GRAZIE AL RALLY DEI MERCATI DEL 2021 IL RISPARMIO HA TOCCATO QUOTA 5.256 MILIARDI
di Paola Valentini
Il risparmio degli italiani c’è ed è un importante ammortizzatore in tempi di crisi e di inflazione galoppante, ma va tutelato perché è il vero petrolio dell’Italia in grado di proteggere l’economia del Paese in una fase in cui la guerra in Ucraina ha accentuato i rischi per l’economia. Nel 2021 la ricchezza totale netta delle famiglie, ossia il valore delle attività finanziarie e reali al netto delle passività, è cresciuta del 3%, raggiungendo un importo di circa 10.449 miliardi di euro (8,7 volte il reddito disponibile). Si è ampliata soprattutto la ricchezza finanziaria, grazie al rialzo dei prezzi dei titoli dello scorso anno, superando, stima la Banca d’Italia nelle considerazioni finali sul 2021, la soglia dei 5 mila miliardi di euro: 5.256 miliardi, circa 500 miliardi in più dai 4.770 miliardi di fine 2020.

Ma nonostante il forte recupero di azioni e bond dopo la crisi del Covid, Via Nazionale rileva che le famiglie hanno continuato a orientarsi verso attività a basso rischio: sono proseguite le vendite nette di obbligazioni (deflussi per 23,4 miliardi dopo i -26 miliardi del 2020) e di azioni (-16,3 miliardi, dai -22 miliardi del 2020), mentre sono cresciuti i depositi a vista che hanno raggiunto i 974 miliardi, con flussi in 12 mesi per 71,7 miliardi (89 miliardi nel 2020). In totale aggiungendo le altre tipologie di depositi e quelli esteri, la voce depositi tocca 1.428 miliardi, con una raccolta nell’anno di 57 miliardi.

Nel frattempo le famiglie hanno continuato a rientrare nel risparmio gestito: gli acquisti di prodotti offerti da investitori istituzionali sono ulteriormente aumentati. Fondi, polizze e gestioni rappresentano ora oltre un terzo (il 34,1%) della ricchezza finanziaria, un valore superiore di 12 punti percentuali a quello di dieci anni fa e ormai in linea con la media dell’area dell’euro. In valore assoluto il risparmio gestito hanno raggiunto una consistenza di 1.790 miliardi, con flussi per 64,8 miliardi nel 2021 in linea con il 2020 (64,5 miliardi). E sta tornando a giocare un ruolo di primo piano nelle scelte di investimento delle famiglie dopo un periodo di progressivo abbandono a partire dai primi anni 2000. All’espansione di questa componente hanno contribuito in larga parte le sottoscrizioni di quote di fondi comuni e di polizze assicurative, la cui incidenza sul totale delle attività finanziarie è salita, rispettivamente, al 15 e al 17% (8 e 12% nel 2011); rimane invece ancora limitata la quota di investimenti gestita dai fondi pensione (meno del 3%). Bankitalia calcola che una «quota significativa del risparmio è gestita dai fondi comuni destinati all’investimento al dettaglio, per un ammontare complessivo di 1.300 miliardi, che si confronta con 1.400 miliardi di depositi bancari di famiglie e imprese».

Negli ultimi anni numerosi interventi legislativi hanno incentivato la crescita delle risorse affidate dalle famiglie italiane agli investitori professionali, ricorda la Banca d’Italia. E il riferimento va ai piani di risparmio esentasse (i Pir), nati nel 2017 per canalizzare il risparmio privato verso l’economia reale italiana. Ma queste iniziative non sono sufficienti perché le azioni e i bond di società italiane restano ancora poco presenti nei portafogli dei fondi comuni. Nel confronto internazionale, osserva a tale proposito la relazione della Banca d’Italia, il risparmio indirizzato al sistema produttivo nazionale attraverso i fondi comuni è contenuto: «Secondo nostre stime, alla fine del 2021 solo il 2,5% del portafoglio dei fondi detenuti dalle famiglie era investito in titoli (azioni e bond, ndr) di società non finanziarie residenti, a fronte del 49,7% destinato alla sottoscrizione di azioni e obbligazioni di aziende estere; ciò riflette anche la scarsa propensione di molte imprese italiane a offrire strumenti liquidi e negoziabili. Gli investimenti dei fondi si indirizzano soprattutto verso aziende degli Stati, ma anche verso quelle francesi, tedesche e britanniche». In totale solo il 5% delle risorse dei fondi è investito in titoli emessi da imprese nazionali, invece in Francia e in Germania la quota è rispettivamente del 34 e del 14%. «Queste differenze riflettono, in buona parte, la struttura del settore produttivo italiano, caratterizzata da un numero relativamente elevato di aziende di dimensioni contenute, che meno ricorrono ai mercati dei capitali per finanziare le proprie attività», afferma il governatore Ignazio Visco. Per questo motivo Visco lancia un appello ai gestori attivi le cui «competenze negli investimenti in settori innovativi e negli interventi di rilancio aziendale possono svolgere un ruolo importante nella selezione e nel finanziamento delle imprese a più alto potenziale di crescita». Molto è stato fatto ma non è abbastanza. «Tra il 2015 e il 2021 è più che triplicato, da 9 a 30 miliardi, ricorda Visco il patrimonio gestito da fondi specializzati nell’acquisto di titoli emessi da piccole e medie imprese, tipicamente poco liquidi, e nel finanziamento di società che necessitano di essere ristrutturate. L’aumento è stato favorito da incentivi fiscali e normativi; le risorse gestite rimangono tuttavia contenute rispetto alla media dell’area dell’euro, dove raggiungono il 6% del pil, tre volte più che in Italia», avverte Visco. E infine un appello alla trasparenza nei confronti degli investitori, imprescindibile per tutelare le famiglie e il loro risparmio: «La crescita della finanza non bancaria deve avvenire in condizioni di stabilità. I rischi degli investimenti finanziari non possono essere annullati, ma devono essere meglio compresi dai risparmiatori e presidiati con prudenza e attenzione dalle società che li gestiscono. Anche quando di dimensione contenuta, queste ultime devono dotarsi di strutture di governo societario e di competenze adeguate a svolgere le proprie attività nell’interesse della clientela. L’aggiornamento in corso del quadro normativo e degli strumenti di controllo mira a favorire un’evoluzione ordinata e trasparente di questo settore», conclude il governatore. (riproduzione riservata)
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