Accelera il risiko bancario in Italia. Unicredit, gruppo guidato dal ceo Andrea Orcel, ha lanciato un’offerta pubblica di scambio (ops) su Banco Bpm del valore di 10,1 miliardi di euro. Il concambio previsto è 0,175 azioni di nuova emissione di Unicredit per ogni azione Banco Bpm sul mercato. Ciò comporta un prezzo implicito di 6,657 euro ad azione e un premio dello 0,5% sul valore del titolo Banco Bpm del 22 novembre, ovvero un premio del 15% rispetto al prezzo del 6 novembre (quando il Banco ha lanciato l’offerta su Anima), circa il 20% se aggiustato per gli acconti già distribuiti a novembre. Nel frattempo Unicredit ha convocato l’assemblea straordinaria per il 10 aprile 2025 per proporre un aumento di capitale fino a 266.000.000 azioni ordinarie. Al prezzo di oltre 37 euro (ieri il titolo ha chiuso a 36,27 euro, -4,7%) si tratta di circa 10 miliardi. Quanto al risiko bancario, sempre Unicredit è salita di recente in Commerzbank, mentre il Mef ha appena collocato il 15% di Mps sul mercato, rilevato da Banco Bpm, Anima Holding, Caltagirone e Delfin. E lo stesso Banco, guidato dall’ad Giuseppe Castagna, ha lanciato a sua volta un’offerta pubblica su Anima.
Il filotto di partecipazioni Banco Bpm-Anima-Mps, una dentro l’altra, era diventato uno spiedino molto succulento. Alla fine un gigante come Unicredit s’è fatto avanti per mangiarselo pagandolo carta contro carta, con azioni che finalmente, dal suo punto di vista, hanno raggiunto un livello soddisfacente per essere usate come merce di scambio. Ma bisognerà vedere se ci riuscirà. Il momento per farsi avanti si è rivelato buono per due ragioni. La prima è che i prezzi potrebbero non tenere, se i tassi scenderanno. Dall’altro c’era il timore dello «straniero», quello con passaporto francese: Crédit Agricole. La banca d’Oltralpe è fortemente radicata in Italia: ha quasi il 10% di Banco Bpm e avrebbe potuto fare in qualsiasi momento la mossa del ceo di Unicredit Andrea Orcel. Che così ha preceduto il potenziale concorrente e messo un grimaldello che ha fatto saltare il nascente terzo polo bancario benedetto dal governo Meloni e orchestrato dal ministro Giancarlo Giorgetti vendendo il 15% di Mps alla cordata tra Banco, Anima, Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin (Del Vecchio).
Gli enti di previdenza e i fondi pensione «gestiscono una parte importante del risparmio italiano, che rappresenta un asset da tutelare e da sfruttare per lo sviluppo complessivo del sistema Paese». E sebbene «l’impiego delle risorse di enti e fondi nel sistema Italia sia nel complesso positivo, non si può negare l’esistenza di spazi di miglioramento». Queste le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, audito a San Macuto dalla commissione parlamentare sull’attività degli enti gestori di forme di previdenza.
Assicurazioni Generali tratta per stringere un’alleanza nell’asset management con Natixis Investment Managers che riunirebbe due delle maggiori realtà europee nelle gestioni patrimoniali dando vita ad un operatore complessivo di oltre 2 mila miliardi di euro: in particolare Generali apporterebbe un patrimonio di circa 843 miliardi di euro, pari a 887 miliardi di dollari, e il gruppo di gestione francese altri 1.300 miliardi di dollari, ovvero poco meno di 1.240 miliardi di euro al cambio attuale.
Per gli esperti di gestione del rischio italiani il pericolo più grande per i prossimi mesi è l’intasbilità geopolitica, mentre i comuni cittadini indicano come principale paura il cambiamento climatico. È questa la principale evidenza del Future Risks Report della compagnia assicurativa Axa, realizzata in collaborazione con Ipsos coinvolgendo 3 mila esperti di rischio in 50 Paesi e 20 mila cittadini di 50 Paesi. Nel resto del podio i cittadini indicano come minacce più impellenti la geopolitica e l’inquinamento (quarto posto per nuove pandemie), mentre per gli esperti al secondo e terzo posto ci sono cambiamento climatico e cybersecurity, che i comuni cittadini non indicano nemmeno nella loro top 10.
