Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
La legge di Bilancio 2023 ha modificato nei contenuti e nell’estensione l’impianto normativo che disciplina l’applicazione dei bonus edilizi ai vari interventi su condomini e singole unità abitative. Dopo aver mandato in soffitta il bonus facciate, il legislatore è intervenuto per ridurre, a eccezione di alcune specifiche e riduttive casistiche, l’aliquota agevolativa del superbonus che per quest’anno scende dal 110 al 90%, Anche il bonus mobili è stato oggetto di un “ritocco” (che non avvantaggia il contribuente) con cui è stato abbassato il tetto di spesa agevolabile dai 10 mila euro previsti per il 2022 agli 8 mila euro fissati per il 2023.
Pagamenti elettronici, in Italia evitate frodi per 25 milioni di euro all’anno tra il 2019 e il 2021. L’autenticazione a due fattori funziona, quella che in linguaggio tecnico viene definita la Strong customer authentication (Sca) per i pagamenti online, introdotta dalla seconda direttiva sui servizi di pagamento (Psd2) recepita nell’ordinamento nazionale con il dlgs n. 218 del 15 dicembre 2017, entrato in vigore il 13 gennaio 2018. È quanto riporta lo studio della Banca d’Italia nello studio “La sicurezza degli strumenti di pagamento retail: evidenze dai dati di vigilanza”.
Nessuna presunzione di responsabilità a carico dell’impresa imputata di responsabilità 231 per i reati, anche ambientali, commessi dai propri collaboratori. Il coinvolgimento dell’azienda deve essere puntualmente provato dall’accusa, e questo anche se l’ente non ha preventivamente adottato o efficacemente attuato il noto “modello organizzativo di gestione” (c.d. “Mog”) previsto dal decreto legislativo di riferimento in materia.
L’intelligenza artificiale (AI) entra in azienda. Il 61% delle grandi imprese italiane sembra aver già in essere almeno un progetto relativo all’AI con una quota superiore del 10% rispetto soltanto a cinque anni fa. Situazione differente sul fronte delle piccole e medie imprese (Pmi) che stanno cercando di recuperare velocemente terreno spingendo sull’acceleratore dell’innovazione orientata all’intelligenza artificiale.
Banche in fuga dai comuni italiani. E non si tratta solo di piccoli centri. A parlare sono le cifre: 4 comuni su 10 sono privi di sportelli bancari. Lo scorso anno, infatti, 554 filiali hanno chiuso i battenti, facendo segnare un calo del 2,6% rispetto all’anno precedente. Sono quasi 4 milioni (250 mila in più rispetto alla rilevazione precedente) gli italiani che non possono andare nella sede di una banca, nel comune di residenza. Una cifra destinata a crescere: basti pensare che sono 6 milioni circa gli italiani residenti in comuni nei quali è rimasto un solo sportello e che rischiano quindi di non essere più serviti.
Con il picco della crisi pandemica alle spalle, le finanze delle imprese iniziano a risanarsi, tanto che le casse non sono più in rosso profondo come era nel periodo pre-Covid e, di conseguenza, cala l’esigenza di liquidità. O meglio, a prevalere è la prudenza: si chiedono meno prestiti, ma quelli richiesti hanno importi maggiori. Lo scorso anno, infatti, sono diminuite del 5,7% rispetto al 2021 le richieste di credito da parte delle imprese, mentre l’importo medio è salito alla cifra record di quasi 124 mila euro. Ma le condizioni per una ripresa solida sono ancora lontane. Lo dimostrano i tassi di default in lieve risalita rispetto a settembre 2021. E, soprattutto, lo dimostra lo stato di salute generale delle imprese manifatturiere italiane: ci sono le locomotive, in grado di marciare velocemente, e quelle che restano in affanno.
- Cyber attacchi, Pmi nel mirino
- Eurovita e i record negativi di Cinven
La mancata ricapitalizzazione da 200 milioni da parte del fondo di private equity Usa è una triste novità e ha portato per la prima volta l’Ivass a commissariare una compagnia. Perché? La domanda risuona un po’ dappertutto nel mondo assicurativo e persino nelle riservate stanze dell’Ivass, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni. Ovvero perché Cinven, il fondo di private equity anglosassone ben noto in Italia e proprietario del gruppo Eurovita, non ha ottemperato alle direttive dell’Ivass rifiutandosi fino all’ultimo di metter mano al portafoglio e tirar fuori 200 milioni?
- “Cara” sostenibilità alle aziende costa ma alla fine regala risultati migliori
Da puro elemento di merito a fattore di vantaggio competitivo. Così la maggior parte delle imprese italiane percepiscono il fattore “S”, secondo lo studio “Seize the Change” di EY. È ormai chiaro che quello che inizialmente è una spesa poi si traduce in performance economiche superiori, anche per le realtà quotate in Borsa. La sostenibilità è entrata ormai a pieno titolo nell’organizzazione e tra gli obiettivi delle aziende, comprese quelle medie e piccole. E non viene più percepita come un peso, ma come un’opportunità anche di tipo economico: alla domanda «La sostenibilità è o può essere un fattore di vantaggio competitivo per la vostra azienda? » il 54 per cento degli imprenditori intervistati per la nuova edizione dello studio annuale “Seize the Change” di EY risponde “molto”, il 29 per cento “abbastanza”, e solo l’1 per cento risponde “nulla”.
- Ma chi paga i danni se il robot combina guai?
