Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Migliora la solidità delle imprese italiane. Malgrado gli scossoni economici e finanziari subiti in questi ultimi anni, il tessuto produttivo italiano è in salute tanto che sono oltre 1.100 le imprese che, senza indebolire la struttura economico-finanziaria, possono emettere fino a 15 miliardi di euro di minibond, di cui la metà circa (6,6 miliardi di euro) “verdi”, cioè a supporto di politiche di sostenibilità, grazie a 540 possibili emittenti che operano nei settori più toccati dalla transizione ecologica ed energetica. Non solo. La possibilità di emettere minibond fa abbassare la probabilità di default e fa salire il merito creditizio.
Il “Buy now pay later”, ossia gli strumenti di pagamento che consentono di comprare subito un bene o un servizio ma di pagarlo solo in un momento successivo, conquista nuove quote di mercato e inizia ad andare al sorpasso rispetto ad altre forme di finanziamento tradizionali. Il valore dei finanziamenti erogati nel secondo semestre del 2023 risulta, infatti, in crescita del 35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, anche grazie all’effetto traino garantito dalla diffusione dell’e-commerce. In contrasto rispetto all’andamento del credito al consumo Small Ticket (cioè i prestiti personali e finalizzati con ticket inferiore a 5 mila euro). In particolare, sono gli appartenenti alla Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1979) e i Millennials (i nati dall’inizio degli anni Ottanta alla metà degli anni Novanta) i maggiori utilizzatori, con una quota del 75,7% del totale, ma aumenta la diffusione anche tra i Baby Boomers (i nati tra il 1946 e il 1964). A delineare tale scenario sono i dati contenuti nello specifico focus curato dagli analisti di Crif secondo cui la crescita mondiale del Buy now pay later (Bnpl), in termini di valore del transato nel 2023, è pari al 18% rispetto al 2022, raggiungendo una quota del 5% della spesa globale per l’e-commerce, ovvero oltre 316 miliardi di dollari (ossia quasi 294 miliardi di euro).
Poche operazioni ma di buon livello. Potrebbe essere questa la sintesi dell’attività M&A nel primo trimestre 2024. Lo certificano i dati resi noti da Kpmg secondo la quale il settore delle fusioni e acquisizioni ha iniziato il 2024 in ripresa. Nei primi tre mesi si sono infatti registrate operazioni per circa 14,6 miliardi di euro (+55,2% rispetto al primo trimestre 2023), pari a oltre il 40% dei controvalori registrati nell’intero 2023 (35,1 miliardi di euro). Un risultato che è stato determinato essenzialmente dalla chiusura di alcuni grandi deal con un controvalore ciascuna sopra il miliardo di euro. Rallentano invece i volumi: dopo un triennio da record in termini di numero di operazioni, che su base annua si sono sempre attestate intorno alle 1200, il 2024 è iniziato in modo più prudente registrando nei primi tre mesi solo 272 deal (-24,4% rispetto al primo trimestre 2023). Importante notare, però, che tale dato risulta comunque superiore a quanto registrato nei primi 3 mesi degli anni precedenti al 2020.
Deve dichiararsi prescritta la pretesa portata da una cartella di pagamento che, benché connessa alla emissione di un atto giudiziario quale titolo sottostante, pervenga al contribuente ben oltre il termine decennale decorrente dalla data di emissione dello stesso. È ciò che ha stabilito la Cgt di I grado di Milano nella sentenza n. 2937/2023, depositata il 17 agosto 2023. Una società assicurativa proponeva ricorso a una cartella di pagamento proveniente dall’Agenzia delle entrate Riscossione milanese e portante oltre 28.000 euro di imposta di registro relativa all’anno 2006. Nello specifico, si trattava di un’imposta di registro connessa all’emissione di atti giudiziari. Nell’impugnarla, la parte deduceva la carenza di motivazione dell’atto, dal quale non si riteneva potesse comprendersi la ragione del credito tributario, per il quale, in subordine, si eccepiva anche la maturazione del termine di prescrizione decennale.