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il prossimo operatore pronto ad entrare nel mercato è la statunitense Everest, leader mondiale nella fornitura di soluzioni assicurative e riassicurative e quotato a New York e incluso nello S&P 500. L’intenzione è operare in particolare nel ramo Danni e l’apertura in Italia rappresenta un tassello di un piano di crescita internazionale più ampio. In particolare si punta a offrire coperture per la responsabilità professionale, multirischi, infortuni e malattia, rischi informatici, marittimo e trasporto aereo. Il gruppo è pronto a stringere accordi con broker per distribuire le sue polizze in Italia. L’espansione avviene in seguito all’autorizzazione a operare con una succursale italiana con il nome di Everest Insurance (Ireland) DAC. Everest avrà la sua sede a Milano, e le sue attività faranno capo a José Ramón Morales, head of Southern Europe di Everest Insurance International.
Il 2023 ha registrato eccezionali eventi e impensabili perdite pubbliche e private. Anche gli assicuratori e i riassicuratori hanno avuto perdite per miliardi di euro, come ovviamente Ara 1857 ma questo non è certo indice di cattiva gestione tale da preoccupare l’Ivass. Ara 1857 ha coperto la perdita con il capiente patrimonio. A fine 2023, tale perdita ha comportato una riduzione del «Solvency ratio» al 109: minimo, ma non inferiore al previsto 100 e per il 2024 il «Solvency ratio» prospettico è stato riportato a 150 circa. In una successiva ispezione Ivass i pur competenti Ispettori hanno sollevato osservazioni verbali (come d’uso), da noi verbalmente contrapposte e ci siamo riservati puntuali risposte al ricevimento da Ivass di specifiche comunicazioni. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcun rapporto scritto salvo il decreto ministeriale. Fattore più importante è che il nostro segmento assicurativo si preannuncia positivo per il 2024 e ancor più per Ara 1857, in base a dati provvisori ma altamente affidabili, il «Solvency ratio» è atteso largamente superiore al 140. Dati a conoscenza degli ispettori. Ci sono poi alcuni fatti oggettivi: a) in questo antico settore di nicchia Ara 1857 occupa, dopo Generali il 2° o 3° posto; b) l’Ania da 11 anni fornisce i dati significativi del settore e per 10 anni Ara 1857 ha avuto risultati migliori della media; c) Ara 1857 ha sempre avuto bilanci e revisioni regolari, nessuna vertenza fiscale o contenzioso civilistico, praticamente senza reclami; d) siamo apprezzati dai nostri agenti e brokers, e dagli assicurati, per qualità e tempestività nel servizio. Una situazione da commissariamento?
«Le assicurazioni sono un asset imprescindibile e centrale per l’economia e la società». A rivendicarlo è Maria Bianca Farina, presidente di Ania, in occasione dell’evento «Il futuro è nella nostra storia», che ha celebrato gli ottanta anni dell’Associazione nazionale delle imprese assicurative. Un settore che, come ricorda Farina, rappresenta «il principale investitore istituzionale con mille miliardi di investimenti, svolgendo un ruolo fondamentale per la protezione dei cittadini e delle imprese. Il nostro è un settore solido e affidabile soprattutto nei momenti di crisi». La presidente di Ania affronta anche il tema del welfare e del ruolo delle assicurazioni a supporto di una società ormai connotata dalla cosidetta silver economy. «Siamo pronti a pensare a un sistema di welfare innovativo: lo abbiamo sempre fatto è il nostro mestiere. Non c’è dubbio che l’invecchiamento è trend globale, ma ha grande peso per l’Italia. Sta cambiando i connotati della nostra società, gli anziani sono sempre di più e presentano bisogni sempre diversi e nuovi. C’è un problema importante — osserva Farina — di richiesta di protezione su questo fronte e di cura della salute, di assistenza. Sono settori dove la sinergia tra pubblico e privato può essere decisiva». Inevitabile, quindi, il passaggio di Farina sulla previdenza complementare.
