Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Le reti quotate archiviano i nove mesi tra gennaio e settembre facendo il pieno di utili, supportate da raccolte di gestito positive ed effetto mercato sulle commissioni. Banca Generali ad esempio ha chiuso i nove mesi del 2024 con un utile netto consolidato di 338,6 milioni di euro, in crescita del 33% rispetto allo scorso anno e oltre il consenso degli analisti raccolto dal gruppo di 335,1 milioni. Il risultato, seguito da un rialzo del 4% a Piazza Affari, è stato realizzato in un contesto favorevole per i mercati finanziari azionari e obbligazionari. Le masse gestite e amministrate per conto della clientela hanno superato la soglia dei 100 miliardi di euro a fine periodo. Nei nove mesi inoltre i flussi di raccolta sono aumentati del 9% a 4,7 miliardi, evidenziando una ripresa sempre più consistente della domanda di soluzioni gestite.
L’opa di Banco Bpm su Anima riaccende la speculazione sul consolidamento finanziario italiano. Ieri i titoli delle due società sono schizzati in borsa: piazza Meda ha guadagnato l’8,97% a 6,88 euro, mentre la sgr guidata da Alessandro Melzi d’Eril ha strappato l’11,13% a 6,39 euro portandosi sopra il prezzo d’opa. Se in casi di questo genere il rally del target è quasi scontato, quello della società acquirente è raro e gli analisti lo attribuiscono alle condizioni specifiche del deal. Da un lato con tassi in rapida discesa per le banche fare ricavi è una sfida sempre più complessa e la creazione di fabbriche interne può rappresentare una risposta. Dall’altro lato l’attivazione del Danish Compromise crea condizioni molto favorevoli.
Ancora in lieve calo lo sconto dei premi Inail a favore delle imprese artigiane. Scende al 4,81% per l’anno 2024 dal 4,99% per l’anno 2023 e 5,68% per l’anno 2022. A stabilirlo è il decreto 9 ottobre 2024, a firma del ministro del lavoro e del ministro dell’economia, pubblicato sul sito internet del ministero del lavoro, nella sezione pubblicità legale, al repertorio n. 437/2024. La riduzione dei premi è applicabile dalle aziende, in regola con le norme sulla sicurezza lavoro, che non hanno avuto infortuni nel biennio 2022/2023 e che ne hanno fatto richiesta in sede di dichiarazione delle retribuzioni dell’anno 2023 entro il 29 febbraio scorso. La fruizione ci sarà, invece, in sede di pagamento della rata di premio a conguaglio per l’anno 2024 (rata a saldo), entro il prossimo 17 febbraio 2025.
Il grafico con le anomalie di temperatura globale degli ultimi 80 anni offre un’immagine eloquente. È come salire su una cattedrale gotica, con guglie sempre più elevate. Il 2024 rappresenta la guglia più alta: sarà infatti quasi sicuramente l’anno più caldo mai registrato: 1,5 gradi in più rispetto al periodo pre-industriale. Lo ha comunicato Copernicus, il programma di monitoraggio della Terra dell’Unione europea. Secondo Samantha Burgess, vice direttrice del Servizio per il cambiamento climatico, è «probabile» che l’incremento risulterà leggermente superiore con +1,55 °C. Oltre il limite di un grado e mezzo di incremento del riscaldamento globale entro la fine del secolo fissato dell’Accordo di Parigi del 2015 e sottoscritto da (quasi) tutte le nazioni. Una soglia che è stata indicato da non superare per non rischiare gravi conseguenze climatiche, che sarebbero ancora più pesanti se si raggiungesse un aumento di temperature di 2 gradi.
Un tassello dopo l’altro si compone il domino del risparmio gestito europeo. Dopo l’opa lanciata da Bpm su Anima, ora potrebbe arrivare il turno di Amundi. Secondo più fonti, il colosso francese controllato da Crédit Agricole sta trattando l’acquisizione di Allianz Global Investors, società di proprietà del gigante assicurativo tedesco con 555 miliardi di attivi in gestione e una valutazione che potrebbe aggirarsi attorno ai 4 miliardi. Contattate, Amundi, Allianz GI e la sua casa-madre Allianz da Monaco hanno preferito non commentare l’indiscrezione.
