Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

NORMATIVA

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Il contributo volontario di istituti bancari e assicurativi è una delle misure più discusse della manovra. Nel primo caso, il congelamento per due anni delle deduzioni su svalutazione di crediti, avviamenti e perdite (Dta) garantirà allo Stato 3,3 miliardi. Nel secondo, l’anticipo dell’imposta di bollo sulle polizze di ramo III e V in capo alle assicurazioni genererà 1,8 miliardi in quattro anni. Cifra che per Ania si attesta invece sui 2,5 miliardi.
Il fondo di garanzia assicurativo, che servirà a mettere in sicurezza i clienti che acquistano polizze vita in caso di defaut delle imprese, è pronto a prendere il via con una dote iniziale di circa 300 milioni. Per arrivare a regime, in 10 anni, a una cifra destinata a superare i 3 miliardi. Con la legge di Bilancio dello scorso anno, il governo di Giorgia Meloni ha voluto estendere la misura al comparto assicurativo, che dopo la crisi di Eurovita nel 2023 ha tenuto con il fiato sospeso 400 mila clienti italiani. Per salvarli c’è stato bisogno di chiamare in fretta e furia le prime cinque compagnie di mercato (Intesa Sanpaolo Vita, Poste Vita, Generali, Unipol e Allianz) che, dopo trattative per nulle semplici e tecnicalità tutte da sperimentare, hanno rilevato polizze e dipendenti di Eurovita in un’operazione ancora in corso.

RCA

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nizio d’anno salato per gli automobilisti italiani: le tariffe Rc Auto continuano a crescere, con effetti negativi anche sui guidatori virtuosi. Secondo i dati dell’Osservatorio di Facile.it, a dicembre 2024 per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia occorrevano, in media, 643,95 euro, vale a dire il 6,19% in più rispetto a dodici mesi prima. «Il rallentamento dell’inflazione e la stabilizzazione dei tassi di sinistrosità stanno sicuramente iniziando ad avere i primi effetti positivi sul fronte dei prezzi Rc Auto, che nel corso 2024, pur rimanendo elevati, hanno visto rallentare il loro trend di crescita», spiega Andrea Ghizzoni, managing director assicurazioni di Facile.it.

Il danno morale è autonomo da quello biologico e deve essere liquidato separatamente, a patto che si sia verificato davvero nell’incidente stradale o nel caso di responsabilità medica: la voce del pregiudizio non patrimoniale che riguarda la sofferenza interiore, infatti, non costituisce una duplicazione illegittima della lesione alla salute ed è dunque escluso che possa essere liquidata soltanto in caso di personalizzazione, vale a dire quando il danno ha avuto conseguenze peculiari sulla vittima. Così la Corte di cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 30461 del 26/11/2024. Sono accolti alcuni dei motivi di ricorso proposti dalla vittima di un caso di malasanità, deceduta nelle more del giudizio di gravame. Sbaglia la Corte d’appello che conferma in sostanza la decisione del primo giudice, riducendo però il risarcimento a 650 mila euro.

MERCATO

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Prodotti troppo costosi e complessi. Stili di vita diversi, che portano i giovani italiani ad andare via da casa più tardi rispetto ai coetanei europei. Sistemi pubblici, a partire da quello sanitario, che, pur se in evidente difficoltà, riescono a offrire interventi gratuiti. Un mix di fattori che porta la generazione Z italiana ad essere fanalino di coda in Europa nella classifica che misura il possesso di almeno una polizza assicurativa. A rilevarlo è un’analisi di Deloitte che ha condotto uno studio su oltre 10mila giovani tra i 23 e i 27 anni di età in nove Paesi europei: Italia, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania.
Da un lato i segnali non incoraggianti circa l’andamento del pil, dall’altro il ciclo dell’occupazione che mostra ancora segnali positivi. In Italia, il numero dei lavoratori si è attestato a quota 23 milioni nella media dei primi sei mesi del 2024, con un aumento di un milione e mezzo di impieghi rispetto all’anno della pandemia e del 4,6% in confronto al 2007. È quanto emerge dal 58esimo rapporto Censis sulla situazione sociale della penisola.
L’anno nuovo porta con sé il vento delle novità, e come per tutti i nuovi inizi non c’è nulla di meglio che affrontarli avendo fatto un check-up a quello che già si ha. A cominciare dal portafoglio di investimento. Il tutto in un contesto in cui le turbolenze geopolitiche riverberano i loro effetti anche sui mercati finanziari sia come minacce che, d’altro canto, come opportunità da cogliere. Come procedere?