Il mercato delle auto usate continua a mostrare un trend positivo, una risposta agli scossoni che invece ancora caratterizzano gli acquisti di vetture nuove. In ottobre in Italia i trasferimenti di proprietà hanno raggiunto la quota di 671.722 unità (dati del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti), di cui 126.488 nuove (il 18,83% del totale) e 545.234 usate (81,17% del totale delle vendite). Il marchio Fiat del gruppo Stellantis è quello di gran lunga più venduto nell’usato (111.291 passaggi di proprietà a ottobre, con una quota di mercato del 21,4%), seguito da Volkswagen (44.413 unità), da Ford con 32.205 vetture, da Audi con 27.465 vendite, da Peugeot (27.293 veicoli) e da Opel con 24.997 unità. L’andamento è il risultato anche dello sviluppo di piattaforme europee di vendita on line come quella di Carvago, sbarcata nel 2021 nel nostro Paese:
Ieri a Roma il convegno per gli ottant’anni di Ania, l’associazione che riunisce le compagnie del settore. Ospite il viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentini: “Preoccuparsi del futuro, sollecita il nostro bisogno di governare l’incertezza”
La fuga dei pazienti in cerca di cure soprattutto verso gli ospedali del Nord sfiora ormai i 3 miliardi e supera addirittura i livelli di prima del Covid. Le strutture sanitarie più ambite dai pazienti in arrivo soprattutto da Campania, Calabria, Sicilia e Puglia restano come già accaduto nel passato quelle di Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana. Il fenomeno della cosiddetta mobilità sanitaria dei pazienti – che nel 2023 ha raggiunto secondo i primi dati ra dell’Agenas un valore di 2,87 miliardi (erano 2,84 miliardi nel 2019 poi crollati negli anni della pandemia a 2 miliardi) – viene infatti da lontano ed è legato alle differenze nell’offerta tra le Regioni che si trascinano da sempre. Ma oltre a quelli che una volta venivano chiamati “viaggi della speranza” – la ricerca cioè di cure spesso salva vita in ospedali di eccellenza di un’altra Regione – sono in crescita anche gli spostamenti dei pazienti per prestazioni meno complesse, magari facilmente ottenibili nell’ospedale più vicino a casa come l’operazione per un tunnel carpale o una protesi d’anca.
Che la copertura dei rischi sia uno dei fattori decisivi per lo sviluppo economico e sociale ce lo mostra vividamente il libro promosso da Ania, che ripercorre il lungo viaggio della pratica assicurativa dal Medioevo ad oggi. Non a caso è proprio negli Stati italiani, alla testa del progresso economico e civile tra Tre e Quattrocento, che si trova il primo contratto di assicurazione vero e proprio: siamo nel 1347 a Genova e lo scopo è quello di coprire contro i rischi di naufragio, pirateria o sequestro il lucroso commercio marittimo. Le navi costituivano infatti al tempo stesso una delle prime economie di scala e uno degli investimenti più cospicui del mondo preindustriale. L’attività assicurativa si estende così in tutta Europa e investe via via anche altri settori. La protezione da quella che è ancora una generica incertezza è un formidabile impulso ad intraprendere, ad innovare e inseguire attività inesplorate, fungendo da straordinario stimolo per la crescita economica.
Dopo una logorante attesa di quasi vent’anni, le regole sul risarcimento dei danni gravi non patrimoniali da lesione (da sinistro stradale e da responsabilità sanitaria) paiono aver trovato casa. Il Consiglio dei ministri del 25 novembre ha esaminato in via definitivo il Dpr con la tabella unica nazionale (Tun) del valore pecuniario da attribuire ad ogni singolo punto di invalidità tra 10 e 100 punti, previsto dall’articolo 138, comma 1, lettera b) del Codice delle assicurazioni (il Cap, Dlgs 209/2005).
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