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L’esempio tipico è quello delle polizze assicurative del ramo vita. La proposta è articolata sia su quelle classiche del Ramo I (che hanno le gestioni separate e il capitale garantito) sia su quelle cosiddette multiramo, composte da investimenti sia sulle gestioni separate sia nelle unit linked, che investono in quote di fondi d’investimento ed Etf. Alla fine del 2023 le masse gestite da Poste Italiane in queste polizze vita finanziarie hanno raggiunto 11,3 miliardi di euro, staccando di misura l’altro prodotto del risparmio gestito, i fondi comuni, pari a 10,53 miliardi (di cui 6,3 miliardi fondi bilanciati, 3 miliardi fondi obbligazionari e 1,1 miliardi fondi azionari).
Un nuovo e fino a pochi anni fa impensabile mercato si è aperto per le compagnie, quello delle polizze legate agli animali da compagnia, i Pet. Le coperture assicurative, in Italia, riguardano quasi esclusivamente i cani e gatti ma nel novero degli animali da compagnia figurano anche conigli, uccelli, pesci, rettili. Per un totale, calcolato dal Rapporto 2023 di Assalco-Zoomark, di 65 milioni di soggetti. I gatti la fanno da padroni con 10,2 milioni, mentre i cani sono 8,8 milioni. Un esercito a quattro zampe, per cui si spende sempre di più: 100 milioni sono in lettiere per gatti nel 2023, un incremento del 13,4% della spesa media per l’alimentazione di cani e gatti, per esempio. È a questo universo che, almeno in Italia, puntano le compagnie, consce che il mercato è ancora piccolo ma che sta crescendo a vista d’occhio, e ogni impresa lo sta registrando al proprio interno. Unipolsai, ad esempio, nel 2023 ha venduto 20.500 polizze, con una crescita del 5% sul 2022.
Nei giorni scorsi Banca Generali ha annunciato l’avviodelle attività oltreconfine attraverso BG Suisse Private Bank. La nuova entità, con sede a Lugano, punta da una parte alla clientela locale, dall’altra agli italiani che – in un’ottica di diversificazione – detengono una quota di portafoglio in Svizzera.
Per Unipol, la buona notizia è che oggi ha in mano più del 90% del capitale di Unipolsai, al termine dell’Opa (offerta pubblica di acquisto) annunciata a febbraio sul 14,75% non ancora in portafoglio. Quella meno buona, sempre guardando le cose con gli occhi della compagnia bolognese, è che si è fermata al 94,916%, a un soffio da quel 95% che le avrebbe permesso di obbligare i soci di minoranza a venderle le azioni residuali. Invece, essendosi Unipol fin da subito detta non intenzionata a ripristinare il flottante necessario per le regolari negoziazioni, sta per prendere il via la cosiddetta procedura di “sell-out”, in un periodo ancora da stabilire. In pratica, si darà la possibilità ai piccoli azionisti di uscire allo stesso prezzo dell’Opa, ossia 2,7 euro per ogni titolo Unipolsai dividendo incluso, ma senza poterli obbligare. Poiché la società assicurativa il 20 maggio staccherà una cedola da 0,165 per azione, se la data di pagamento del corrispettivo cadrà dopo il 21, i soci riceveranno 2,535 euro.
La classifica dei modelli più virtuosi al mondo Italia al trentunesimo posto su quarantasette. L’Ocse ha lanciato l’allarme sull’incidenza della spesa pensionistica in Italia, in costante crescita e al top tra i Paesi aderenti all’organizzazione internazionale, ma anche gli altri Stati occidentali non se la passano bene. Pesa soprattutto l’allungamento della vita media a fronte del calo costante della natalità, oltre che le politiche generose in materia adottate nel passato e che continuano a gravare sui lavoratori di oggi. Come la maggior parte degli schemi pensionistici, quello del nostro Paese è a ripartizione: i contributi che i lavoratori versano vengono utilizzati per pagare le pensioni di coloro che hanno lasciato l’attività lavorativa e, per far fronte al pagamento delle pensioni future, non è previsto alcun accumulo di riserve finanziarie. Motivo per cui il meccanismo non offre garanzie sulla sua sostenibilità, a differenza di quello a capitalizzazione, in virtù del quale i contributi versati dai lavoratori vengono investiti sul mercato dei capitali. Di conseguenza, ognuno riceve come pensione quello che ha versato più il suo rendimento sul mercato.