Le principali sigle sindacali di Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, prendono carta e penna e scrivono al governatore Fabio Panetta per chiedere conto della mancata integrazione in Bankitalia, progetto che fino a poche settimane fa si prevedeva fosse inserito nella Legge di Bilancio. La misura, che poi non è andata in porto, secondo gli addetti ai lavori rispondeva a diverse necessità, tra cui la sempre maggiore importanza della banca assicurazione nel comparto del credito che necessita di una maggiore integrazione dei supervisori, e ad esigenze di carattere organizzativo. In ogni caso, secondo fonti autorevoli, il dossier integrazione non sarebbe chiuso, ma i lavori proseguono compatibilmente con la complessità dell’operazione.

COMPAGNIE

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Revo Insurance, società assicurativa quotata sullo Star e fondata da Alberto Minali, ha annunciato a fine 2024 che convertirà parte delle azioni speciali in ordinarie. Nello specifico, il 40% delle 710.000 azioni speciali totali (sono 284.000) sarà convertito nel rapporto di 6 azioni ordinarie ogni azione speciale detenuta e, pertanto, in complessive 1.704.000 azioni ordinarie di nuova emissione contro le circa 24,6 milioni attuali.

PREVIDENZA

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Che cosa prevede il pacchetto previdenziale previsto dalla nuova legge di Bilancio per il 2025? MF-Milano Finanza ne ha parlato con Antonello Orlando, esperto previdenziale della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

Le due soluzioni principali che diverranno disponibili nel corso dell’anno (al termine di un percorso attuativo che comporta l’emanazione di un decreto ministeriale) si basano sulla possibilità di valorizzare la pensione complementare (a vantaggio di chi ha investito per tempo in questo strumento) al fine di raggiungere gli importi soglia richiesti per due pensionamenti riservati a chi è soggetto al metodo di calcolo contributivo perché, in via ordinaria, non ha contributi previdenziali accreditati prima del 1996.
La flessibilità di pensionamento concretamente fruibile quest’anno da un numero consistente di persone passa attraverso la conferma o la proroga di soluzioni già esistenti in passato. La pensione anticipata ordinaria è il principale canale di uscita alternativo alla pensione di vecchiaia, ma richiede almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) senza alcun requisito anagrafico e da quest’anno, per i trattamenti liquidati da alcune gestioni Inps, vede allungarsi la finestra da tre a quattro mesi, quale effetto delle disposizioni contenute nella legge di Bilancio 2024.
Tra le novità della legge di Bilancio 2025 troviamo un nuovo soggetto “contributivo”. Infatti l’articolo 1, comma 169 stabilisce che i lavoratori iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima nonché alla gestione separata Inps, il cui primo contributo risulta accreditato dal 2025 in avanti, possono decidere di incrementare il montante versando una aliquota contributiva a proprio carico maggiorata fino a due punti percentuali rispetto a quella ordinariamente applicabile. Nel caso dei dipendenti del settore privato, che di norma versano il 9,19%, l’aliquota potrebbe raggiungere l’11,19 per cento. Tale versamento aggiuntivo risulta deducibile dal reddito nella misura del 50 per cento.

