INTESA SANPAOLO HA PRESENTATO AFC DIGITAL HUB, UN CONSORZIO PER COMBATTERE CON LA TECNOLOGIA REATI SEMPRE PIÙ COMPLESSI
di Pierluigi Mandoi
«Davanti a reati finanziari in evoluzione costante, la soluzione per avere successo contro la criminalità organizzata è la tecnologia. E l’intelligenza artificiale può essere uno strumento fondamentale». Piero Boccassino, chief compliance officer di Intesa Sanpaolo, ha spiegato così il perché della creazione di Afc Digital Hub, il consorzio per la lotta al crimine finanziario mediante le nuove tecnologie creato dall’istituto con Intesa Sanpaolo Innovation Center insieme a Università di Torino, Politecnico di Torino e il centro di ricerca per l’intelligenza artificiale CentAi. Il consorzio è stato presentato ieri al grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, in un evento che ha riunito esponenti delle maggiori autorità nazionali ed europee ed esperti internazionali della lotta ai crimini finanziari: lo scopo, dare l’avvio a un percorso di stretta collaborazione tra le istituzioni pubbliche e le eccellenze scientifiche, tecnologiche e accademiche. Un «fare sistema» necessario per ottenere risultati per il Paese, come ha sottolineato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, insieme al presidente della regione Piemonte Alberto Cirio e al sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. Tra i risultati auspicati anche l’individuazione dell’Italia come sede della nuova Autorità europea per la lotta al riciclaggio. «Pensiamo che l’Italia sia una candidata eccellente per tale sede, grazie all’autorevolezza delle sue istituzioni che presidiano questa tematica: la Banca d’Italia, l’Uif, la Guardia di Finanza, la magistratura. Riteniamo che la nostra iniziativa, totalmente autonoma, possa contribuire a questa candidatura», ha detto Gros-Pietro. D’altronde la collaborazione anche a livello sovranazionale, superando le differenze tra singoli Paesi, risulta tanto più importante quanto più velocemente si evolvono le tecnologie a disposizione anche dei criminali. «I rischi più difficili sono quelli che ancora non conosciamo, i pattern che gli organismi di vigilanza non hanno ancora codificato», ha spiegato Valerio Cencig, presidente e direttore generale di Afc Digital Hub e head of compliance digital & data transformation di Intesa Sanpaolo. L’intelligenza artificiale può aiutare a identificare questi comportamenti in tre modi. Tramite la network analysis si possono individuare comportamenti sospetti tra soggetti che non hanno relazioni dichiarate. Con la segmentazione dei comportamenti l’Ai aiuta a identificare le operazioni che sembrano anomale non più rispetto al generico profilo commerciale ma rispetto a un profilo personalizzato per ogni utente e dinamico.
Infine l’Ai è fondamentale anche nei confronti dei cosiddetti scenari velocity, dove si frazionano le transazioni in brevissimo tempo tra più soggetti fino al destinatario naturale dei proventi illeciti: «A meno di utilizzare un numero di analisti non sostenibile, è difficile intercettare queste operazioni senza l’Ai», ha detto Boccassino. (riproduzione riservata)
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