NEL 2021 SONO AUMENTATE DI OLTRE IL 30%, NELL’ULTIMO LUSTRO LA CRESCITA HA SUPERATO IL 100%
di Luciano De Angelis; e Christina Feriozzi
Nel solo anno 2021 le start-up innovative sono cresciute di oltre il 30% (32,19% per la precisione) mentre nell’ultimo lustro la crescita ha superato il 100% (116,67%) essendo tali tipologie societarie più che raddoppiate. Il tutto in relazione, si ritiene, alle agevolazioni finanziarie e fiscali di cui godono tali forme di impresa.
Queste società, nate a seguito del dl 179/2012 convertito con legge 17 dicembre 2012 n 221, non sono un tipo societario autonomo ma una “qualifica temporanea”, che può essere conferita a società di capitali di nuova costituzione o preesistenti (ma da non più di 5 anni) previa iscrizione in apposita sezione del registro delle imprese ed in presenza di alcuni requisiti sostanziali. Esse possono assumere la forma di qualsiasi società di capitali (anche spa, sapa, cooperativa) ma la tipologia “srl” risulta quella quasi esclusivamente utilizzata nella pratica. Va ricordato che, per espressa previsione normativa, la start-up innovativa, non può derivare da operazioni di fusione, scissione o a seguito di cessione di azienda o ramo di azienda e non deve essere quotata su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione.
L’oggetto sociale, esclusivo o prevalente di dette società deve essere la produzione, lo sviluppo e la commercializzazione di servizi o prodotti innovativi ad alto valore tecnologico, esse devono avere un valore annuo della produzione inferiore a 5 milioni di euro e non distribuire utili.
Questo tipo di società opera per un periodo max di 60 mesi, periodo al quale sono legate anche le agevolazioni di cui gode (in particolare finanziamenti garantiti dal fondo di garanzia per le Pmi).
Va ricordato che per essere qualificata in tale categoria la società deve essere in possesso di almeno una delle seguenti caratteristiche:
– una quota pari al 15% del maggiore valore tra fatturato e costi annui che sia ascrivibile ad attività di ricerca e sviluppo;
– la forza lavoro complessiva sia costituita per almeno 1/3 da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure per almeno 2/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di laurea magistrale;
– l’impresa sia titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto registrato (privativa industriale) oppure titolare di programma per elaboratore originario registrato.
In merito ai principali settori di attività di queste imprese, a fine 2021 il 75,7% delle start-up innovative forniva i servizi alle imprese in specializzazioni digitali: 38,5% produzione di software e consulenza informatica, 14,3% attività di R&S e 8,9% attività dei servizi d’informazione.
Anche il 16% delle start-up innovative che operano nel manifatturiero si occupano principalmente di tecnologia, in particolare il 2,9% di fabbricazione di macchinari, mentre il 2,3% di fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici. Solo il 3% di dette imprese opera nel settore del commercio.
Cooperative. Il numero delle coop, infine risulta abbastanza stabile essendo tale tipo di società passate dalle 81.079 del 2017 alle 76.517 di fine 2021 con una riduzione del 5,66%.
Il numero delle cooperative attive risulta notevolmente inferiore rispetto a quello delle cooperative iscritte all’albo delle società cooperative (di cui al decreto mise 23/6/2004) poiché fra le cooperative iscritte a tale albo (109.522 nell’agosto 2022) sono ricomprese anche le cooperative in liquidazione o sottoposte a procedure concorsuali.
Va segnalato che dopo la forma della società semplice, quella della cooperativa è la struttura societaria maggiormente utilizzata per le imprese che operano nel settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca).Fonte: