Un nuovo rapporto della Geneve Association, Insurance in a Fragmented World Economy, esplora le implicazioni di una globalizzazione ridotta, o “slowbalisation”, per gli assicuratori e i riassicuratori e le strategie di adattamento delle compagnie ai rischi in evoluzione.

La crisi finanziaria del 2008 ha segnato una svolta significativa nella liberalizzazione economica globale. Ha provocato l’ascesa di movimenti anti-globalizzazione e populisti e ha rallentato in modo significativo la costante crescita del commercio transfrontaliero e dei flussi di investimenti esteri diretti che avevano preso slancio a partire dagli anni Ottanta. Da allora il mondo è entrato in un’era di “lenta globalizzazione”, caratterizzata da una stagnazione dell’integrazione globale.

I recenti sconvolgimenti geopolitici – tra cui il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, la pandemia COVID-19 e la guerra tra Russia e Ucraina – hanno ulteriormente frammentato il commercio e le catene di approvvigionamento, indirizzando l’economia globale verso la “frammentazione geoeconomica”. Ciò riflette la crescente priorità data dalle nazioni alla sicurezza e alla resilienza rispetto all’efficienza, come esemplificato dal libero scambio e dalle catene di approvvigionamento integrate a livello globale, anche se l’economia globale rimane profondamente interconnessa, rendendo improbabile una “deglobalizzazione” su larga scala.

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