Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Il regolamento sull’intelligenza artificiale (AI Act) prevede regole specifiche per tutti i modelli di IA a scopi generali (Gpai), cioè per tutti quei modelli di IA con usi versatili. Un modello di intelligenza artificiale a scopi generali è un tipo di IA che, grazie all’addestramento con grandi quantità di dati attraverso l’auto-supervisione su vasta scala, dimostra una notevole versatilità. Il regolamento Ue entrerà in vigore due anni dopo l’entrata in vigore della pubblicazione, tranne per alcune eccezioni, come appunto le regole per i Gpai e per i sistemi di IA vietati. I fornitori di modelli di Gpai con rischi sistemici devono anche effettuare valutazioni del modello, inclusi test avversari documentati per identificare e mitigare i rischi sistemici. Devono valutare e mitigare i possibili rischi sistemici e le loro fonti, tracciare, documentare e segnalare incidenti gravi e possibili misure correttive all’Ufficio dell’AI e alle autorità nazionali competenti senza ritardi ingiustificati, e assicurare un adeguato livello di protezione della cybersecurity.
Gli Stati dovranno adottare misure per identificare, valutare, prevenire e attenuare i rischi associati ai sistemi di IA e considerare la necessità di moratorie o divieti in casi di rischi incompatibili con i diritti umani. Il trattato regola l’uso dei sistemi di intelligenza artificiale sia nel settore pubblico, comprese le aziende che operano per conto di enti pubblici, sia nel settore privato. La convenzione stabilisce requisiti di trasparenza e controllo adattati ai contesti e ai rischi specifici, inclusa l’identificazione dei contenuti generati dai sistemi di intelligenza artificiale. Le parti dovranno adottare misure per identificare, valutare, prevenire e attenuare i possibili rischi e considerare la necessità di una moratoria, di un divieto o di altre misure appropriate per l’uso di sistemi di IA laddove tali usi possano presentare rischi incompatibili con le norme in materia di diritti umani. Gli Stati dovranno inoltre determinare le responsabilità e stabilire l’obbligo di rendere conto in caso di impatto negativo, garantire che i sistemi di IA rispettino l’uguaglianza, compresa quella di genere, e assicurare il divieto di discriminazione e la protezione della privacy. Inoltre, le parti che aderiscono al trattato dovranno assicurare la disponibilità di vie di ricorso e garanzie procedurali per le vittime di violazioni dei diritti umani legate all’uso dei sistemi di IA.
Le aziende italiane non riescono scrollarsi di dosso l’etichetta di cattive pagatrici, rispetto ai concorrenti di altri Paesi europei e mondiali. Le imprese, infatti, saldano le proprie fatture commerciali con minore puntualità sia rispetto all’Europa, sia al resto del mondo. Tuttavia c’è qualche miglioramento, seppur non a livello omogeneo sul territorio nazionale. A lanciare l’allarme è lo “Studio pagamenti 2024”, giunto alla ventesima edizione, realizzato da Cribis, società del gruppo Crif, che mette in luce le abitudini delle aziende di 39 paesi in Europa, Asia, Oceania e Nordamerica, che rappresentano circa il 90% del Pil mondiale.
Le imprese sono ancora in difficoltà nell’onorare i propri debiti nei confronti delle banche. Tanto che, il tasso di default, che misura la quota di crediti che in un anno registrano insolvenze, ritardi nei pagamenti oltre i 90 giorni o altre inadempienze (procedure concorsuali, protesti, pignoramenti), nel 2023, segna una crescita, come già riscontrato nel 2022, per la prima volta dopo i minimi post pandemia. Da canto loro, però, istituti di credito e operatori finanziari stanno reagendo, gestendo sempre meglio gli stock dei crediti. Passando alle cifre, lo scorso anno, per quanto riguarda il rischio di credito, la percentuale per le società di capitali sale al 2,6% (+8% rispetto a dicembre 2022), un balzo del 60% rispetto al minimo storico dell’1,6%, registrato a dicembre 2021. Per le società di persone si passa all’1,6% (+10% rispetto a dicembre 2022); le famiglie produttrici (imprese individuali, società semplici e così via) schizzano al 2,5% (+21%); quelle consumatrici all’1,4% (+19%).