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Maggiore sicurezza dunque, e il governo Meloni, per mano del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, ha prodotto il disegno di legge che riforma il Codice della strada: approvato alla Camera il 27 marzo è ora in discussione al Senato. Vediamo cosa cambia. Oltre alle sanzioni già previste per la guida in stato di ebbrezza, in caso di ebbrezza grave l’automobilista dovrà obbligatoriamente installare l’alcolock per un periodo variabile da 2 a 3 anni. Si tratta di un sistema elettronico che blocca il motore se c’è una goccia d’alcol in corpo. Per la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti si modifica l’articolo 187. Il disegno di legge alza giustamente il tiro contro chi guida con il telefono in mano. Già oggi si rischia una multa da 165 a 660 euro più una decurtazione di 5 punti dalla patente e la sospensione in caso di recidiva entro due anni. La riforma alza la sanzione e la sospensione può arrivare fino a 120 giorni: ai 90 che possono dare i prefetti si aggiungono altri 30 giorni di «mini sospensione» che possono comminare le forze dell’ordine se ti fermano in strada, hai meno di 20 punti sulla patente e provochi un incidente. Tuttavia cogliere qualcuno in flagrante al cellulare è molto difficile perché non è previsto l’utilizzo di dispositivi elettronici come aveva richiesto l’Anci. Restano solo le rilevazioni visive dirette degli agenti con il fermo, o i controlli post incidente. Per i monopattini elettrici ci sarà obbligo di targa, assicurazione Rc, tutti dovranno indossare il casco e potranno circolare solo in città.

Un’efficace politica demografica non si traduce soltanto in una questione di asili nido o di sussidi per la genitorialità. L’occupazione femminile aiuta la crescita del tasso di fecondità. Immigrazione e integrazione, come dimostrano i casi di Germania e Svezia che stanno invertendo l’andamento della curva demografica, sono scelte politicamente costose ma produttive soprattutto per incrementare l’offerta di lavoro. Minello e Nannicini sollecitano un maggiore impegno nel promuovere la parità di genere che rappresenta un indispensabile salto di paradigma culturale. «La decisione di diventare genitori dovrebbe essere un atto di amore e desiderio, non una risposta a una sorta di appello di reclutamento demografico»
L’anno scorso il numero di miliardari per successione ha sopravanzato quello dei nuovi miliardari fai-da-te: 53 eredi hanno ricevuto un patrimonio di 150,8 miliardi di dollari, mentre gli imprenditori hanno creato una fortuna di 140,7 miliardi. È la prima volta che accade dal 2015, da quando cioè Ubs, la banca di riferimento degli ultraricchi, ne indaga risultati, ambizioni e preferenze. Non sarà probabilmente l’ultima, vista la siccità di quotazioni in Borsa e l’avanzare dell’età degli attuali comandanti d’industria. Nei prossimi 20-30 anni, così, oltre mille miliardari dovranno scegliere a chi e come trasferire 5200 miliardi. E, più in generale, Kpmg stima che entro il 2030 la successione riguarderà patrimoni per oltre 15 mila miliardi di dollari.
Sulla base delle fonti citate possiamo calcolare il valore della redistribuzione per l’anno 2021, ultimo dato fiscale disponibile. Iniziamo con la sanità la cui spesa totale nel 2021 è stata di 117,834 miliardi pari a 1.989 euro per ogni cittadino italiano (pro capite). Per garantire i servizi sanitari al 55,75% di italiani che in totale versano 12,9 miliardi di Irpef, occorrono 52,749 miliardi che sono a carico soprattutto del 13,94% della popolazione che dichiara redditi da 35 mila euro in su e che versa il 62,5% dell’Irpef. Poi viene la spesa per assistenza sociale a carico della fiscalità generale che nel 2021 è ammontata a 144,215 miliardi, pari a 2.434,57 euro pro capite. Si tratta di un pro capite tutto teorico e sottostimato in quanto non ne beneficiano i redditi sopra i 35 mila euro e che serve per garantire tutte le assistenze alla famiglia, ai soggetti privi di reddito, ai pensionati assistiti (circa il 47% dei 16,1 milioni di pensionati), ai disoccupati e agli invalidi con bonus, sussidi e reddito di cittadinanza. Per finanziare la parte di spesa non coperta dal 42,59% degli italiani senza redditi e da quelli che versano una imposta inferiore a 4.424 euro (sanità più assistenza fanno 4.424 euro) occorrono altri 78,19 miliardi che sono a carico prevalentemente del solito 13,94% cioè di 5,783 milioni di contribuenti pari a 8.254.759 di cittadini e in parte del 22,10%, che autosufficiente per la sanità con una imposta media di 2.935 euro, concorre all’assistenza per il 39% cioè 946 euro su 2.435, lasciando il resto ai contribuenti di fascia più elevata.
