Turbolenze lungo le catene di fornitura, potenziali interruzioni di business e crisi reputazionali fanno oggi parte dello scenario che riguarda il settore alimentare e delle bevande a livello globale. È quanto emerge dalla ricerca “Global Food, Beverage and Agriculture Risk Report” di WTW, che ha coinvolto 400 senior decision-maker e risk manager di aziende del settore a livello globale (tra i paesi è inclusa anche l’Italia).

Il 48% degli intervistati ha posto la business interruption tra i primi 5 maggiori rischi per le aziende – in aumento del 10% rispetto al 2022. Più di 4 aziende su 10 ritengono infatti che la necessità di aumentare la liquidità sia uno dei principali obiettivi strategici per i prossimi due anni, mentre altre priorità sono la riduzione dei costi (38%) e la stabilizzazione del business (35%).

Il malfunzionamento della supply chain rappresenta il secondo fattore di rischio (40%) per possibili problematiche legate, ad esempio, a cambiamenti a livello normativo e a carenze di stoccaggio. Le aziende richiedono inoltre una due diligence molto più rigorosa lungo le catene di approvvigionamento per assicurarsi che la produzione risponda a criteri ESG.

Il rischio reputazionale è il terzo dei rischi maggiormente percepiti dal settore (38%) ed è inoltre legato alla preoccupazione per i costi sanitari e finanziari derivanti da un’errata etichettatura degli ingredienti, insieme alle problematiche legate alla salute e alla sicurezza dei consumatori. Un singolo episodio legato a queste questioni, infatti, se amplificato sui social media, può creare problemi all’immagine di un marchio. Non è quindi un caso che il rischio reputazionale sia ritenuto tra i più complessi da gestire e che le aziende si stiano muovendo per includere nella pianificazione strategica anche la misurazione del sentiment sui social.

Emerge inoltre la difficoltà sempre maggiore nel tenere il passo con il rapido cambiamento dei gusti e delle preferenze dei consumatori (35%), che sono sempre più influenzati da fattori quali la salute e la sostenibilità. Rappresenta però anche un’opportunità, come indica il 50% delle aziende intervistate, in quanto è in aumento l’interesse dei consumatori per il miglioramento del contenuto nutrizionale dei prodotti.

Nella top five rientrano anche i rischi legati al cambiamento climatico, dato che la catena agroalimentare è fortemente impattata dagli eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, e gli attacchi informatici, a cui il settore è sempre più esposto per via dell’utilizzo dell’IoT nel settore. Per gli eventi climatici estremi in particolare, il rischio è che non vi siano impatti solo nel breve periodo, soprattutto gli asset materiali delle aziende, ma anche a lungo termine sul modello di business e le vendite. Ad oggi si stima infatti che l’aumento di 1,5 gradi della temperatura terreste possa avere enormi conseguenze sulla capacità produttiva di molte aziende.

Nonostante le sfide, le aziende del settore alimentare e delle bevande stanno cercando di essere più resilienti, con il 47% delle aziende intervistate che rivede i propri piani di continuità aziendale ogni sei mesi e il 31% ogni trimestre. Tuttavia, più di un quarto (29%) ha dichiarato che la propria assicurazione include i danni alle proprietà solo in caso di condizioni meteorologiche estreme, senza alcuna copertura per l’interruzione dell’attività.

Inoltre, più della metà (56%) ha dichiarato di non avere un’assicurazione specifica per il ritiro dal commercio dei prodotti, il che suggerisce che molte aziende si affidano alle polizze di responsabilità civile, in grado però solo di coprire perdite limitate mancando del supporto per la gestione della crisi e la riabilitazione del marchio.

Paolo Molteni, Chief Commercial Officer Corporate Risk and Broking WTW, commenta: “In Italia, come nella maggior parte del mondo, il settore Food, Beverage & Agriculture si trova di fronte ad un’instabilità diffusa. Se da una parte le aziende stanno cercando di sfruttare le opportunità emergenti, come l’adozione di tendenze sostenibili e l’adattamento ai cambiamenti nei gusti dei consumatori, dall’altra non è sempre possibile navigare in uno scenario privo di rischi. La nostra indagine dimostra che le organizzazioni stanno adottando misure per essere più preparate di fronte a queste sfide, ma non basta. Come WTW riteniamo che una valutazione accurata delle proprie aree critiche e una stima delle potenziali perdite, attraverso strumenti e modelli avanzati di quantificazione del rischio, possa essere la strategia vincente per creare maggiore resilienza”.