di Francesco Sottile
Lo scorso 23 dicembre il nostro S.S.N. ha compiuto 45 anni: era infatti il lontano 1978 quando il Parlamento approvava a larghissima maggioranza la legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale in attuazione dell’art. 32 della Costituzione.
È stato però un compleanno amaro quello appena trascorso, almeno secondo il Presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, che pochi giorni prima dell’evento si era così espresso: “Purtroppo il prossimo 23 dicembre il SSN non spegnerà 45 candeline in un clima festoso, sotto il segno dell’universalità, dell’uguaglianza, dell’equità, i suoi princìpi fondanti ormai ampiamente traditi. Perché la vita quotidiana delle persone, in particolare quelle meno abbienti, è sempre più condizionata dalla mancata esigibilità di un diritto fondamentale, quello alla tutela della salute: interminabili tempi di attesa per una prestazione sanitaria o una visita specialistica, necessità di ricorrere alla spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure, pronto soccorso affollatissimi, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, enormi diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria”.
E sono proprio le liste d’attesa a rappresentare una delle maggiori criticità del nostro S.S.N., al punto da essere diventata dopo il Covid la prima causa di rinuncia alle cure costringendo – chi può permetterselo – a pagare di tasca propria le proprie cure sanitarie con spesa out of pocket che ha raggiunto quota 40 miliardi di euro.
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