di Anna Messia
L’intenzione è decisamente nobile. Sostenere le piccole e medie imprese italiane che potrebbero essere colpite dal caro bolletta di gas ed elettricità consentendo di dilazionare i pagamenti delle fatture. Per questo motivo Ania è scesa in campo sul caro-bollette grazie ad una partnership con Sace che, attraverso una garanzia pubblica, favorirà il rilascio di fidejussioni assicurative alle pmi. Un’iniziativa che attende il disco verde di Bruxelles (nell’ambito del Temporary Framework europeo) ma è già definita nelle sue caratteristiche essenziali, e prevede l’autorizzazione a Sace a concedere garanzie a favore delle imprese di assicurazione, autorizzate all’esercizio in Italia del ramo credito e del ramo cauzioni. Ma che parte in salita con le assicurazioni del credito che difficilmente aderiranno all’accordo. Una partnership che replica quanto era già stato fatto nel periodo della pandemia, coinvolgendo tutte le assicurazioni del credito per evitare una paralisi del sistema. Anche in quel caso lo stanziamento previsto era stato di 2 miliardi e il provvedimento aveva lo scopo di sostenere le copertura assicurative che proteggono le imprese fornitrici di merci e servizi dal rischio di mancato pagamento da parte dei clienti. Il pericolo, in pratica, era che gli assicuratori nella crisi provocata dalla pandemia avrebbero ridotto le garanzie, con effetti negativi sulla fiducia e sulla stabilità dell’intero sistema. Così il governo italiano, al pari di altri Paesi europei, si era subito mosso per fornire una garanzia pubblica valida in caso di mancati pagamenti stanziando appunto 2 miliardi. Ma alla fine è emerso che, malgrado il Covid, i sinistri sono stati pochi grazie agli altri interventi governativi messi in campo per sostenere imprese e lavoratori. Così quei 2 miliardi sono di fatto rimasti quasi intatti, anche se, in base agli accordi presi col Tesoro, le compagnie hanno retrocesso allo Stato circa due terzi dei premi incassati, confluiti in un fondo ad hoc che vale più di 200 milioni. In pratica, anche se la garanzia pubblica ha avuto il vantaggio di stabilizzare il mercato dell’assicurazione del credito (complessivamente sono state garantite transazioni fino a 150-200 miliardi, che senza l’ombrello statale si stima che sarebbero state di circa 50 miliardi), le compagnie hanno pagato per una misura che è rimasta largamente inutilizzata. Anche questa volta, come allora, la garanzia viene rilasciata da Sace, per conto dello Stato, sotto forma di riassicurazione in misura pari al 90%, entro un limite massimo di 2 miliardi ma in questo caso solo a copertura degli indennizzi generati dalle esposizioni relative a crediti vantati dai fornitori di energia elettrica e gas naturale residenti in Italia, per effetto dell’inadempimento da parte delle imprese italiane con un fatturato non superiore a 50 milioni. Le assicurazioni del credito non sembrano però interessate, anche perché è decisamente difficile scorporare, all’interno di una stessa polizza, i pagamenti per gas e luce dagli altri e l’intervento sarà quindi probabilmente limitato alle sole fidejussioni. (riproduzione riservata)
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