Dall’inviato speciale Ugo Ottavian

Qualche informazione d’oro

La lavorazione dell’oro in Italia affonda le proprie radici nella notte dei tempi. Ed a ben guardare nei dipinti che ci ha lasciato la storia antica, già a partire da quella etrusca fanno bella mostra di sé nelle occasioni dei matrimoni o delle raffigurazioni soprattutto femminili, gioielli e monili, a dare lustro all’immagine sociale della ricchezza, allora esibita forse più di oggi. Grani d’oro, spille per abiti, ornamenti per capelli, sono stati infatti ritrovati nei corredi funerari di matrone o personaggi pubblici di quasi ogni parte dell’italico suolo, già dall’età preromana. I poli più vitali in questo senso sono quelli della Tuscia, della Roma caput mundi ovviamente, ma anche della Campania, piuttosto che delle Venezie. E’ su questa tradizione consolidata, che prendono valore maestranze sempre più geniali nelle forme e competenti nella realizzazione tecnica del gioiello. Tutto il mondo, ha potuto giovarsi della maestria dell’arte orafa italiana.

E’ infatti prevalentemente la scuola orafa italiana che si è venuta formando nelle grandi città ove l’opulenza dell’economia andava in qualche modo fatta vedere, che ha raccolto il patrimonio del sapere orafo che tutt’oggi fa da base alle produzioni italiane che affascinano il mondo. La Scuola Orafa Ambrosiana di Milano, così come l’Accademia delle Arti orafe fondata a Roma nel 1983, che ha reso celeberrime le collezioni di orologi e gioielli di Maison che sono diventate famosissime nel mondo sia a livello italiano, che internazionale, come Bulgari, Damiani o Cartier, sono li a dimostrare di una qualità eccelsa per la manifattura del nostro Paese.

Vicenza una vetrina verso un mondo d’oro

Costituita di aziende artigianali anche piccole ed altrettanto da grandi nomi dei brand commerciali, il settore orafo italiano lavora sodo. E’ questa in sostanza l’affermazione di Arduino Zappaterra, presidente nazionale di CNA Orafi. L’essere associati, la condivisione delle buone pratiche, atte a realizzare prodotti di altissima qualità artigianale con la velocità dell’applicazione della tecnica industriale ed adottare le sinergie della condivisione delle esperienze del settore, sono sicuri fattori di competitività.

In queste frasi un po’ il punto della situazione che visti i buoni risultati ottenuti, sta pensando in grande. Sono infatti molte le proposte che stanno affiorando per il futuro. Dal ritorno del corallo italiano alla proposta di una nuova agenda delle manifestazioni della gioielleria, al fine di tenere aperte sempre più vetrine. Questo l’auspicio di Corrado Peraboni Amministratore delegato IEG.

Si è chiusa da poco Vicenza Oro, primo appuntamento della vetrina dell’oro del 2024, ma non sarà che il primo degli appuntamenti di settore per gli operatori, poiché è in queste manifestazioni che fluiscono le informazioni. E allora a Vicenza seguirà Arezzo in maggio ed il SIJE al Marina Bay di Singapore in luglio, per tornare poi a Vicenza in settembre. Valenza con il Gem Forum in ottobre, il JGT di Dubai in novembre ed il Summit del Gioiello Italiano in dicembre ad Arezzo, chiuderanno sul tamburo l’annata in corso. Presentazioni al mondo di un’eccellenza italiana delle collezioni, dell’organizzazione e dei macchinari di settore.

La fotografia del settore

Sin qui l’indagine dell’inviato. Ma è giunto il momento di considerare i dati, per capire come stanno andando effettivamente le cose.  Intesa San Paolo, soggetto economico di sicuro rilievo ha realizzato assieme al Club degli Orafi la quinta edizione dell’inchiesta congiunturale presso le più importanti aziende dell’industria orafa italiana. Lo studio completa e integra i risultati quantitativi sul settore ed apre una videata aggiornata sul sentiment degli operatori. L’indicazione principale che si può cogliere è che l’Italia del settore orafo soddisfa le domande di due mercati decisamente importanti quello cinese e quello turco e si è confermata primo esportatore europeo del 2022 (ultimo consolidato) di settore, con 8,2 miliardi di euro, e quinto a livello mondiale, con una quota pari al 10,1%. Il nuovo rapporto vede l’Italia orafa in miglioramento netto se riferito al precedente 2019, anno nel quale l’export rappresentava l’8,3% del mercato. Ci si aspetta quindi, anche se la prudenza è d’obbligo, un mercato ancora in crescita. Se consideriamo che il settore coinvolge circa 30.000 addetti e che nei primi nove mesi del 2023 le esportazioni di gioielli e preziosi hanno segnato un traguardo raggiunto di 6,8 miliardi di euro, dato orgogliosamente in crescita del +12,3% in valore anno su anno, c’è di che andare fieri di quanto fatto.

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