di Francesco Sottile

È stato presentato nei giorni scorsi presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica il 7° Rapporto Gimbe e, anche quest’anno, i risultati sono lontani dall’essere considerati soddisfacenti.

A descrivere il quadro di un Sistema Sanitario Nazionale sempre più in crisi è il Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che descrive così l’attuale situazione del S.S.N.: “Dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio Sanitario Nazionale; dati che dimostrano che la tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate. Perdere il SSN non significa solo compromettere la salute delle persone, ma soprattutto mortificarne la dignità e ridurre le loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi. È per questo che la Fondazione GIMBE ha aggiornato il Piano di Rilancio del SSN: un programma chiaro in 13 punti che prescrive la terapia necessaria a salvare il nostro SSN “malato”.

Di seguito i principali dati riportati all’interno del Rapporto:

  • Definanziamento cronico, con il Fabbisogno Sanitari Nazionale amentato di 28,4 miliardi dal 2010 al 2024, in media quindi di 2 miliardi all’anno. Inoltre, a fronte una crescita media annua del PIL nominale del 2,8%, nel triennio 2025-2027 il Piano Strutturale di Bilancio stima una crescita media della spesa sanitaria del 2,3% annuo;
  • Spesa sanitaria a carico delle famiglie: se è vero che nel 2023 si registra un lieve aumento della spesa privata intermediata, a destare non poche preoccupazioni è la spesa sanitaria privata out of pocket – quella quindi a carico delle famiglie –, che passa da 36.835 milioni di euro a 40.641 milioni di euro (+.3806 milioni)

  • Prevenzione. Nel 2023 la spesa per prestazioni di prevenzione si riduce del 18,6%
  • Crisi del personale sanitario: siamo di fronte a un Sistema Sanitario Nazionale in cui fenomeni quali turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate, escalation dei casi di violenza sono sempre più all’ordine del giorno. La conseguenza naturale è il progressivo abbandono del SSN: “secondo la Fondazione ONAOSI, tra il 2019 e il 2022 il SSN ha perso oltre 11.000 medici per licenziamenti o conclusione di contratti a tempo determinato e ANAAO-Assomed stima ulteriori 2.564 abbandoni nel primo semestre 2023”.
    A preoccupare non è tanto il numero dei medici operanti in Italia (4,2 ogni 1.000 abitanti – sopra media OCSE, pari al 3,7%) quanto quello degli infermieri: a fronte di una media OCSE pari a 9,8 ogni 1.000 abitanti, in Italia se ne registrano solo 6,5. A calare è anche il numero dei laureati in scienze infermieristiche: 16,4 per 100.000 abitanti rispetto ad una media OCSE di 44,9: in questo l’Italia è davanti solo a Lussemburgo e Colombia.

  • Progressivo divario fra Nord e Sud: con riferimento all’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, solo Puglia e Basilicata raggiungono buone performance al Sud. La naturale conseguenza è l’aumento della mobilità sanitaria, con i cittadini del Sud e delle isole costretti a spostarsi nel Nord del Paese alla ricerca delle cure migliori: se consideriamo il decennio 2012-2021 le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo pari a € 10,96 miliardi.

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