Il Consigliere IVASS Cesari spiega come i rischi climatici vanno integrati nei processi e nelle politiche di governance delle imprese

Di Leandro Giacobbi

Nell’ambito delle Settimane SRI dell’investimento sostenibile e responsabile, che si sono tenute a Roma dal 24 ottobre al 7 novembre, vi è stato un incontro dedicato a “La sostenibilità nel settore assicurativo italiano” con un intervento di Riccardo Cesari a nome dell’IVASS di cui è Consigliere.

Il suo contributo ha avuto un avvio molto significativo con la citazione tratta dal Rapporto Brundtland che ha dato a tutti la possibilità di comprendere l’approccio dei contenuti che sarebbero seguiti: «Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere le possibilità delle generazioni future” (Rapporto Brundtland, “Our common future”, 1987).

L’intervento è estremamente ricco di suggestioni, ma anche di dati dettagliati su quanto accade sul mercato assicurativo; quindi, consigliamo vivamente di prenderne visione integrale dal sito di IVASS.

Una prima premessa è che IVASS contribuisce attivamente dal 2018 ai lavori dell’Action Plan di EIOPA sulla finanza sostenibile, che integra e supporta, tra l’altro, le attività funzionali al perseguimento sia degli obiettivi della Commissione per finanziare la crescita sostenibile sia del Green Deal europeo. I principali contributi forniti hanno riguardato i lavori connessi al perseguimento di quattro priorità: 1) gestire i rischi di sostenibilità; 2) focalizzare i gap di protezione; 3) condividere expertise e dati; 4) promuovere comportamenti sostenibili.

Una seconda premessa è che da un noto risultato del Dashboard EIOPA, l’Italia e la Grecia presentano il più alto gap di protezione (esposizione ai rischi elevata e scarsa penetrazione assicurativa), alla luce delle perdite economiche registrate e dell’esposizione attuale ai rischi da catastrofi naturali (in termini di frequenza, esposizione e vulnerabilità). Nel caso dell’Italia, il terremoto è l’evento con il più alto gap di protezione, seguito da alluvione, incendio e tempesta.

Dalle due premesse Cesari, in sede di conclusioni, suggerisce che è particolarmente importante che i rischi climatici siano pienamente integrati nei processi e nelle politiche di governance delle imprese assicurative, dato che la crescita prospettica di tali rischi solleva delicate questioni di stabilità (solvency) che devono essere ben ponderate da tutti gli operatori.

A riprova di questi suggerimenti, sull’impatto dei rischi climatici sul mercato assicurativo, Cesari ha rammentato che l’attività di sottoscrizione ha comportato una raccolta premi danni per le coperture assicurative dei rischi catastrofali (inclusi i rischi sismici) nel 2022 pari al 6,6% della raccolta premi danni complessiva (contro il 6% nel 2021). I premi lordi hanno superato i 2,1 miliardi di euro (1,6 miliardi al netto della riassicurazione). Con specifico riferimento ai rischi climatici, i premi sono stati pari al 5,7% dei premi lordi complessivi di mercato, aumentati del 16% rispetto al 2021. Il volume dei premi relativi alle coperture dei rischi da inondazione, tempeste e grandine rappresenta il 98,2% dei premi complessivi relativi a tutti i rischi climatici. Nel contempo, il peso degli oneri complessivi per i sinistri (pagati e riservati) e delle spese di gestione è risultato nettamente superiore al 100% della raccolta premi (vedi tabella).

Un’attenzione particolare deve essere rivolta, secondo Cesari, alle misure di adattamento climatico adottate dal mercato e all’individuazione di strumenti per aumentare la consapevolezza dell’esposizione ai rischi naturali sensibilizzando la domanda e l’offerta di copertura dei rischi in questione (EIOPA Blueprint for an awareness tool for natural catastrophe risks and prevention measures, di prossima pubblicazione). La sensibilizzazione degli assicurati alla prevenzione dei rischi e ai benefici delle misure di adattamento contribuisce a promuovere un approccio proattivo fondamentale al mantenimento dell’accessibilità e disponibilità delle coperture assicurative contro le catastrofi naturali, ad esempio sugli immobili. Comprendendo i potenziali impatti del cambiamento climatico sulle proprietà, gli assicurati dovrebbero essere più propensi ad adottare misure preventive di protezione.

In questo contesto assumono un’importanza strategica i recenti interventi governativi, in corso di definizione, tra cui Cesari ha sottolineato il DDL quadro Ricostruzione post calamità su cui l’Istituto sta seguendo i lavori (disegno di legge AC 1632), e che prevede la delega al Governo per la definizione di schemi assicurativi finalizzati ad indennizzare persone fisiche e imprese. Al momento, il DDL è stato approvato in prima lettura alla Camera (6 novembre) e se ne attende la trasmissione al Senato per la seconda lettura. L’auspicio è per una sua approvazione in tempi brevi.

In ultimo, Cesari ha ricordato che nel luglio 2024, l’IVASS ha pubblicato i risultati della seconda rilevazione annuale dedicata ai rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità rivolta a tutte le imprese del mercato assicurativo operanti in Italia, la cui finalità è la costruzione, nel tempo, di un sistema di dati sui rischi ESG robusto e funzionale al conseguimento degli obiettivi istituzionali.

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