Solo due decision maker su 10 (20%) e i team che li supportano credono che la loro azienda sarà in grado di rispondere adeguatamente ai rischi che potrebbero emergere nei prossimi 10 anni; e solo uno su due intervistati (50%) è convinto che l’approccio della propria impresa sia in grado di rispondere all’ambiente di rischio odierno, secondo l’indagine sui rischi emergenti e interconnessi pubblicata da WTW.
Il rapporto dell’indagine valuta i principali rischi emergenti identificati da 333 intervistati provenienti da 55 Paesi. Sono stati consultati tre tipi di dipendenti: i senior leader, i team che supportano i senior leader e che hanno il compito di implementare le azioni e i dipendenti in senso lato. Gli intervistati provengono da 14 settori diversi, con una rappresentanza particolarmente forte dei settori dei trasporti, delle istituzioni finanziarie e delle risorse naturali.
L’indagine è stata progettata dalla rete di ricerca WTW per condurre gli intervistati attraverso fasi successive di riflessione su quattro obiettivi, utilizzando una nuova tassonomia di 48 rischi suddivisi in otto categorie. Agli intervistati è stato chiesto di considerare l’impatto sulla loro azienda dei rischi di oggi (“rischi emergenti attuali”), di domani (“rischi che emergeranno nei prossimi due anni”), del futuro (“rischi che emergeranno nei prossimi 10 anni”) e l’interconnessione tra questi rischi.
La tecnologia ha dominato l’agenda dei rischi emergenti, con l’intelligenza artificiale, i rischi informatici e il futuro della tecnologia indicati tra i principali rischi di oggi e di domani. La tecnologia è stata anche indicata come il principale fattore di cambiamento previsto per i prossimi 10 anni. Le questioni geopolitiche seguono a ruota tra le principali preoccupazioni di oggi e di domani, in quanto le organizzazioni hanno evidenziato un’ampia gamma di rischi emergenti che favoriscono la volatilità, dalle elezioni alla coesione sociale, fino al disallineamento tra interessi governativi e aziendali.
La continua amplificazione e accelerazione della categoria dei rischi ambientali ha dominato la visione a lungo termine. Nei prossimi 10 anni, il 47% degli intervistati ha dichiarato di aspettarsi che i rischi legati al cambiamento climatico e alla transizione climatica saranno una fonte di cambiamento fondamentale, con un’ampia menzione del degrado ambientale, della necessità di cambiare le politiche per affrontare i futuri rischi di calore, dell’arrivo di punti critici, dei requisiti energetici e della regolamentazione, oltre alle preoccupazioni per gli eventi di rischio fisico. Le organizzazioni si aspettano di assistere a eventi catastrofici più frequenti e sono incerte su come potrebbe essere il futuro.
Per quanto riguarda le informazioni utili, il 40% degli intervistati nel campione più ampio dei colleghi afferma di non aver mai ricevuto la richiesta di contribuire alla valutazione dei rischi emergenti della propria organizzazione. Un intervistato su due (49%) non è stato in grado di specificare i rischi emergenti che preoccupano maggiormente la propria organizzazione, nonostante la maggioranza sia in grado di identificare i cinque principali cambiamenti che si aspetta di vedere nei prossimi due (95%) e 10 anni (90%). Ciò suggerisce l’opportunità di migliorare i processi di intelligence interna attraverso approcci strutturati.