di Daniele Bussola
Gli anni dal 2015 al 2023 sono stati i più caldi mai registrati, con il 2023 anno più caldo di sempre e con le catastrofi naturali che hanno provocato perdite per circa 250 miliardi di dollari nel Mondo.
Il dato più allarmante è che luglio 2023 ha superato la soglia critica, infatti è stato circa 1,5 °C più caldo della media registrata negli anni preindustriali (1850-1900). L’Accordo di Parigi e la Cop26 di Glasgow avevano fissato il limite massimo del riscaldamento globale a 1,5 °C sopra i livelli preindustriali.
Dai dati raccolti da Legambiente, nel 2023 l’Italia è stata anche colpita da 378 eventi meteorologici estremi, +22% rispetto al 2022.
Daniela D’Andrea, CEO Swiss Re Italia, ha dichiarato che le catastrofi naturali continueranno ad aumentare sia di frequenza che di intensità provocando danni sempre maggiori.
In Italia non è coperto dalle polizze l’87% delle perdite dovute a catastrofi naturali, mentre in Gran Bretagna tale percentuale è del 25%, in Svizzera del 31% e in Francia del 47%.
L’alluvione in Emilia-Romagna è stata causata da 2 giorni durante i quali sono caduti oltre 300 mm di pioggia, in alcune zone anche a 500 mm ovvero 500 litri al metro quadrato, la quantità di pioggia che cade in 6-8 mesi. Tale alluvione ha provocato danni per circa 10 miliardi di dollari diventando l’evento meteorologico più costoso in Italia dal 1970. Danni di cui solo il 6% era assicurato.
Cambiamenti climatici e agricoltura
A causa dei cambiamenti climatici nel 2023 si è registrata una diminuzione della produzione del 10% nel grano, del 14% nell’uva da vino, del 63% nelle pere e del 70% nella raccolta di miele.
Alcuni consorzi sono intervenuti con nuove disposizioni che modificano i disciplinari per la produzione del vino.
Uno degli ultimi è quello del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella che ha modificato i disciplinari per la produzione di Valpolicella, Valpolicella Ripasso, Amarone e Recioto.
Nel 2018 Olga Bussinello, per circa 10 anni direttrice del Consorzio della Valpolicella, fece notare che le vigne stavano scalando le colline. Fino al 2010 si coltivava al massimo a quota 400 metri, ora si è saliti a 600 e si studiano nuovi cloni dei vitigni.
Matilde Poggi, ex presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti e dal 2021 presidente della CEVI (organizzazione che riunisce e rappresenta i vignaioli indipendenti di tutt’Europa), spiega che sta cambiando anche il modo di far crescere la vite tornando al sistema della pergola veronese perché le foglie formano un tetto che protegge i grappoli dai colpi di calore.
Cambiamenti climatici e api
Nel processo di produzione alimentare, oltre il 75% delle principali colture agrarie beneficia dell’impollinazione operata da decine di migliaia di specie animali in termini di produzione, resa e qualità.
I dati parlano da soli:
- a livello mondiale il 35% della produzione di cibo dipende dal ruolo svolto dalle api;
- il 90% della produzione mondiale di cibo dipende da 100 colture e di queste ben 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api;
- in Europa 4.000 diverse colture crescono grazie alle api.
Numerose specie impollinatrici sono a rischio di estinzione poiché l’abbondanza delle popolazioni e lo stato di salute di moltissime altre specie sono esposte a pressioni ambientali di varia natura. Una specie su 10 di api e farfalle europee è minacciata di estinzione e 1 specie su 3 vede la propria popolazione in declino.
In Italia sin dal 2003 sono stati segnalati eventi significativi di moria delle api, concentrati soprattutto in primavera, durante le fioriture, a causa dei trattamenti massivi con pesticidi operati sui suoli agricoli.
José Graziano Da Silva, Direttore Generale della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), ha sottolineato che la mancanza delle api e di altri impollinatori farebbe sparire molti alimenti dalle nostre tavole come ad esempio caffè, mele, mandorle, pomodori e cacao.
La nuova legge
Nella legge di bilancio 2024 (Legge di Bilancio del 30/12/2023 n. 213) è stato introdotto l’obbligo per le imprese di assicurarsi entro il 31 dicembre contro i rischi catastrofali quali sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni. Sono oggetto di copertura:
- terreni e fabbricati;
- impianti e macchinari;
- attrezzature industriali e commerciali.
Attualmente l’azienda che si assicura contro le calamità naturali ha in polizza normalmente un massimo risarcimento del 50% della somma assicurata. Nella legge di bilancio è stabilito che il massimale di scoperto o franchigia che rimane a carico dell’assicurato non può superare il 15% del danno subito dall’azienda.
Se l’impresa non sottoscriverà questa polizza obbligatoria ne verrà tenuto conto nell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario derivanti da risorse pubbliche, anche con riferimento a quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali.
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