata dal cda di Trieste con l’opposizione dei tre consiglieri di minoranza.
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Allianz Periodical4Life è un prodotto finanziario assicurativo di tipo unit linked, pensato per chi desidera un piano di prestazioni ricorrenti per far fronte alle proprie necessità personali o dei propri cari, caratterizzato dall’investimento del premio unico minimo di 50 mila euro. Offre la possibilità di scegliere, in termini di motore finanziario, tra uno dei seguenti comparti della Sicav Allianz Global Investors: Allianz Dynamic Multi Asset Strategy SRI 15, Allianz Dynamic Multi Asset Strategy SRI 50 e Allianz Dynamic Multi Asset Strategy SRI 75. In questo caso si terrà conto dell’opzione d’investimento Allianz Dynamic Multi Asset Strategy SRI 50, che ha come obiettivo la crescita del capitale nel lungo termine, tramite l’investimento in un’ampia gamma di asset class; il fondo potrà investire nei mercati azionari, obbligazionari e monetari globali, al fine di conseguire una performance a medio termine comparabile a un portafoglio bilanciato in un intervallo di volatilità tra il 6% e il 12%,
in conformità alla strategia di investimento sostenibile e responsabile (strategia SRI).

Diversi emendamenti presentati sia dai partiti di maggioranza che da quelli di opposizione propongono di rinviare ulteriormente la proroga contenuta nello stesso Milleproroghe, che sposta dal 31 dicembre 2024 al 31 marzo 2025 il termine entro cui alcune categorie di imprese sono obbligate a stipulare contratti assicurativi per rischi catastrofali. Otto emendamenti identici presentati da FIM5sCivici d’Italia-NmIvPd e Misto propongono lo slittamento al “30 giugno 2025”. Altre modifiche bipartisan (LegaAutonomieIvPd) spostano il termine al “31 dicembre 2025”.
Sara assicurazioni, in base ai dati provvisori, ha archiviato il 2024 con una raccolta premi di 743 milioni di euro, in crescita del 7,9% rispetto all’anno precedente. L’utile netto è salito da 53 a 62 milioni. La controllata Sara vita ha visto la raccolta premi a 132 milioni, poco
mossa su base annua, con un utile netto di 9,3 milioni. La situazione economica del gruppo Sara, redatta con i principi contabili internazionali Ias-Ifrs, esprime un risultato stimato superiore 80 milioni. L’indice di solvibilità del gruppo e quello di Sara assicurazioni risulteranno intorno al 390% mentre quello di Sara vita supererà il 400%
È andata in porto l’opa di Banca Generali su Intermonte. Si è concluso ieri il periodo di adesione all’offerta volontaria totalitaria promossa sul 99,99% del capitale al prezzo di 3,04 euro ad azione per un controvalore di 98,2 milioni. Le azioni portate in adesione sono state pari al 95,332% di quelle oggetto di offerta. Considerando le azioni proprie, Banca Generali ha raggiunto il 95,932% del capitale, prefigurando le condizioni per l’esercizio del diritto di sell-out da parte degli azionisti e per il delisting di Intermonte da Euronext Growth Milan

 

corsera

Oltre 111 miliardi. Tanto muovono, in Borsa, i protagonisti del risiko bancario dopo l’ultima mossa sullo scacchiere che ha portato in partita anche Mediobanca, su cui Monte dei Paschi ha lanciato un’offerta di pubblico scambio di azioni totalitaria. Ora, come in ogni tentativo di acquisizione, la preda studierà una risposta. All’inizio della prossima settimana è atteso infatti il cda di Piazzetta Cuccia, che valuterà l’offerta di Siena. L’ops congela qualsiasi operazione straordinaria di Mediobanca per resistere. Al momento si possono immaginare azioni legali per contestarla nel merito (come del resto ha fatto Banco Bpm contro Unicredit). Meno facile invece che la banca guidata da Alberto Nagel possa intraprendere iniziative perché l’ops di Mps ha fatto scattare la cosiddetta passivity rule, vale a dire il divieto di varare operazioni straordinarie che possano contrastare l’offerta di Mps. La decisione spetterà comunque al mercato e agli altri azionisti di Mediobanca che vede oltre a Delfin e il gruppo Caltagirone, Edizione dei Benetton (2,2%), Blackrock (4,2%), più il patto di consultazione (11,4%) che include Mediolanum, di cui è azionista Fininvest della famiglia Berlusconi, Gavio, Monge. Più gli istituzionali che valgono tra il 50 e il 60%.

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Nella capitale economica si sentono sotto assedio gli eredi di quell’élite che rappresentò la finanza laica per eccellenza, spesso ostile al mercato, oggi convertiti al credo anglosassone e fautori della public company, dove i soci indirizzano le strategie ma sono i manager a decidere. È la guerra dei due mondi, insomma, ed è ovviamente una guerra che punta a un bottino ben preciso: le Generali di Trieste, la compagnia assicurativa dove Mediobanca ha poco più del 13% e che gestisce oltre 800 miliardi di risparmi dei suoi clienti. Soldi che molti vorrebbero governare.

Parola d’ordine: mobilitazione permanente. È questo il manifesto programmatico della Coldiretti per il 2025, votato dalla giunta e affidato al suo presidente, Ettore Prandini. Un presidio costante sui temi più urgenti come le assicurazioni, il giusto reddito, la prossima Pac. E a dimostrazione che fanno sul serio, ieri i suoi associati erano in piazza davanti alle prefetture di cinque città del Norditalia – Torino, Mantova, Trento, Verona e Ferrara – per chiedere misure urgenti per la gestione del rischio delle imprese agricole, che negli ultimi tre anni hanno perso 20 miliardi nei campi a causa delle calamità atmosferiche.

I fondi pensione negoziali stavolta hanno giocato d’anticipo sulle linee garantite, aggiornando prima della scadenza le convenzioni che regolano questo comparto di investimento. Grazie a tale mossa, è stato possibile aggiungere ulteriori fattispecie di garanzie in precedenza non previste oltre ad abbassare un po’ i costi. Un mix virtuoso che, complici le condizioni economiche, ha avuto benefici effetti sui risultati di breve periodo: +3,16 il rendimento medio delle linee garantite a fine 2024 contro l’1,93% netto del Tfr, il parametro di riferimento da battere per questo comparto. Tfr che sui 3 e 5 anni vince però con ampio distacco: + 12,15% e +17,65% contro +1,99% e +3,63 per cento.