Secondo quanto emerge da un’indagine ISTAT sulla “Sicurezza dei cittadini” svolta nel 2022-2023 su un campione di 29.317 individui di 14 anni e più, è in miglioramento la percezione di sicurezza dei cittadini, nonostante permangano forti preoccupazioni di subire furti e aggressioni.
L’Indagine ricostruisce il quadro della percezione della sicurezza delle persone nei propri ambienti di vita, principalmente in casa e per strada, e rileva numerose informazioni riguardanti la paura della criminalità, la preoccupazione di subire reati, l’impatto di queste paure sulla vita di tutti giorni, i sistemi di difesa messi in atto dai cittadini per proteggersi e la soddisfazione per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine nel governare il territorio.
Nel 2022-2023 aumenta la quota di cittadini molto o abbastanza sicuri quando escono a
piedi nella propria zona ed è buio (dal 60,6% nel 2015-2016 arriva al 76% della
popolazione). I più insicuri sono donne, anziani e abitanti delle aree metropolitane.
Il 19,8% delle persone, di sera, cerca di evitare situazioni o luoghi che ritiene a rischio e
il 12,6% preferisce non uscire per paura (rispettivamente 28% e 23% nel 2015-2016).
Anche il senso di insicurezza percepito quando si è soli nella propria abitazione è diminuito: la quota di persone che ha dichiarato di sentirsi poco o per niente sicura in casa da sola al buio è passata dal 14,8% al 5,1%, con una diminuzione di 9,7 punti percentuali.
Malgrado i molteplici segnali positivi permane comunque una quota importante di cittadini (24%) per la quale la criminalità incide (molto o abbastanza) sulle proprie abitudini di vita, dato comunque dimezzato rispetto al 48,5% del 2008-2009 e al 38,2% del 2015-2016.
La percezione di insicurezza solo parzialmente è collegata al rischio di criminalità di un territorio, ma è condizionata anche dalle caratteristiche personali come il genere, l’età e il livello di istruzione.
Il senso di insicurezza in effetti è significativamente più forte tra le donne rispetto agli uomini per tutte le dimensioni analizzate. Le donne sono il doppio più propense a sentirsi insicure quando escono da sole di sera (16,4% contro il 7,4% degli uomini) e sono circa quattro volte più numerose nel dichiarare di non uscire di sera per paura (19,5% contro il 5,3% degli uomini). Sono anche più condizionate dalla paura della criminalità (28,8% rispetto al 19% degli uomini).
L’insicurezza cresce all’aumentare dell’età: è maggiore per le classi adulte e soprattutto per le persone fino ai 75 anni, età in cui prevale la quota di chi non esce mai. Più di un’anziana su due (il 59,2% di chi ha più di 75 anni) dichiara di non uscire mai da sola o di non uscire mai e lo stesso accade per un anziano su quattro (il 39,2% di chi ha più di 75 anni). Tuttavia, tra questi, solo il 4,7% dichiara di non uscire di sera per la paura legata alla criminalità.
L’analisi combinata per età e genere rivela un andamento diverso tra i due sessi: le ragazze tra i 14 e i 24 anni mostrano un picco di insicurezza che diminuisce nelle fasce di età successive, ovvero tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 44 anni, per poi aumentare leggermente e stabilizzarsi. Al contrario, per i maschi l’insicurezza cresce progressivamente con l’età e raggiunge il suo picco intorno ai 75 anni.
I giovani sono i meno condizionati dalla percezione della criminalità (il 29% tra gli under 24 dichiara di non esserne influenzato), mentre i livelli più alti si riscontrano tra gli over 65.
È significativo osservare come le persone con un livello di istruzione più elevato si sentano più sicure (il 28,7% dei laureati si dichiara molto sicuro rispetto all’11% di chi ha un titolo di studio elementare o non lo ha affatto) e si considerino meno influenzate dalla criminalità (il 19,6% dei laureati ritiene che la criminalità non influenzi le proprie abitudini, contro il 23,7% di chi ha un titolo di studio basso).
Chi ha subito dei reati, come ad esempio uno scippo o una rapina, si sente meno sicuro: il 34% delle vittime di questi reati si sente “poco e per niente sicuro quando esce da solo ed è buio” e il 60,2% si sente “influenzato dalla criminalità”, a fronte rispettivamente dell’11,9% e del 23,7% delle non vittime.