L’incendio è scoppiato in Spagna ed è ancora presto per capire se si propagherà in Europa. La manovra di accerchiamento voluta dal presidente esecutivo del Bbva, Banco de Bilbao Vizcaya Argentaria, Carlos Torres Vila sul Banco di Sabadell accende gli appetiti del risiko tra gli sportelli. L’infatuazione del Bbva verso Sabadell dura da anni. Già nel 2020 ci fu un tentativo andato a vuoto. Stavolta, dopo aver cercato un accordo con il consiglio di amministrazione, che lo ha respinto perché poco remunerativo, il Bbva ha avanzato una proposta ostile, carta contro carta, che evolverà nelle prossime settimane. L’operazione configura l’unione tra un gruppo che capitalizza 56 miliardi e un altro, il Sabadell, a cui la Borsa riconosce un valore di 10 miliardi. Nel complesso, nascerebbe una realtà da quasi 66 miliardi di capitalizzazione che trasformerebbe il Bbva nella quarta banca in Europa per dimensione, collocandosi a metà strada tra le italiane Intesa Sanpaolo (66) e Unicredit (61).
Doppio passo per Unipol. Da quest’oggi la grande torre di via Melchiorre Gioia, a Milano, diventerà il quartier generale del gruppo, sede centrale delle attività non solo finanziarie della compagnia guidata da Carlo Cimbri. Unipol ha deciso di puntare forte su Milano, abbinando all’immobiliare un importante progetto di comunicazione che vede il gruppo diventare lo sponsor principale del Forum di Assago, la grande arena che ospita le partite casalinghe dell’Armani basket e molti concerti di musica. Un accordo, quello sull’Unipol Forum, che durerà fino alla fine del 2026, con una opzione per l’anno successivo.
Il risparmio, in Italia, è tutelato dalla Costituzione. Per capire la portata di tanta tutela l’appuntamento è fissato per giovedì 16 maggio, dalle 15, nella sala delle Lauree di Economia a La Sapienza, a Roma. Sotto la supervisione di Domenico Siclari, si terrà infatti il convegno di studi dedicato a La tutela del risparmio in Costituzione e negli altri ordinamenti europei. Parteciperanno, oltre a Siclari, Giovanni Di Bartolomeo (UniSapienza), Nazario Pagano (Commissione Affari Costituzionali presidenza del Consiglio), Stefano Ceccanti (UniSapienza), Davide Antonio Ambroselli (Commissione Affari Costituzionali della Camera), Marco Tofanelli (Ocf), Ornella Di Benedetto (Ambasciata d’Austria), Petr Havlik (Ambasciata della Repubblica Ceca), Michael Bounakhla (Ambasciata di Francia), Benedikt Grodau (Ambasciata di Germania) e Mauro Maria Marino (Ocf).
Cosa significa fare una corretta pianificazione finanziaria? Prima di tutto occorre mettere a fuoco i bisogni e gli obiettivi della famiglia lungo il suo intero ciclo di vita: dalla casa alla copertura dei rischi, dalla previdenza integrativa alla formazione universitaria per i figli. Fino ai piccoli o grandi sogni, come l’acquisto di una seconda casa. Ovviamente ci si deve misurare con la propria capacità di risparmio, in base ai flussi di reddito e di spesa, attuali e futuri. Infine, vanno predisposte le soluzioni più efficienti per coprire le varie necessità. Sapendo che il piano richiederà, strada facendo, qualche tagliando, più frequente, se si verificano circostanze tali da modificare le ipotesi di partenza. In queste pagine, con l’aiuto di Progetica, l’Economia del Corriere ha provato a fare i conti, prendendo in esame tre casi concreti: un single 35enne, un quartetto composto da mamma e papà 40enni più due figli, infine una coppia di 55enni senza eredi.