Aumentano a doppia cifra, nei primi quattro mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le liquidazioni giudiziali, cioè quelle procedure che, con l’entrata in vigore del Codice della crisi di impresa, da luglio 2022, hanno sostituito i fallimenti. Sono a quota 2.862 (+16%, rispetto alle 2.469 dello stesso periodo dello scorso anno), continuando il trend di crescita dal 2022. E, ancora, sono 43.503 i fallimenti pendenti, in calo del 9% rispetto al 31 dicembre dello scorso anno (47.675). Lo scenario è stato rilevato da Berry Sea, l’Osservatorio realizzato da Berry srl (startup fintech che propone soluzioni nel settore del credito).
Nuove prescrizioni e importanti limitazioni per il posizionamento degli autovelox, con obbligo di adeguamento delle postazioni fisse entro un anno. Non consentiti gli accertamenti della velocità con contestazione differita sulle strade che presentano limiti di velocità inferiore di oltre 20 km/h rispetto al limite previsto dal codice per la tipologia di strada. Obbligo di rispettare precise distanze minime tra le varie postazioni di controllo. Divieto di inviare le fotografie dell’illecito al domicilio del trasgressore. Sono alcune delle novità in materia di collocazione delle postazioni di controllo e di utilizzo dei dispositivi e dei sistemi di misurazione dei limiti di velocità dei veicoli, secondo la nuova disciplina prevista dal decreto del 11 aprile 2024 adottato dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il ministro dell’interno e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 maggio 2024.
Cresce ancora in Italia la spesa per la sanità digitale, che nel 2023 ha raggiunto quota 2,2 miliardi di euro (+22% rispetto al 2022). A spingere gli investimenti delle aziende sanitarie è, soprattutto, la sicurezza informatica, anche grazie alle risorse previste dal Pnrr. Aumenta anche l’interesse per l’intelligenza artificiale. Sono alcuni degli esiti della ricerca curata dall’osservatorio Sanità digitale della School of management del Politecnico di Milano, svolta in collaborazione con Fiaso e presentata in occasione del convegno “Sanità Digitale: Trasformare il presente per un futuro sostenibile”. Il 63% delle strutture sanitarie, nonostante l’aumento nella spesa complessiva, vede ancora la disponibilità di risorse economiche come la barriera più significativa all’innovazione digitale. Tra gli altri ostacoli maggiormente percepiti troviamo anche quest’anno la limitata cultura per il digitale (43%) e la mancanza di competenze per l’utilizzo degli strumenti (40%), oltre all’integrazione dei nuovi strumenti con i sistemi informatici già presenti nelle strutture (41%)».
Quando si cercano informazioni sulla salute, il 42% degli italiani si rivolge a siti web specializzati e il 38% a Google, punto di contatto utilizzato principalmente nella ricerca di risposte rapide e chiare riguardo disturbi o sintomi (52%), strutture, prestazioni o servizi di interesse (44%), nonché informazioni e chiarimenti in tema di prevenzione (32%). Tra i contenuti più apprezzati tra gli utenti online figurano le interviste agli specialisti (58%) e gli articoli di approfondimento pubblicati su blog e siti specializzati (53%). A rilevarlo è l’indagine “Bisogni, criteri di scelta e propensione alla spesa degli italiani in tema salute e benessere”, condotta da Nomisma, secondo cui, negli ultimi anni, la crisi sanitaria connessa alla diffusione della pandemia Covid-19 ha influenzato i bisogni e l’approccio degli italiani rispetto a salute e benessere.
