Il governo della Nuova Caledonia aveva avvertito che il conto sarebbe stato alto quando, all’inizio di luglio, ha reso note le prime stime ufficiali dei costi a seguito dei disordini delle scorse settimane.
265 miliardi di franchi del Pacifico, pari a 2,22 miliardi di euro: l’importo è significativo, e poco più della metà proviene dal settore privato (145 miliardi di franchi CFP). Di conseguenza, diverse stime parlano di poco più di 1 miliardo di euro di sinistri a carico delle assicurazioni del Paese.
Le due compagnie assicurative più presenti sull’isola, la tedesca Allianz e l’australiana QBE, hanno sollevato l’argomento in occasione della presentazione dei risultati del primo semestre 2024. Sebbene Allianz non abbia fornito alcuna cifra, data la sua quota di mercato, stimata dagli osservatori intorno al 30%, il costo potrebbe superare i 300 milioni di euro, riporta L’Argus.
QBE, da parte sua, aveva fornito a metà giugno stime iniziali di circa 200 milioni di euro, che l’assicuratore australiano ha confermato durante la sua presentazione semestrale. Paradossalmente, l’utile operativo della regione Australia-Pacifico è migliorato (da 26 a 108 milioni di dollari), nonostante un leggero calo del fatturato a 2,7 miliardi di dollari.
Il Governo teme che le compagnie di assicurazione vogliano eliminare la copertura dei disordini dal trattato assicurativo della Nuova Caledonia, anche se ancora le compagnie non si sono espresse in merito e stanno valutando la situazione e il livello di instabilità politica.
Oliver Bäte durante una conferenza con gli analisti finanziari ha sottolineato che “se la polizia militare, i vigili del fuoco e i servizi di emergenza non esistono per quindici giorni e si lascia una popolazione completamente sola ad affrontare i rivoltosi, gli assicuratori possono coprire le perdite? La risposta è chiaramente no”. Di conseguenza, ha proseguito, “stiamo facendo causa al governo francese per negligenza, insieme ad altri assicuratori, per assicurarci di essere rimborsati”.