Il comportamento delle famiglie italiane riguardo al credito conferma che le scelte economiche delle persone non seguono esclusivamente logiche razionali ma sono influenzate da variabili emotive, culturali e sociali. Le decisioni economiche sono sempre più il frutto della messa a fattor comune di considerazioni razionali, esperienze, sentimenti e circostanze.
È quanto emerge dalla ricerca CRIF – SDA Bocconi – Assofin 2024, presentata al Tomorrow Speaks, l’evento annuale di CRIF sull’evoluzione e innovazione nel mercato finanziario. Attraverso un’indagine campionaria su oltre 1100 persone, la ricerca ha analizzato i diversi comportamenti rispetto alle spese e al ricorso al credito.
I cinque profili di comportamento finanziario
Nella ricerca sono state condotte analisi per individuare i driver fondamentali del comportamento finanziario degli italiani. Emergono così cinque gruppi omogenei di persone, ciascuno con una propria propensione rispetto al ricorso al credito: il 45% delle persone appartiene al gruppo dei “Forti” grazie alla solidità delle conoscenze, del profilo finanziario e comportamentale, il 13% sono “Deboli” perché con una situazione finanziari fragile e una bassa competenza finanziaria, il 14% sono “Vulnerabili” in quanto sempre finanziariamente fragili ma più consapevoli rispetto ai Deboli, il 16% sono “Timorosi” con una buona solidità patrimoniale ma estremamente avversi al rischio e, infine, il 12% sono “Dinamici” e quindi consapevoli, solidi finanziariamente e utilizzano il credito come strumento di gestione del budget familiare.
La percezione del credito al consumo
Nella ricerca emergono comportamenti e percezioni differenti rispetto al credito al consumo da parte degli italiani. Per quanto riguarda coloro che non ricorrono al credito, il 47% delle persone preferisce utilizzare i propri risparmi piuttosto che ricorrere a un finanziamento. Tuttavia, la ricerca rivela che quasi il 50%, tra chi non ricorre solitamente al credito, si dichiarerebbe disposto a ricorrere a un prestito in caso di necessità di liquidità, mentre il 31,4% considera del tutto normale avere un prestito oltre al mutuo.
Chi invece ricorre solitamente del credito lo fa per diverse motivazioni: c’è chi lo usa come strumento di gestione del bilancio familiare e di compensazione tra entrate reddituali ed uscite di cassa, altri invece si indebitano per necessità, altri ancora perché o non sanno controllare le proprie spese o sono inclini ad acquisti d’impulso.
Gli aspetti culturali, di genere e professionali influiscono sull’atteggiamento delle persone verso il credito a consumo. Se le donne sono più prudenti (alla domanda “Le occasioni vanno colte al volo, ci si preoccuperà dopo di come coprire le spese” il dato di massimo accordo – comunque minoritario – è costituito per il 62% da uomini e solo per il 38% da donne) e, sotto certi profili, concrete (alla domanda “Per cosa utilizzereste un prestito” l’accordo con la risposta “solo per spese importanti” è data dal 56% di donne contro il 44% di uomini mentre l’opzione che chiama in causa “la comodità” ha valori capovolti, 58% gli uomini e 42% le donne), scontano tuttavia una minor conoscenza e competenza finanziaria (alla domanda “trovi i servizi finanziari complicati” la risposta di massimo accordo è data per il 62% dalle donne e per il 38% dagli uomini che invece al 58% sono in disaccordo rispetto all’affermazione in questione contro il 42% delle donne). Sotto un altro profilo va osservato che aver “provato” il credito permette di liberarsi da una serie di timori e pregiudizi e permette di affrontare i finanziamenti con più maturità e razionalità (alla domanda “avere un prestito significa avere un debito o avere credito” il massimo accordo sulla nozione di credito è fornita da chi ha un finanziamento in corso, 59%, rispetto a chi invece non lo ha, 41%; e alla domanda “avere un prestito è una cosa «normale»” il massimo accordo viene espresso da chi ha finanziamenti in corso, 67%, rispetto a chi non li ha, 33%).