L’assicurazione della responsabilità civile indennizza l’avvocato che pure non ha ancora risarcito i clienti, i quali pretendono i danni per la colpa professionale. La compagnia, infatti, non contesta il sinistro né la responsabilità del professionista-cliente ma si rende inadempiente all’obbligo di attivarsi di fronte alla tempestiva denuncia del sinistro da parte dell’assicurato. E così facendo è condannata a pagare anche gli oneri e le spese maturate a carico dei clienti del professionista per il pignoramento mobiliare scattato dopo il mancato versamento delle somme precettate. L’obbligo dell’assicurazione di tenere indenne l’assicurato di quanto quest’ultimo deve pagare al terzo, infatti, non può dirsi sussistente soltanto al momento in cui il credito del terzo danneggiato diviene liquido ed esigibile. Così la Corte di cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 13897 del 20/05/2024.
Nel caso in cui si voglia far valere la responsabilità professionale di un avvocato l’eventuale ricorso per Cassazione dovrà essere analiticamente motivato. Lo afferma La Corte di cassazione con la ordinanza n.8006/2024. Il caso di specie trae origine da un azione promossa nei confronti di un avvocato diretta ad ottenere un risarcimento per i danni cagionati nell’esecuzione di un incarico professionale. I giudici del Tribunale rigettavano la domanda risarcitoria che tuttavia veniva accolta da parte dei giudici della Corte di Appello che condannavano il legale. Quest’ultimo ricorreva pertanto in sede di Cassazione deducendo l’ assenza dei presupposti per un affermazione di responsabilità. Il procedimento dopo avere compiuto il proprio corso veniva deciso con una decisione d ‘inammissibilità da parte dei giudici della Corte di Cassazione con il provvedimento qui in commento.
L’intelligenza artificiale «entra» negli studi professionali italiani. Due studi su cinque si dichiarano, infatti, consapevoli delle trasformazioni in atto legate alla diffusione e all’utilizzo dell’IA, con un grado di consapevolezza che cresce all’aumentare della dimensione del fatturato degli studi stessi. Mentre due realtà professionali su tre associano la digitalizzazione alla riduzione del tempo dedicato alle attività a minore valore aggiunto. Sono alcuni dei tratti dello scenario delineato nel rapporto “L’impatto della digitalizzazione e dell’Intelligenza Artificiale sugli studi professionali italiani”, curato da The European House Ambrosetti in collaborazione con TeamSystem, secondo cui, in generale, i professionisti percepiscono l’IA come uno strumento di efficientamento operativo con significativi vantaggi di tempo e di produttività, in primis per le attività routinarie.

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Sono da poco passate le 13 quando sulla barriera di Rosignano, dove finisce l’autostrada A12 e inizia l’Aurelia in provincia di Livorno, piomba a tutta velocità una Honda Hrv nera. L’auto è fuori controllo. Le telecamere la riprendono mentre sbatte contro il muro tipo New Jersey sulla destra della corsia e prende ancora di più l’abbrivio, andando poi a schiantarsi su un’auto in coda per pagare il pedaggio, una Cinquecento rossa. Le due macchine si ribaltano, addirittura sollevano da sotto il casottino del casello. Praticamente lo sradicano, facendolo incombere sulla corsia accanto. Davanti alla Cinquecento c’è una Hyundai rossa con a bordo una famiglia ucraina. Anche questa vettura viene danneggiata in modo importante facendo temere gravissimi danni per le persone all’interno.

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Le autorità di vigilanza europee sono passate all’attacco sui “finfluencer”, ovvero gli influencer che, usando le possibilità offerte da internet, danno consigli sugli investimenti. Il sasso nello stagno lo ha lanciato la “Financial conduct authority”, l’equivalente inglese della Consob, che due settimane fa ha denunciato nove persone per aver fornito consulenza in materia di investimenti finanziari tramite social media senza alcuna autorizzazione. Questi soggetti, qualora venissero condannati, rischiano la reclusione fino a due anni.
