La strada verso la motorizzazione elettrica unica per il 2035 voluta, tra le altre iniziative, dalla UE nel 2019 con l’adozione delle iniziative legate al Green Deal e che veniva ritenuta ormai una irreversibile (ma ragionevole?) certezza, sembra invece essere sempre più irta di problemi ed ostacoli, anche se molti rimangono fermi nel confermare le date del percorso segnato per la transizione verso lo stop, nei tempi previsti, della vendita di veicoli a combustione interna.

Quella marcia che fino a qualche tempo fa appariva procedere come il meccanismo di un orologio svizzero, sta in realtà incontrando complicazioni ed impacci sempre più pesanti e problematici, forse con troppa leggerezza e frettolosità non previsti o non adeguatamente valutati nelle stanze di Bruxelles, che nei fatti frenano il mercato delle auto green.

Non tutti, Italia in primis con le iniziative del ministro Urso e le dichiarazioni del presidente di Confindustria, sono così certi che le date previste siano realizzabili senza sacrifici enormi di occupazione, ma altri, come la Germania alle prese con la sua prima crisi dell’industria automobilistica, rimane ferma nelle date del 2026 come prima revisione del percorso e del 2035 come stop definitivo al termico.

Sono due i fronti principali che stanno minando le certezze sulle auto elettriche:

– da un lato il calo generalizzato delle immatricolazioni di auto nuove in tutto il 2024, fortemente accentuato a luglio, agosto e settembre, con le auto elettriche in particolare affanno che in UE realizzano ad agosto il -49,3% rispetto all’anno precedente, e con Germania e Francia che risentono dei maggiori cali soprattutto in mancanza di incentivi. L’Italia non sta meglio, le elettriche salgono un po’ ma rimangono con una quota di mercato risicata intorno ad appena il 5%, con le ibride che aumentano la loro, le gpl in forte rispolvero e le benzina con una tenuta sostanziale e le diesel che esprimono sostanziali flessioni;

– dall’altro lato, ma parallelo se non concausa del primo, si erge il fronte dello scetticismo su certe scelte politiche, ma anche quello della concretezza, aspetti che contraddistinguono invece i consumatori di fronte alle imposizioni green della UE i quali si fanno – ovviamente – coinvolgere nella fase di acquisto da motivazioni meno che mai peregrine o infondate:

  • prezzi delle auto elettriche troppo alti, il 20% in più rispetto in media alle corrispondenti termiche uniti all’assenza di incentivi, venuti meno o esauriti in molti paesi, mentre si fa insistente la concorrenza dei veicoli cinesi, che hanno prezzi particolarmente ridotti rispetto a quelli occidentali, ma sembra che non riscuotano la stessa fiducia in qualità ed assistenza e che entro fine ottobre potrebbe essere inoltre soggetta a pesanti dazi;
  • scarsa autonomia dei veicoli elettrici combinata con difficoltà di ricarica sia per la scarsa diffusione degli impianti relativi che per i tempi lunghi per la sua effettuazione, il che si concreta nella c.d. “ansia da ricarica”, mentre i veicoli con autonomie più alte hanno peraltro prezzi proibitivi per la classe media;
  • incertezza sui costi di ricarica su strada ancora abbastanza variegati ed elevati, specie se non si ha un abbonamento o se si vive in un condominio e non si dispone di ricarica casalinga specie se collegata ad un impianto di auto-produzione ed accumulo;
  • mancanza di dati certi sul degrado delle batterie con il timore di doverle sostituire a proprio carico, incendi che risultano difficili da controllare ed estinguere, alta svalutazione dell’usato e difficoltà di rivendita: tutto ciò almeno sino a quando tutti questi problemi non saranno superati con il passare del tempo;
  • infine, ma assolutamente non ultimo, un aspetto molto concreto che rende dubbiosi i consumatori in fase di acquisto contribuendo a frenare le loro scelte green è quello dei costi dei premi assicurativi e di quelli di riparazione, aspetto che non ha meno impatto di tutto quanto innanzi e rispetto al quale i ns ospiti, moderati dal sottoscritto, cercheranno di darci il quadro più reale possibile della situazione. Non tutti i consumatori possono aggiungere il prezzo della garanzia kasko alla propria polizza, laddove la maggior parte dei veicoli in vendita è infarcita di alta tecnologia, soprattutto nella parte anteriore, e il valore delle batterie e dei relativi accessori nei mezzi elettrici è pari al 40% dell’intero veicolo e se occorre sostituirli, ma non solo, i costi si impennano verticalmente e se la responsabilità del danno è dello stesso conducente, qualche dubbio è legittimo. E’ stimato che la riparazione di un veicolo elettrico, rispetto ad un omologo termico, costi dal 20% c.a. in più, per le auto piccole tipo city car, fino a quasi il 50% in più per auto grandi e SUV: ricambi, manodopera, operazioni di messa in sicurezza e tempi tecnici tempi di necessario fermo più lunghi di un veicolo termico. Negli USA una garanzia annuale supplementare sui veicoli elettrici usati di un noto marchio costa il triplo di quella di un corrispondente veicolo termico (fonte Warrantywise).

Questi i temi che domani 9 ottobre dalle 14,30 alle 16,00, nel panel “Vetture elettriche: ma quanto ci costano! Tra premi e costi di riparazione” all’interno del Milano Festival delle Assicurazioni e della Previdenza 2024, saranno approfonditi dai relatori, moderati da Filippo De Bellis: Piergiorgio Beccari presidente di A.D.I.R.A.; Davide Galli presidente di Federcarrozzieri; Dino Anversa responsabile Lombardia di A.I.P.E.D.; Alberto Viano presidente di A.N.I.A.S.A. e Direttore Generale di UnipolRental.

L’evento potrà essere seguito Live su Class Cnbc (Sky 507), in streaming su milanofinanza.it e italiaoggi.it e in Diretta LinkedIn su MilanoFinanza.