Estate travagliata quella che stanno vivendo i risparmiatori/investitori italiani. Da una parte la voglia di tornare a vivere, a divertirsi, a spendere dopo il biennio 2020-21 della pandemia. Dall’altra l’incubo della guerra, che ha amplificato l’inflazione, fenomeno che probabilmente si sarebbe visto comunque al termine della lunga fase di politiche monetarie accomodanti che il mondo intero ha conosciuto. Sullo sfondo, tratto terminale della frenata economica in atto, lo spettro della recessione. Non basta: l’effetto riaperture di gran parte di esercizi pubblici sta creando le condizioni per l’espansione del contagio di Omicron, resistente anche ai caldi torridi di queste settimane. E a proposito di caldo, mancava solo la piaga della siccità a completare un quadro disastroso, anche in termini di portafoglio, come ben sanno quanti disponevano già di azioni e bond.
Per quanto riguarda l’inflazione, gran parte degli analisti ipotizza che il picco possa essere raggiunto nel terzo trimestre. Nella sua stima preliminare per giugno, l’Istat riporta un’inflazione al consumo dell’8% rispetto al 6,8% di maggio, il livello più alto da gennaio 1986. Anche l’inflazione di fondo, che esclude l’energia e gli alimentari freschi, ha registrato un’accelerazione al 3,8% anno su anno (dal 3,2% di maggio), confermando che il trasferimento a valle delle pressioni da costi nella filiera dei prezzi sta continuando. Come si sta vedendo da mesi, le pressioni sul costo dell’energia si stanno ripercuotendo su altre voci del paniere dei consumi, a cominciare dagli alimentari i cui prezzi hanno continuato ad accelerare (ora al 9,1% dal 7,4% di maggio), così come i servizi di trasporto (al 7,2% dal 6% di maggio). Le tensioni sul mercato dell’energia sono una grave minaccia per le economie. Certo, il governo ha approvato l’estensione della tassa sull’energia e dei tagli ai costi fissi fino alla fine del terzo trimestre, ma è improbabile che questo sia sufficiente a impedire che i recenti picchi dei prezzi del gas colpiscano famiglie e imprese.
Dopo la pubblicazione dei dati di giugno, l’eredità statistica per l’inflazione media del 2022 si attesta oggi al 6,4% e per l’inflazione di fondo al 2,9%, con un dato medio di circa il 7% per il 2022. Sul fronte turismo, grande speranza per la ripresa italiana, alberghi e ristoranti stanno rivedendo i loro listini prezzi. È molto evidente che il reddito disponibile reale delle famiglie sia sempre più sotto pressione e per quanto possano modificare i consumi per far spazio a beni non durevoli e servizi durante i mesi estivi, con questo quadro di fronte non si può pensare che i risparmiatori vorranno a cuor leggero dare fondo all’extra-risparmio messo insieme durante gli anni della pandemia. Purtroppo però ora risparmiare non basta, perché lasciare il denaro immobilizzato significa consentire all’inflazione di eroderlo. Vero anche che trovare occasioni di investimento capaci di coprire una perdita di valore del denaro che si annuncia come detto del 7% nel 2022 non è impresa semplice. A parte qualche soluzione inflation linked (quella principe è il Btp Italia), il panorama non offre granché, se non alzando il grado di rischio. In seguito ai cali di borsa, a dire il vero, ci sono sul listino di Piazza Affari, così come su altri in giro per il mondo, titoli scambiati a multipli molto bassi e che finora hanno distribuito dividendi molto interessanti. Tutti parametri che potrebbero essere stravolti però da un’economia strozzata dalla congiunzione di negatività di cui si è detto all’inizio. Investire sì, ma in ogni caso, e più che mai, facendosi guidare dai professionisti. (riproduzione riservata)
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