Messi tutti insieme, gli influencer finanziari italiani hanno le dimensioni di una solida media impresa, con un giro d’affari stimato annuo di circa 45 milioni di euro. Quando hanno iniziato ad affacciarsi sulle piattaforme di social network, ormai alcuni anni fa, si limitavano a proporre “lezioni di finanza” gratuitamente. Una volta allargata l’utenza, su di loro si è però accesa l’attenzione delle società che emettono prodotti finanziari ed è scattata la virata sui contenuti, oggi composti al 60% da promozioni e raccomandazioni di investimento. Ma soprattutto sono iniziati ad arrivare gli introiti, con le pubblicazioni che vengono pagate tra i 1.000 e i 10 mila ciascuna (le somme variano dal canale utilizzato e dalla dimensione dei follower). I finfluencer maggiormente seguiti in Italia hanno un pubblico di 200 mila seguaci, ma stanno crescendo e il 48% dei giovani tra i 18 e 25 anni dichiara di usare i social come fonte primaria di informazione finanziaria. Nel solo 2023 sono stati pubblicati su Instagram, Facebook, X, You Tube e Tik Tok la bellezza di quasi 2.600 contenuti a tema economia e finanza ogni giorno. Moltiplicato per 365 giorni, vuol dire un milione tondo di post, di cui 9 mila circa pagati.
L’ultima indagine di Acri e Ipos, presentata in occasione della Giornata del Risparmio, ha confermato che mettere da parte del denaro è vissuto con un’accezione positiva dalla stragrande maggioranza degli italiani. «Il risparmio è da sempre un valore per il nostro Paese: il salvadanaio è spesso il nostro primo approccio al tema. Tuttavia crescendo, mentre in altri Paesi europei la gestione del denaro si articola, in Italia tendiamo a mantenere la liquidità sul conto corrente perdendoci opportunità positive», commenta Tiziana Lamberti, executive director Wealth Management & Protection di Intesa Sanpaolo.
Nel 2040 esattamente la metà del Pil italiano sarà generato dagli over 50 e, spostando l’attenzione ai consumi, la percentuale salirà addirittura al 75%, per un totale rispettivamente di 1.462 miliardi di euro e 1.358 miliardi. A fornire queste cifre, che evidenziano la crescente importanza della cosiddetta silver economy, è l’indagine intitolata “Il private banking in un mondo più longevo”, realizzata da Kpmg in collaborazione con Aipb, l’Associazione italiana private banking. I ricercatori che hanno redatto lo studio sono arrivati a queste conclusioni sulla base dei dati Istat, che prevedono che gli over 65 rappresenteranno il 32,4% della popolazione italiana nel 2040, a fronte dell’attuale 24%. Fra poco più di un decennio e mezzo, quindi, un italiano su tre avrà più di 65 anni, mentre oggi questo è vero solo per un italiano ogni quattro. In valori assoluti, gli over 65 saranno 18,8 milioni nel 2040, a fronte dei 14,2 milioni dell’anno scorso. Questa dinamica è favorita da due fattori. Da una parte c’è l’aumento dell’aspettativa di vita – per i nati nel 2023 è di 83,1 anni, contro i 72,8 anni dei nati nel 1974 – dall’altra la bassa natalità, che di recente è scesa a 1,2 figli per donna.

Anche senza voler scomodare il Watergate, c’è più di una traccia che porta al denaro — ed è tanto — nel “pacchetto previdenza” che il presidente del Cnel, Renato Brunetta, prepara per i prossimi mesi. Con possibile punto di arrivo in una «Supercassa», fondi privati e finalità pubbliche. Andiamo con ordine e vediamo come. In occasione dell’assemblea di Villa Lubin, mercoledì scorso, Brunetta ha annunciato un’iniziativa sulla previdenza dedicata a «casse dei liberi professionisti; previdenza complementare; previdenza obbligatoria; contribuzione». Il tutto confluirà in una proposta di Disegno di legge delega del governo di riforma «del sistema pensionistico». Previsto atterraggio nel mezzo della prossima sessione di bilancio, in ottobre. Giusto a un anno dalla relazione del Cnel al governo con la quale è stato definitivamente accantonato il salario minimo per legge.