Zurich ha chiuso i 9 mesi con una raccolta nel ramo danni di 36,1 miliardi di dollari (+4%) e con ricavi nel ramo danni a 33,26 miliardi (+6%).
Climate change, eventi catastrofali e la necessaria protezione finanziaria, leggasi polizza assicurativa obbligatoria. È attorno al tema chiave degli eventi estremi e al come proteggersi, aspetti sottolineati nei rispettivi interventi introduttivi anche dal direttore Fabio Tamburini e dall’ad di 24 Ore Eventi, Federico Silvestri, che ha ruotato gran parte dell’Insurance Summit 2024 del Sole 24 Ore, tenutosi ieri e organizzato da 24 Ore Eventi. Il vertice, che ha registrato 1.500 partecipanti, si è interrogato soprattutto sulle tempistiche del decreto interministeriale chiamato a fissare regole certe rispetto all’introduzione, a partire da gennaio 2024, dell’obbligatorietà delle polizze cat nat per le imprese. Lo ha detto, per primo, Paolo Gerardini, Vice presidente di Assolombarda con delega al Credito e alla Finanza: «Siamo al momento insoddisfatti dell’azione del Governo, sulle catastrofi naturali manca ancora il decreto attuativo». Un tema rispetto al quale Stefano Varone, capo di gabinetto del Mef, ha poi chiarito: «Il punto di sintesi è stato trovato, il decreto è stato definito e concordato con il Mimit, ed è stata firmata anche la relazione al Consiglio di Stato che dovrà pronunciarsi». L’intenzione, dunque, è di arrivare con il testo «entro la fine dell’anno».
Il settore finanziario accelera sul consolidamento fra banche, assicurazioni e risparmio gestito, tema tornato di prepotente attualità dopo l’Opa lanciata da Banco Bpm su Anima. Ma il campo di gioco di questa partita è inclinato dal Danish compromise: le compagnie assicurative giocano in salita. «Oggi esiste un’asimmetria a favore del settore bancario nelle partecipazioni rispetto alle assicurazioni, se un conglomerato a guida bancaria ha questo beneficio, trovo scandaloso che non valga anche per il settore assicurativo», ha spiegato ieri il presidente di Unipol, Carlo Cimbri all’Insurance Summit del Sole 24 Ore. Altrettanto netto il giudizio di Giulio Terzariol, ceo Insurance del gruppo Generali: «È abbastanza palese che c’è una stortura dal punto di vista competitivo, che crea problemi. Da ex cfo direi un’aberrazione tecnica». Il manager ha aggiunto: «Negli ultimi tempi si è vista una proliferazione di queste cose, prima che diventi un’epidemia sarebbe il caso che il legislatore ne faccia un punto di attenzione e inizi a intervenire prima che sia troppo tardi». Lo stesso Cimbri ha sottolineato che «è un tema della politica», e che la «Commissione europea» ha avviato una valutazione a Bruxelles ma nel mentre «questa asimmetria esiste».
Autotutela obbligatoria e facoltativa più libere da responsabilità. Per gli annullamenti in autotutela, la responsabilità dei funzionari è limitata alla sola condotta dolosa. Per addossare responsabilità al funzionario, che ha annullato l’atto o ha rinunciato all’imposizione, in assenza dei presupposti previsti dall’autotutela obbligatoria o facoltativa, il fatto dannoso deve essere sorretto dall’intenzione di procurare un danno all’erario. Se, invece, l’erroneità delle valutazioni di fatto, compiute ai fini dell’autotutela obbligatoria o facoltativa, deriva da una grave violazione degli obblighi di diligenza, prudenza e perizia (cioè da colpa grave), la responsabilità è del tutto esclusa. È questo uno dei chiarimenti più importanti contenuti nella circolare 21/E di ieri, che detta le istruzioni agli uffici in materia di autotutela.