di Anna Messia

Una sfida da 56 miliardi. E’ quella che si trovano ad affrontare in questi mesi le compagnie di assicurazione. Si tratta delle minusvalenze latenti che si sono venute a creare nei portafogli delle polizze vita nel contesto economico attuale tra risalita di tassi e inflazione, guerra e crisi energetica. Minusvalenze che al momento sono solo sulla carta ma che potrebbero concretizzarsi qualora gli assicurati decidessero in massa di riscattare anticipatamente le polizze Vita, attratti magari da prodotti più redditizi visto il rialzo dei tassi d’interesse, costringendo le compagnie a vendere quei titoli e a rendere le perdite reali. Il dato dei 56 miliardi è di dicembre scorso, quando lo stock di investimenti a copertura delle polizze tradizionali sfiorava i 670 miliardi, e appare ancora più pesante se si considera che a fine 2021 il settore godeva invece di plusvalenze potenziali per 70 miliardi.

Come fare per disinnescare la mina minusvalenze? Alle compagnie non resta che evitare i riscatti, anche creando polizze più attraenti per i risparmiatori. Non a caso si stanno riscoprendo le polizze vita tradizionali di ramo I, che in larga parte investono in Btp e che beneficiano dei tassi in salita. La strategia sembra, funzionare come mostra l’ultimo report dell’Ania, l’associazione delle compagnie: se a settembre e ottobre scorsi si erano infatti registrati preoccupanti deflussi netti nel ramo Vita, con i riscatti che avevano superato le sottoscrizioni, a novembre il dato è tornato positivo. Non solo; anche i dati di dicembre sembrano confermare il trend di recupero.

La spinta sui nuovi prodotti non è l’unica contromisura per fronteggiare le minusvalenze latenti. In campo stanno scendendo anche i riassicuratori. Perché le regole di solvibilità di Solvency II prevedono un aggravio di capitale in caso di comparsa di minusvalenze latenti. Tecnicamente si chiama mass lapse risk e viene calcolato sull’ipotesi che venga riscattato all’improvviso il 40% del portafoglio. Per evitare di dover aumentare sensibilmente gli accantonamenti di capitale le compagnie stanno guardando appunto ai riassicuratori, lavorando a contratti che trasferirebbero il rischio del portafoglio Vita e che avrebbero ricadute positive sul Solvency. La riflessione è in atto, per esempio, in Axa e in Eurovita e si starebbe allargando a un’ampia fetta di mercato. Dal canto suo l’Ivass, l’autorità di controllo del settore, prima di concedere «sconti sul capitale» vuole analizzare i contratti firmati dalle compagnie con i riassicuratori. (riproduzione riservata)
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