Un sondaggio Ipsos del 2020, svolto per la Commissione europea, evidenzia che per quasi la metà (43%) delle imprese impegnate nel settore dell’intelligenza artificiale (Ai), la maggior preoccupazione riguarda il carico della responsabilità civile per danni causati a terzi dai sistemi algoritmici. E così la Commissione, nel più ampio orizzonte della sua politica del diritto del «digitale» (Regolamento Generale Protezione Dati, Digital Market Act, Proposta di Digital Service Act, etc.) si è attivata per delineare un compiuto quadro regolatorio della materia. Il 28 settembre 2022, la stessa Commissione ha formulato una Proposta di Direttiva sulla responsabilità civile per i danni causati da applicazioni dell’AI ad alto e basso rischio (quelle che causano «rischi assoluti» sono vietate tout court). La Direttiva potrà esser modificata dagli Stati in senso favorevole ai danneggiati. Quanto al tipo di responsabilità, il Regolamento già distingueva tra una responsabilità oggettiva rispetto ai «sistemi di Ai ad alto rischio» e una responsabilità per colpa per quelli a basso rischio (la grandissima maggioranza, secondo la Commissione). In sostanza, se non c’è colpa, ma l’applicazione dell’intelligenza artificiale produce comunque danni, subentrerà un regime di responsabilità oggettiva. Il danneggiato dev’essere sempre e comunque indennizzato, e ciò grazie anche all’obbligo assicurativo del produttore e in generale di chi mette sul mercato l’applicazione. La distinzione tra i due tipi di responsabilità è rilevante per chi deve pagare, e riguarda soprattutto il costo dell’assicurazione. L’assenza di negligenza fa abbassare il premio assicurativo, e in questo senso il responsabile è premiato sul piano competitivo, perché dovrà caricare sul prezzo un minore costo di polizza. Sulla responsabilità per colpa, la Direttiva applica, di base, i principi classici sul risarcimento da «danno ingiusto» che si correla al mancato rispetto dei doveri di cura, informazione e controllo. La negligenza può consistere sia nel «fare» (uso di tecniche produttive superate e rischiose) sia nel «non fare»: omettere cioè di vigilare e intervenire su azioni pericolose messe in atto da soggetti sotto il controllo dell’operatore. Se viene accertata la negligenza, il danneggiato è agevolato da una presunzione (che l’operatore può confutare) circa il nesso causale tra negligenza ed evento dannoso. E anche rispetto alla prova della colpa, l’onere del danneggiato è alleviato da una sorta di presunzione nel caso in cui l’operatore al quale il giudice chieda di descrivere come ha assolto ai suoi doveri di produzione e controllo si rifiuti di farlo: tipicamente per non svelare segreti industriali. Tuttavia questo regime probatorio agevolato è infarcito di deroghe.
- Fondi pensione e aziende, quell’asse in costruzione
Ottenere maggiori rendimenti e supportare il tessuto imprenditoriale italiano. Con questi due obiettivi, nel 2019, è partito il Progetto economia reale, nato per mano di Assofondipensione (l’associazione dei fondi pensione negoziali) e Cassa depositi e prestiti. Un’iniziativa lanciata con l’intento di attrarre maggiori investimenti nell’economia produttiva del Paese, supportando la crescita e la competitività delle piccole e medie imprese italiane attraverso una piattaforma, costituita da fondi di fondi, gestita dal Fondo italiano di investimento sgr. I fondi pensione negoziali dispongono di un patrimonio di circa 70 miliardi di euro e possono esercitare un ruolo importante nel sostegno all’economia, all’occupazione e alla crescita, cogliendo allo stesso tempo la possibilità di maggiori rendimenti per i loro iscritti. Il progetto è partito due anni fa con un obiettivo di raccolta dai fondi pensione di almeno 550 milioni di euro. Ma a che punto siamo? Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, farà un bilancio di questa iniziativa in occasione dell’assemblea annuale 2023 che si terrà a Roma giovedì 16 febbraio, snocciolando un po’ di numeri che L’Economia del Corriere è in grado di anticipare. Da quando il progetto è stato lanciato sono nati due fondi di fondi, uno dedicato al private equity e un altro al private debt, mentre un terzo, specializzato negli investimenti in infrastruttura, è in rampa di lancio e dovrebbe decollare in primavera.
- Sul danno parentale riflesso si apre il gap tra le tabelle di Roma e Milano
Il risarcimento del danno “riflesso” segna la distanza tra le tabelle dei Tribunali di Roma e di Milano. Si tratta di una categoria di danno parentale, che ricorre quando l’illecito provoca alla vittima una invalidità permanente di gravità tale da compromettere la qualità della relazione parentale (l’altra categoria è quella del danno da completa perdita del rapporto parentale, nel caso di morte del congiunto). Nel caso di danno “riflesso” le due tabelle di liquidazione del danno non sono equivalenti: quella romana appare fedele all’impostazione abbracciata dalla Cassazione, mentre quella milanese finisce per attribuire al giudice una libertà valutativa non coerente con le indicazioni della Suprema corte. Vediamo perché.
- Polizze vita e affrancamenti: analisi sulle aliquote future
La legge di Bilancio 2023 concede ai sottoscrittori di polizze assicurative vita di ramo I e di ramo V la facoltà di affrancare fiscalmente i redditi impliciti di tali polizze (articolo 1, comma 114, legge 197/22). La possibilità presenta sicuramente elementi di interesse. Tuttavia, tenuto conto del regime fiscale delle polizze e dell’aumento delle aliquote fiscali per la tassazione dei redditi di natura finanziaria susseguitosi negli anni, è opportuno che i sottoscrittori dei contratti – con il supporto delle compagnie assicurative e dei consulenti – effettuino analisi preliminari di convenienza, prima di procedere all’affrancamento dei maggiori valori.
- Avvocati, aumentano pensioni e contributi