Dall’Inviato speciale Ugo Ottavian

I FATTI

Vuoi per la fragilità del territorio, vuoi per la cementificazione andata via via crescendo nel tempo, vuoi anche per il costante spopolamento delle zone marginali, il territorio italiano ha subito e subisce l’aggressione degli eventi naturali con maggiore frequenza ed impatto. La crisi climatica attuale è solo l’ultimo allarme in termini di tempo per l’Italia. Con le sue previsioni e la valutazione dei possibili scenari futuri, c’è poco da stare allegri.

L’atteggiamento delle istituzioni in merito è però costantemente migliorato e qualcuno ricorderà che con il terremoto del Friuli Venezia Giulia del 1976, per iniziativa dell’allora ministro Giuseppe Zamberletti, nasceva la protezione civile che prima non c’era.  Ma già prendevamo nota della sismicità dei comuni italiani e mappavamo le aree del Paese in relazione alle principali tipologie di precipitazioni atmosferiche, si da capire quali fossero le zone più vulnerabili. Ed è un fatto che gli enti che sono intervenuti hanno assieme alla Protezione Civile mappato il territorio ed organizzato le assistenze di volta in volta che un nuovo evento lo segnava.  Nessuno infatti contesta sul quanto preziosa sia l’azione di enti come i Vigili del Fuoco, il Corpo Forestale dello Stato, i corpi di Polizia, Carabinieri ed Esercito, il Servizio Tecnico Nazionale, l’INGV (Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia), per riuscire a dare quantomeno le prime risposte in termini di aiuto. Negli ultimi anni però, complici anche le attività dell’uomo, terremoti, alluvioni, frane e dissesti hanno interessato buona parte del territorio nazionale. La frequenza e l’intensità di questi fenomeni appare infatti in deciso aumento.

E’ per questo che la Legge di bilancio 2024, ai commi da 101 a 111, parla di un obbligo di copertura assicurativa contro le calamità naturali, per il momento limitato alle imprese.

LE CONSEGUENZE

Nonostante nell’italico stivale oltre il 75% dei cittadini sia proprietario della casa in cui abita, per un totale di oltre 58.700.000 immobili ad uso abitativo, solo poco più del 45% di essi ha coperto il proprio immobile per il rischio dell’incendio e il rapporto ANIA anche se del 2022, evidenziava che erano poco meno di 1,4 milioni le polizze delle case con l’estensione alle catastrofi naturali, il campanello d’allarme suona ancora forte.

Talmente forte che le casse pubbliche, come è oramai evidente, non saranno più in grado di intervenire a sostegno nemmeno parzialmente con adeguati aiuti economici nelle zone colpite da queste calamità. Questa condizione è stata ampiamente dimostrata anche nell’ultima grave alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Non è stato possibile per l’istituzione pubblica dare sostegni economici sufficienti per rimettere a posto le cose. L’Europa chiamata a dare una mano ha consegnato al Governo i fondi del PNRR, ma sono soldi da restituire e poi devono essere spesi sul piano di ripresa e resilienza piuttosto che essere destinati ai recuperi post catastrofi naturali. Come dire che le priorità sono altre e che solo se rimarranno fondi potranno essere usati per gli alluvionati.

IL BOX DELL’ASSICURATORE

Intanto con la sua dichiarazione fatta nella legge di bilancio, il Governo ha fatto mettere in pista almeno per le imprese l’obbligo di assicurarsi contro le catastrofi naturali, entro il prossimo luglio. Il forcing cui in questo momento sono sottoposte le Imprese e le Compagnie di Assicurazione in un lavoro di taglia e cuci per riuscire entro i tempi, a costruire idonee garanzie che possano essere acquistate dalle Imprese produttive, è intanto in atto. Due riflessioni in merito però ad avviso del vostro inviato speciale andrebbero fatte. La prima riguarda senz’altro l’orografia del nostro Paese. Con una mappa del territorio cosparsa in tutte le regioni da puntini rossi che richiamano il massimo rischio un po’ dappertutto sui fenomeni nominati, come sarà possibile se tutti non partecipano, essere congrui nel gestire queste calamità. La seconda riguarda invece il costo delle coperture. Se tanto mi da tanto, ossia guardando il settore civile sulla base dei numeri espressi più sopra, non è che faremo ancora una volta tanto rumore per nulla?

Il sistema semi-obbligatorio che vorremmo adottare in Italia ha illustri predecessori in quasi tutto l’ambito europeo. Il facoltativo-obbligatorio che sta nascendo da noi vedrà si pensa, la garanzia catastrofi naturali come accessoria alla polizza incendio come da altre parti si vede all’interno del territorio europeo, ma anche oltre ad esso. La sottoscrizione della polizza incendio che viene lasciata alla libertà di scelta del proprietario del capitale da mettere in copertura, a ben guardare però diventa un obbligo a sottoscrivere contemporaneamente anche l’estensione della garanzia alle catastrofi naturali. Questo sistema che è ben presente in diversi Paesi europei e che ha ottenuto un alto livello di sottoscrizione, funzionerà in Italia?

QUALCHE CONSIDERAZIONE FINALE

Chi salva la sua pelle, salva un bel castello! Così dicevano i vecchi quando le assicurazioni o non c’erano o erano poche e scarse. Ma farà sicuramente pensare chi ricorda lo spirito che univa assicurato e assicuratore quando alla stipula di una polizza incendio, corrispondeva l’esposizione di una placca metallica sulla soglia di quel rischio.

Era un voler dire a tutti che indipendentemente da come fosse andato il domani, era meglio pensarci da soli che essere spinti a farlo. Il momento che stiamo attraversando pare molto simile a quei tempi. La coperta è corta, il rischio è reale e le strade pubbliche proposte non potranno certamente fare i miracoli. Alla luce di queste considerazioni, anche se sarà più facile aspettarsi una proroga che un intervento subitaneo, val la pena di riconsiderare la saggezza dei vecchi. Pensare di proteggere i propri beni, vuol come sempre dire il poter riaverli in caso di danni. Anche quelli che porteranno le catastrofi naturali.

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