di Bianca Pascotto

La presenza di telecamere, posizionate su strade, incroci, accessi e l’utilizzo dei cellulari in ogni tempo e luogo, producono una quantità di immagini che non ha ad oggi eguali.

Ovviamente tutti sono felici di pubblicare sui propri profili social le foto di eventi e quant’altro, un po’ meno quando le foto ritraggono il proprio veicolo che passa con il semaforo rosso o che supera la linea continua di mezzeria.

E ancor meno sono felici quando, coinvolti un sinistro stradale, richiedono alla Pubblica Amministrazione l’acquisizione dei file di videosorveglianza utili alla ricostruzione del sinistro e viene loro comunicato il diniego.

I motivi del negato accesso agli atti quasi sempre affondano le loro radici sulla privacy e sulla protezione dei dati personali di terzi che non possono essere utilizzati senza il loro consenso.

Sappiamo che il diritto alla tutela del dato personale trova il suo limite nel contrapposto diritto di suo utilizzo ai fini di difesa civile o penale, ma nel difficile bilanciamento dei contrapposti interessi, le gravi sanzioni del Garante della Privacy che aleggiano sugli amministratori pubblici pesano a discapito dei richiedenti l’accesso ai dati.

Il TAR della regione Marche[1] con una chiara ed esauriente pronuncia ha affrontato il problema.

CONTENUTO A PAGAMENTO
Il contenuto integrale di questo articolo è visualizzabile solo dagli abbonati aMENSILE Non sei abbonato?
Scopri i piani di abbonamento
Sei già abbonato? Effettua il login nel modulo sottostante
Hai dimenticato la Password?
Registrati

© Riproduzione riservata