La prima evoluzione avvenne nel 1968, con l’obbligatorietà dell’assicurazione sui rischi di responsabilità civile legati alla circolazione delle auto. Improvvisamente (e per fortuna, raramente una scelta di legge fu tanto previdenziale), il mercato si allargò. Il secondo step avvenne più di due decenni dopo, erano gli anni Novanta, stagione di finanza aggressiva e di uscita dalle logiche degli investimenti a reddito fisso. Fu allora che Sara, divenuta nel frattempo una delle più importanti compagnie nell’ambito della Rc Auto, allargò la propria operatività anche al settore Vita. «Fu – spiega Alberto Tosti, dal 2016 direttore generale di Sara – una logica evoluzione del modello di business della compagnia, che si è sempre focalizzata sulla tutela di famiglie e piccole e medie imprese. Siamo totalmente italiani e questa particolarità evita che noi si finisca influenzati dalle opinioni sul rischio Paese. Così possiamo servire al meglio la nostra clientela, attraverso una rete tradizionale di agenti, oltre 600 su un totale di circa 14 mila iscritti presenti sul territorio, che rappresentano la struttura ideale per accompagnare le scelte della clientela».

Dalle ore 10 di oggi 3 giugno 2024, partono gli incentivi auto con la possibilità delle concessionarie di effettuare le prenotazioni sulla piattaforma gestita da Invitalia. Molte le novità: innanzitutto tra i veicoli agevolati vengono incluse anche le autovetture aziendali delle società di capitali e, in generale, delle persone giuridiche; inoltre, i nuovi valori erogati sono più elevati rispetto ai precedenti: in particolare per le autovetture si può arrivare fino a un massimo di 6mila euro di contributo, senza rottamazione, e fino a 11mila con rottamazione (o, rispettivamente, fino a un massimo di 7.500 e 13.750 per le persone fisiche con Isee inferiore a 30mila euro; premialità riproposta dopo un periodo di pausa). Quindi, in caso di rottamazione, viene differenziato l’importo del contributo riconosciuto a seconda della classe del veicolo ceduto (Euro 1, 2, 3, eccetera). Con l’introduzione del noleggio sociale per le classi meno abbienti inoltre, il noleggio a lungo termine viene incluso tra le modalità incentivate, in attesa del decreto attuativo che lo ratifichi. Raddoppiati infine i contributi per i veicoli agevolati di titolari di licenze di taxi e autorizzati al Ncc.
A un anno dall’entrata in vigore, l’equo compenso stenta a trovare piena applicazione nei rapporti tra professionisti e pubblica amministrazione. E gli appalti, in particolare quelli legati ai servizi di ingegneria e architettura sono senza bussola. E in frenata. O meglio: in realtà tentativi di dipanare una intricata matassa normativa ce ne sono fin troppi, tra prese di posizione dell’Autorità anticorruzione (Anac), e sentenze della giurisprudenza tra loro divergenti. Quello che manca è proprio un indirizzo univoco su come applicare l’equo compenso nelle gare. Un ginepraio in cui neanche il ministero delle Infrastrutture riesce a districarsi. Tanto che in una risposta all’interrogazione presentata la scorsa settimana alla Camera da Erica Mazzetti (Fi), proprio sulle difficoltà di applicazione della legge, il sottosegretario alle Infrastrutture, Tullio Ferrante, ha rinviato la soluzione alla cabina di regia sul Codice appalti istituita a Palazzo Chigi (peraltro già investita degli stessi dubbi dall’Anac). Aprendo però al confronto diretto tra le parti: da un lato le amministrazioni pubbliche, dall’altro le istituzioni e le associazioni di categoria, Ordini compresi.