Gli abitanti del Sud e delle Isole sono meno preoccupati di subire reati, mentre, tra le
regioni la percezione di insicurezza è più elevata in Campania, in Puglia e in Lombardia.
Valle d‘Aosta/Vallée d’Aoste, Molise, Basilicata e le province di Bolzano/Bozen e Trento
hanno i rating migliori rispetto a sicurezza, rischio di criminalità percepito e degrado.
I cittadini che vivono nei comuni centro delle aree metropolitane adottano più precauzioni con maggiore frequenza: il 30,1% si tiene lontano da certe strade/luoghi/persone per motivi di sicurezza rispetto al 12% circa di chi vive nei piccoli comuni, porta invece qualcosa con sé per difendersi l’8% contro il 2,2%.
Rispetto al 2015 il senso di sicurezza per strada e in casa è migliorato in particolare nelle regioni del Centro e del Nord-est. In Emilia-Romagna e nel Lazio i residenti si dichiarano con maggiore frequenza molto o abbastanza sicuri quando sono per strada (si passa dal 56,6% al 78,0% per l’Emilia Romagna e dal 57,6% al 78,3% nel Lazio), mentre in casa il senso di sicurezza passa dall’84,4% al 94,7% in Emilia-Romagna e dall’85,7% al 95,9% nel Lazio.
Al Sud e nelle Isole si continuano a registrare significativi miglioramenti, soprattutto tra le persone che evitano di uscire da sole di sera per paura, dal 24,9% al 15,1% nel Sud e dal 22,4% al 9% nelle Isole.
In particolare, il Molise e la Sardegna si distinguono per miglioramenti più marcati rispetto alla media nazionale. Al Nord le regioni che hanno mostrato progressi più rilevanti sono il Friuli-Venezia Giulia, la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, dove è più diffusa la percezione di sicurezza.
In calo l’influenza della criminalità sulle abitudini di vita, soprattutto nel Nord-est, dove la quota di coloro che si dichiarano molto o abbastanza influenzati dal fenomeno è scesa dal 39,2% al 20,4%. Anche il Sud e le Isole continuano a seguire un trend in diminuzione, passando rispettivamente dal 38,7% al 26,3% e dal 30,1% al 26,6%. Il miglioramento è notevole in Emilia-Romagna e in Veneto, dove i dati passano dal 43,4% al 19,7% e dal 40,6% al 20,7%, rispettivamente.
Cresce la preoccupazione per violenza sessuale e scippi/borseggi
Nonostante il sentimento di insicurezza, sebbene in diminuzione, sia ancora diffuso, solamente il 2,9% degli individui ha dichiarato di aver temuto concretamente di stare per subire un reato nei tre mesi precedenti l’intervista (il 3,5% delle donne e il 2,2% degli uomini). Il valore era pari al 6,4% nel 2015-2016 e al 5,5% nel 2008-2009.
Questo indicatore, diversamente da quelli basati sulla percezione, riflette situazioni reali di paura vissuta, ed è strettamente legato al profilo delle vittime: il vissuto di stare per subire un reato diminuisce con l’aumentare dell’età, raggiunge il suo picco tra i più giovani con il 5% tra i 14-24enni e cresce tra i possessori di titoli di studio più elevati, raggiungendo il 4,2% tra i laureati. Sono anche percentualmente più numerose le persone che risiedono nel Nord-ovest (4,1%) e nel Centro (3,7%), nonché nelle città metropolitane (5,9%) o nelle aree metropolitane in genere (3,9%).
Un numero significativo di cittadini è preoccupato di poter subire un furto in casa (44%), uno scippo o un borseggio (45%), un’aggressione o una rapina (41%) e il furto dell’auto (38,6%). Inoltre, il 35,8% teme, per sé o per i propri familiari, di essere vittima di qualche forma di violenza sessuale.
Il confronto con i risultati ottenuti nel 2015-2016 rivela un peggioramento della preoccupazione su tutti i reati, fatta eccezione per quella inerente il furto in abitazione, diminuita di 16,2 punti percentuali. Al contrario, è aumentata la percentuale di persone che si dichiarano molto o abbastanza preoccupate di subire una violenza sessuale (+7,1 punti) e uno scippo o un borseggio (+3,1 punti percentuali), mentre sono abbastanza stabili le preoccupazioni inerenti il furto d’auto (+1,6 punti percentuali) e le aggressioni o le rapine (+0,5 punti). Inoltre nel 2022-2023 una percentuale maggiore di persone si preoccupa di
subire più tipi di reato.
