Una ricerca dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) evidenzia la frequenza e l’incidenza dei problemi di salute correlati alle occupazioni di carattere sociosanitario dei lavoratori UE.

Quasi la metà dei 21,5 milioni di lavoratori del settore ha dichiarato in un sondaggio di dover affrontare significativi rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro nei rispettivi ambiti dell’assistenza sanitaria (52%), assistenza residenziale (47%) e assistenza sociale (37%).

L’approfondita ricerca comparativa EU-OSHA, prodotta prendendo in considerazione diverse indagini e pubblicazioni, evidenzia fatti e cifre chiave sui rischi legati a salute e sicurezza sul lavoro, con approfondimenti e indicazioni metodologiche per contribuire a migliorare le condizioni di lavoro in campo sociosanitario.

Le tipologie di rischio

Secondo lo studio i principali rischi legati al lavoro nel settore sociosanitario riguardano l’apparato muscoloscheletrico, l’esposizione a sostanze chimiche e biologiche, la salute mentale connessa a specifici fattori psicosociali come gli orari di lavoro irregolari, i ritmi serrati, i rapporti problematici con l’utenza, l’insicurezza lavorativa.

Rispetto ad altri settori, i lavoratori di quello sociosanitario sono più spesso esposti a rischi muscoloscheletrici e psicosociali, come confermato da diverse fonti. È stato anche riscontrato un minor supporto sociale tra colleghi rispetto alla media dell’UE. Ciò può essere attribuito principalmente alla mancanza di personale, a fronte di cause di stress lavorativo specifiche come il lavoro notturno, più comune tra i dipendenti del sottosettore sanitario, e il breve preavviso concesso prima delle prestazioni.

Dato che la forza lavoro del settore sociosanitario è prevalentemente femminile, sono principalmente le lavoratrici a presentare condizioni di salute fisica e mentale più precarie della media, con particolare riferimento alla prevalenza di patologie muscoloscheletriche rispetto agli uomini. Le lavoratrici hanno riferito non solo una peggiore salute fisica e mentale autopercepita, ma anche un maggior numero di limitazioni nelle loro attività quotidiane a causa di problemi di salute e livelli più elevati di assenza dal lavoro per motivi di salute.

Soluzioni con una pianificazione coordinata

Le conclusioni cui si è pervenuti indicano che, per migliorare in modo significativo la salute e la sicurezza dei lavoratori dell’ambito sociosanitario, è necessaria una combinazione di sforzi da parte di tutte le parti interessate delle diverse aree. Le tendenze identificate hanno infatti una tale rilevanza e pervasività da poter essere affrontate efficacemente solo mediante un approccio generale in ambito politico e con una pianificazione complessiva e coordinata. Tra i fattori chiave da risolvere vi sono le carenze di personale, i problemi di finanziamento, le condizioni di lavoro, la protezione degli operatori coinvolti da fattori quali la violenza di terzi, la gestione dell’invecchiamento della popolazione e degli stessi lavoratori, le trasformazioni in atto in ragione delle tecnologie digitali sempre più diffuse e il miglioramento dell’attrattiva del settore e della sua capacità di trattenere la forza lavoro.

Fonte: INAIL