Proteggersi dal rischio di premorienza, che comprometterebbe la capacità del principale percettore di reddito di provvedere ai bisogni della sua famiglia: è questa la priorità di Luigi e Maristella, mamma e papà 40enni con due bambini di, rispettivamente, due e quattro anni. Il costo complessivo di questa copertura assicurativa è di 1.892 euro l’anno: a fronte di questo premio, erogato per 30 anni — affinché gli eredi raggiungano la piena indipendenza economica — in caso di sinistro la compagnia erogherebbe un capitale di 675mila euro nel caso del papà e 69mila euro nel caso della mamma, sufficienti a compensare il venir meno dei rispettivi flussi di reddito e del contributo alla gestione delle necessità famigliari.
Una pianificazione finanziaria completa richiede ingenti risorse. Per avere 60 mila euro tra 10 anni da destinare all’acquisto della prima casa, mentre costruisce una pensione di scorta e si tutela contro infortuni e malattia, un 35enne libero professionista dovrebbe partire da un capitale iniziale di 14mila euro e aggiungere un piano di accumulo da 10.782 euro l’anno, pari a circa 900 euro al mese. In questa simulazione, Progetica calcola una capacità di risparmio di 9.200 euro l’anno.
Antonio e Giorgia sono una coppia di 55enni senza figli. Lui è dirigente, lei impiegata. La priorità assoluta per entrambi è la previdenza integrativa: ad oggi, infatti, nessuno dei due ha mai versato contributi aggiuntivi per la pensione di scorta. Bisogna correre rapidamente ai ripari, perché mancano rispettivamente solo 13 anni e 9 anni al raggiungimento dei requisiti per accedere all’assegno dell’Inps. Considerando un obiettivo di rendita annua di circa 9.000 euro l’anno per lui e 7.350 per lei, Antonio dovrà accantonare ogni anno 23.500 euro, quasi 2.000 euro al mese. Una cifra importante, inevitabile conseguenza dei mancati versamenti nei primi decenni di attività lavorativa. Giorgia a sua volta, dovrà mettere sul piatto 10.500 euro l’anno. Si parte comunque da un patrimonio di 70.253 euro, e da un reddito aggregato di circa 65mila euro (è compreso, in questa somma, anche un piccolo appartamento in affitto, che frutta 13mila euro l’anno, vedi tabella). Possono bastare per costruire un piano finanziario che consenta tra 10 anni di realizzare un piccolo sogno: acquistare una piccola auto sportiva, del valore di 50mila euro.

Con l’entrata in vigore, il 16 marzo 2024, del decreto ministeriale 232/2023 attuativo della legge 24/2017, è diventato operativo il regime dell’azione diretta che consentirà ai danneggiati da responsabilità sanitaria di chiedere il risarcimento alle compagnie assicuratrici dei (soli) ospedali pubblici e privati (se assicurati e non in autoritenzione) e dei medici liberi professionisti che hanno un rapporto diretto con il paziente, al pari di quello che avviene nella Rc auto. Si pone però un dubbio intertemporale: l’azione diretta si applica a tutti i contratti o solo a quelli emessi dopo la data di entrata in vigore del decreto attuativo? La soluzione del problema passa attraverso la qualificazione – processuale o sostanziale – della norma. Il tema è stato affrontato per la prima volta dal Tribunale di Locri con la sentenza del 18 aprile 2024 che, pur dichiarando inammissibile la domanda della danneggiata proposta direttamente nei confronti dell’assicurazione della struttura (perché anteriore al 16 marzo 2024), ha rilevato che la natura processuale della norma implica, in virtù del principio tempus regit actum, la possibilità di applicare la norma ai fatti lesivi già realizzati al 16 marzo 2024 ma a condizione che l’azione sia proposta dopo tale data.
A livello globale, si stima che il reddito della Generazione Z possa crescere più rapidamente di qualsiasi altra fascia demografica (si veda pagina 18). Guardando all’Italia, la differenza è più sfumata: «Per questioni anagrafiche, è la generazione che oggi nel nostro Paese ha un potere di acquisto inferiore rispetto alle altre – il reddito medio è inferiore di circa il 50,60% rispetto alla media delle altre generazioni – ma, indipendentemente dal budget, le priorità sono differenti a livello di propensione all’acquisto e consumi», spiega Stefano Vittucci, Consumer products and retail sector leader di EY in Italia. EY ha elaborato per Il Sole 24 Ore del Lunedì le cinque priorità di consumo della Gen Z italiana: sostenibilità, società, finanze, esperienza, salute (si veda l’infografica a destra).