Nel quinquennio 2018-2022 gli infortuni denunciati nel settore della metallurgia mostrano  un calo del 12,2%, dai 5.555 casi del 2018 ai 4.880 del 2022. Calano anche gli infortuni mortali

Il comparto della metallurgia – composto da un nucleo dedicato alla produzione e lavorazione dei metalli ferrosi, la cosiddetta siderurgia, ed un nucleo dedicato alla produzione e lavorazione di tutti gli altri metalli non ferrosi, di base e preziosi.

Il mercato

In Italia, rileva l’ultimo report INAIL, sono più di 700mila gli addetti che operano nel settore, soprattutto nella fabbricazione di prodotti in metallo (82,6%), mentre la produzione di metalli e leghe ha solo il 17,4% di lavoratori (dati Istat relativi al 2022).

L’industria metallurgica ha sempre rappresentato per il nostro Paese un settore strategico
con un volume di produzione pari al 17,7% dell’intero comparto manifatturiero (di cui il 9,8% la produzione di prodotti in metallo e il restante 7,9% attività metallurgiche).

Il settore conta più di 73mila aziende dislocate sul territorio nazionale, per lo più al Nord (per il 97,2%). Si tratta principalmente di microaziende: il 77,6% ha meno di 10 addetti e 19,5% nella classe da 10 a 49. Il 38% dei lavoratori si concentra nelle piccole aziende che contano dai 10 ai 49 addetti, anch’esse localizzate nel Nord del Paese.

La produzione italiana si colloca a livello europeo al secondo posto, dopo la Germania, e a
livello mondiale tra i primi paesi esportatori. Le imprese esportatrici rappresentano il 46,5% del totale della metallurgia e il 18,9% della fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature), percentuali molto elevate se si considera che per il complesso dell’industria manifatturiera tale percentuale ammonta al 22,9%.

Il 92,4% degli infortuni in occasione di lavoro

Gli infortuni riconosciuti dall’INAIL sono in calo – tra il 2018 e il 2022 – del 14,1%, passando da 4.523 a 3.883, con un totale di 45 casi mortali. Il 92,4% è avvenuto in occasione di lavoro e solo il 7,6% in itinere. La quota degli incidenti occorsi nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro sale però al 24,4% se si prendono in considerazione solo i decessi.

La quasi totalità degli infortuni (97%) riguarda lavoratori di sesso maschile, a conferma di un settore con una forte prevalenza di lavoratori rispetto alle lavoratrici.

Le fasce di età più colpite sono quelle tra i 45 e i 49 anni (17,0%), tra i 50 e i 54 anni (15,0%), tra i 40 e i 44 anni (14,9%) e tra i 55-59 anni (11,4%).

I lavoratori infortunati stranieri sono un quarto del totale, 24,8%, percentuale significativamente più elevata rispetto il complesso dell’Industria e servizi, 17,1%; di
questi il 3,8% è rappresentato da lavoratori marocchini, il 3,1% rumeni, poi senegalesi e albanesi rispettivamente con il 2,3% e 2,2%.

Più di 8 infortuni su 10 avvengono al Nord (45,7% Nord-ovest, 35,9% Nord-est), il 9,7% al Centro, 7,5% al Sud e l’1,2% nelle Isole. La Lombardia è la regione più colpita con oltre il 38,0% seguita da Veneto, 15,8% e Emilia Romagna, 12,6%. Considerando i soli casi definiti per natura lesione, nel 29,9% dei casi i lavoratori si procurano delle contusioni, per il 23,2% delle ferite, quindi lussazioni e distorsioni, 18,1% e fratture, 16,7%. Analizzando infine, gli infortuni indennizzati, pari al 99,1% dei definiti positivi, il 92,8% è rappresentato indennizzi in temporanea, leggermente più elevata rispetto l’intera gestione Industria e servizi dove si attesta al 91,0%, il 5,5% in capitale (menomazioni tra il 6% e il 15%), l’1,5% in rendita diretta (menomazioni superiori al 15%). 40 i casi di indennizzi a superstiti
per infortuni mortali.

Per il triennio 2019-2021 l’incidenza infortunistica è di 23,27 infortuni indennizzati ogni mille addetti e il rapporto di gravità pari a 2,14 giornate perse per addetto, indici che mostrano una rischiosità molto più alta rispetto all’intero settore dell’industria manifatturiera, che registra rispettivamente 12,74 infortuni indennizzati e 1,26 giornate perse.

Dorsopatie e disturbi dei tessuti molli le patologie più diffuse

Il 40,5% delle 775 malattie professionali accertate nel quinquennio sono patologie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, di cui la quasi totalità dorsopatie e disturbi dei tessuti molli, il 25,8% malattie dell’orecchio, il 15,2% tumori, il 9,4% patologie del sistema nervoso e l’8,0% malattie del sistema respiratorio. Le professioni più colpite sono quelle degli operatori di impianti per la trasformazione e lavorazione a caldo dei metalli (21,7%), dei fabbri ferrai costruttori di utensili (17,8%) e dei fonditori, saldatori e professioni assimilate (17,5%).

Focus sulla fabbricazione dei prodotti in metallo

Dal focus dedicato agli infortuni in occasione di lavoro nella fabbricazione dei prodotti in metallo, che comprende la lavorazione dei metalli ferrosi e non ferrosi e delle loro leghe, particolarmente importanti per via del vasto impiego nella produzione di beni di consumo come elettrodomestici e veicoli o beni di investimento come costruzioni e macchinari, emerge che nel quinquennio 2018-2022 poco più della metà degli infortuni in occasione di lavoro accertati e codificati accade mentre il lavoratore sta manipolando o lavorando utensili e oggetti, mentre li afferra o li depone.

Poco più del 40% di questi infortuni deriva dalla perdita totale o parziale del controllo e oltre un quarto da movimenti scoordinati del corpo senza sforzo fisico, gesti intempestivi o inopportuni.

Per quanto riguarda i casi mortali, invece, meno di un decesso su quattro si verifica a seguito della perdita di controllo di una macchina o di un’attrezzatura di movimentazione e più di uno su sette per scivolamento o caduta del lavoratore.