ASSICURAZIONE DANNI

Dal Consiglio nazionale forense una diffida nei confronti delle organizzazioni che offrono servizi di consulenza legale gratuita a chi abbia subito un danno per errore medico. Il Cnf, in risposta a una sollecitazione della Fnomceo (la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) ha infatti approvato una delibera a seguito della diffusione di una pubblicità promossa da una società che offre, appunto, servizi di consulenza e di assistenza gratuiti a chi abbia subito problematiche a causa di un errore medico.
Le piccole imprese del settore manifatturiero sono le vittime preferite dei ricattatori informatici. Ai danni delle organizzazioni economiche di minori dimensioni, infatti, è diretto il 43% delle estorsioni digitali perpetrate in Italia mediante attacchi ai sistemi informativi: sono i cosiddetti ransomware, usati, sempre più frequentemente, da associazioni delittuose, che cifrano i dati e chiedono soldi in cambio del ripristino della loro disponibilità (le ransomware gang). È quanto emerge dal “Rapporto Ransomware” dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), che segnala un maggior numero di attacchi cybercriminali ai danni del comparto della manifattura (21%), localizzato soprattutto al nord Italia (82%). Le statistiche sugli attacchi informatici, consistenti nella forma originaria nella criptazione dei dati e nella richiesta di somme di denaro per sbloccarli, riflettono, dunque, il tessuto economico italiano e dimostrano la gravità del fenomeno.
A novembre 2024 in Italia sono stati registrati 171 cyberattacchi (+14%) ai danni di 451 organizzazioni. E gli attacchi classificati come incidenti sono stati 92, con un aumento del 26% rispetto a ottobre 2024. È quanto emerge dal rapporto del Csirt-Italia, pubblicato il 19 dicembre 2024. Il Csirt (Computer security incident response team) è la struttura di sicurezza informatica, istituita presso l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), specializzata nella gestione di attacchi informatici e vulnerabilità. Nel rapporto in esame sono evidenziati numerosi fattori preoccupanti. Il primo dato è l’aumento delle vittime: a novembre 2024 si è registrato un incremento (+14%) del numero di eventi e di incidenti rispetto al mese di ottobre; tuttavia, il numero di eventi è nella media rispetto al semestre precedente, mentre il numero di incidenti è superiore alla media. L’incremento del numero di vittime è imputato dal Csirt al rilevamento di un data breach contenente dati riferiti a centinaia di soggetti e al rilevamento di potenziali compromissioni di molti account Microsoft 365.
Se i vertici societari sono stati ritenuti responsabili, ai sensi del dlgs 231/2001, non si può attribuire in automatico la stessa responsabilità alla società. Infatti, l’ente risponde dei reati posti in essere dai suoi apicali o subordinati qualora siano stati realizzati a proprio vantaggio economico. Ma di tale vantaggio occorre fare una verifica ad hoc. I criteri di imputazione oggettivi dell’interesse e vantaggio degli enti, ai sensi del dlgs 231/2001, vanno valutati in modo autonomo, non potendosi dedurre ex se dalla condanna della persona fisica nel relativo procedimento penale. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, III sez., con la sentenza n. 42968 del 26 novembre 2024, con cui si è pronunciata sul tema della verifica della sussistenza dei criteri oggettivi di imputazione degli enti, previsto all’art. 5 del dlgs 231/2001, seguendo un filone già tracciato da diversi precedenti qui ricordati.