La preoccupazione per i reati risulta più elevata nel Centro Italia rispetto ad altre aree geografiche.
Tra le regioni il timore di subire un furto d’automobile è più diffuso in Friuli-Venezia Giulia
(55,9%), Toscana (46,6%), Lazio (46,6%), Emilia-Romagna (45,3%) e Sardegna (44,6%), meno diffuso invece nelle regioni Molise (23,6%), Liguria (23,2%) e Marche (22,3%).
Sono più preoccupati per il furto in abitazione i cittadini di Friuli-Venezia Giulia (61,6%), Umbria (54,5%), Toscana (54,4%) e Abruzzo (49,2%). Per i reati contro la persona (in particolare scippo e borseggio o aggressione e rapina) e il timore di subire una violenza sessuale è ancora il Friuli-Venezia Giulia (rispettivamente con il 57,4%, 58% e 56,8% di cittadini molto o abbastanza preoccupati di subirne), ma anche il Lazio (53,1%, 50,1% e 44,0%) e la Toscana (51,8%, 48,3% e 45,2%).
La situazione è migliore nei comuni più piccoli, mentre i comuni centro delle aree metropolitane registrano le percentuali più elevate di cittadini preoccupati di subire un reato.
Rispetto alla precedente Indagine (2015-2016) la preoccupazione peggiora soprattutto nelle Isole e nelle aree metropolitane.
Più dispositivi di protezione, meno strategie difensive
Quali sono strategie per difendere la propria abitazione dalla criminalità?
Si stima che il 71,8% delle famiglie italiane abbia dotato la propria abitazione di almeno un sistema di protezione strumentale, un dato non diverso dal 72,1% stimato con l’indagine 2015-16. Tra questi sono sempre più diffusi la porta blindata (58% delle famiglie, rispetto al 51,3 dell’Indagine precedente) e il bloccaggio alle finestre, 32,7% (26,4% nel 2015-2016), seguiti dai dispositivi di allarme (23,3%, 20,8% nel 2015-2016).
Solo il 3,3% delle famiglie afferma di aver adottato un qualche sistema difensivo per la propria abitazione a seguito di un furto o di un reato subito, e tra quelle che non ne avevano subiti il 18,3% dichiara di averli fatti installare perché temeva di subirne.
Rispetto alla rilevazione precedente è diminuita la stima delle famiglie che adottano strategie di difesa non strumentali, il 40,4% (erano il 55,7% nel 2015-16). In particolare, è molto diminuita la percentuale di famiglie che si rivolge ai propri vicini per chiedere di controllare l’abitazione durante la propria assenza (16,4% dal precedente 32,4%), ma anche le quote di chi lascia le luci accese uscendo di casa (21,1% dal precedente 27,3%), si assicura contro i furti (12,9% dal 14,5%), dispone di cani da guardia (7,7% dal 10,1%), armi da caccia (1,8% dal 4,2%) o non da caccia (1,5% dal 4,8%). È, invece, aumentata la percentuale di famiglie collegate a sistemi di vigilanza privata (dal 5,2% al 7,2%).
Si conferma, nel complesso, il trend evidenziato dai dati delle indagini precedenti, con una diminuzione dell’adozione di sistemi di difesa tradizionali da parte delle famiglie e una crescita dell’installazione di porte blindate, blocchi alle finestre, dispositivi di allarme, così come del collegamento dell’abitazione con un sistema di vigilanza privata.
Nelle aree metropolitane, in particolare, le porte blindate possono essere considerate ormai elementi standard per le abitazioni (ne dispone il 67,1% delle famiglie che vivono nei centri metropolitane e il 65,9% nei comuni della periferia dell’area metropolitana), mentre più in generale i dispositivi di protezione sono meno diffusi nei comuni sotto i 2mila abitanti (61%) e tra i 2 e i 10mila abitanti (63,9%).
Sia la quota di famiglie che adottano almeno una strategia di difesa sia quella che dispone di almeno un dispositivo di protezione per la propria abitazione risultano più basse della media nazionale al Sud (rispettivamente 37,9% e 69,7%) e nelle Isole (30,0% e 63,8%).
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