La nuova Tabella unica nazionale (Tun) fa salire i risarcimenti da Rca e Rc sanitaria per chi riporta un danno biologico tra il 10% e il 36% di invalidità, mentre prevede valori più bassi rispetto a quelli riconosciuti dalle Tabelle dei Tribunali di Milano e di Roma per chi ricade nella fascia intermedia, dal 36% all’82% di invalidità. Invece, per chi riporta un danno biologico tra l’82% e il 100%, i risarcimenti scendono rispetto alle somme previste dalle Tabelle del Tribunale di Roma e salgono rispetto a quelle del Tribunale di Milano. Più in generale, la nuova Tun – relativa ai risarcimenti dei danni non patrimoniali da gravi lesioni, tra il 10% e il 100% di danno biologico – contiene valori che non si discostano molto da quelli finora previsti dalle Tabelle elaborate dal Tribunale di Milano, mentre il divario è più ampio rispetto a quelle del Tribunale di Roma.
Oil&Gas, anzitutto. E poi cemento, ferro e acciaio, materiali da costruzione, automotive. Sono i settori maggiormente esposti al rischio climatico, quelli in cui si concentrano le 73mila aziende identificate dallo studio di Cerved come le più “esposte”. L’analisi, basata sui dati 2023 relativi a 750 mila società di capitali in Italia, tiene conto di due aspetti distinti e tuttavia correlati: il rischio di transizione e quello ambientale. Il primo riguarda gli investimenti e le relative risorse necessarie al processo di aggiustamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale, e dunque considera l’intensità delle emissioni e dei consumi di energia, l’innovazione tecnologica e le tendenze di mercato. Mentre il rischio ambientale misura il livello del potenziale impatto delle attività del settore sull’ambiente, a prescindere dalle eventuali azioni di mitigazione adottate dalle imprese prendendo quattro ambiti: biodiversità, inquinamento, produzione di rifiuti e consumo di risorse idriche. L’analisi restituisce un perimetro di 73mila aziende maggiormente esposte al rischio climatico, in particolare presenti nell’oil&gas (sia estrazione e produzione che raffinazione e commercio), nella produzione di energia, nei settori del cemento, del ferro e acciaio, dei materiali da costruzione, nell’agricoltura. Seguono l’automotive, la chimica, il sistema moda, i trasporti e la logistica.
Tutto è rimandato al 31 marzo 2025. Entro quella data scatterà l’obbligo per le imprese italiane di stipulare un’assicurazione contro i danni da calamità naturali ed eventi catastrofali, ossia principalmente terremoti, frane e alluvioni. E stante il quadro che si va profilando non potrebbe essere altrimenti. Un recente studio di Banca d’Italia sull’esposizione delle aziende del Paese al rischio idrogeologico ha messo in luce che l’aumento delle temperature associato al cambiamento climatico potrebbe causare perdite economiche in Europa tali da raggiungere i 44 miliardi di euro l’anno entro il 2100. Con l’Italia che, suo malgrado, potrebbe subire l’impatto devastante delle frane: Ispra ha stimato una frequenza di 1.000 eventi l’anno, 100 dei quali dovrebbero andare a colpire in modo significativo case, aziende e reti stradali. Al punto che, sempre secondo Bankitalia, il 35% delle aziende manifatturiere è potenzialmente esposto, seppure in misura diversa, a inondazioni o frane. Il rischio più rilevante è quello dell’alluvione, cui sarebbe soggetto il 29% dei dipendenti del settore manifatturiero mentre il 5% sarebbe esposto al rischio di frane.
In un comunicato diffuso a tre giorni dal data breach la stessa InfoCert ha rassicurato il mercato confermando «l’integrità e la sicurezza dei servizi InfoCert, in particolare Spid, Pec e Firma Digitale che restano pienamente garantite». La società ha anche ribadito «che l’illecita sottrazione di dati (la cui quantificazione è ancora in corso: al netto delle duplicazioni dovrebbe attestarsi intorno ai 2 milioni tra numeri di telefono e indirizzi email, ndr) ha interessato i sistemi di un fornitore, che gestisce una piattaforma di assistenza clienti utilizzata dal nostro Customer Care. I dati coinvolti sono, ad oggi, limitati alle informazioni connesse alla gestione delle richieste di assistenza clienti avanzate tramite il sistema di ticketing». Tutti tranquilli allora? Relativamente. Anche perché di recente uno studio elaborato e divulgato proprio da Tinexta Cyber, ha messo in luce alcuni dati preoccupanti sul fenomeno. Il primo dei quali è la stima al 2031 dei danni a livello globale per attacchi da randsomware: 265 miliardi di dollari.
«Sui dati disponibili circa i data breach subiti dalle aziende va fatta una tara preliminare: l’80% delle vittime di estorsioni informatiche si guarda bene dal dirlo». È tranchant Umberto Rapetto, generale in congedo della Guardia di Finanza considerato un precursore dei nuovi metodi di contrasto alla criminalità informatica. «Non lo dicono per due ragioni quasi ovvie: una reputazionale e l’altra sanzionatoria. Così chi subisce un’estorsione paga e sta zitto. Non si tiene in minimo conto però che quasi sempre chi ti ha crakkato il sistema ti ha contestualmente già inoculato una “bombetta” a tempo che, magari a distanza di anni, te lo farà esplodere di nuovo. Si chiama recidiva ed è più frequente di quanto non si pensi». Dunque non è detto che una vittima che abbia accettato di soggiacere al ricatto possa starsene tranquilla. «Ma proprio no, anzi, è vero il contrario. Se ha pagato una volta è ragionevole ritenere che lo farà ancora. Anche perché l’obiettivo dei pirati informatici non è quello di mettere in ginocchio il target ma, grazie a un tariffario calmierato, mantenerlo vivo e in buona salute in vista di una nuova ”transazione”».
Gli assicuratori hanno sviluppato molte soluzioni che possono aiutare a ridurre il rischio finanziario, sbloccando e riducendo il costo del finanziamento della transizione e accelerandola. «Soluzioni purtroppo in gran parte sconosciute a finanziatori, sviluppatori di progetti, aziende e governi» spiega Ottorino Capparelli, direttore del settore governance risk & compliance di Howden Consulting. La finanza per il clima, come spiega il documento, è stata in cima all’agenda della COP29 che si è tenuta a Baku dall’11 al 23 novembre 2024, ma il ruolo fondamentale delle assicurazioni è rimasto quasi completamente in ombra nelle conversazioni strategiche sulla finanza per il clima e la natura.

SALUTE

Cosa è cambiato finora in concreto per i cittadini? Poco, in generale, fermo restando che esistono Regioni già avanti nel percorso individuato dal decreto. E nulla sul piano della disponibilità di dati ufficiali, raccolti con un metodo uniforme in ogni parte d’Italia. Oggi si va avanti per aneddoti e narrazioni. Le piattaforme online aggiornate dalle Regioni continuano a essere di «difficile consultazione e evidenziano una profonda disomogeneità sulla modalità di restituzione dei tempi d’attesa, rendendo molto difficile il confronto tra le diverse realtà». Un «dramma» citato dal presidente Mattarella nel discorso di fine anno quando ha voluto sottolineare che «numerose persone rinunciano alle cure perché prive di mezzi necessari». Sono il 7,6% della popolazione secondo il Cnel nella relazione del 2024, pari a 4,5 milioni di cittadini.