Si raffredda l’attività di venture capital su startup e scaleup fintech in Italia e nel mondo in questa prima parte del 2022, dopo un 2021 da record, in linea con l’andamento dell’attività di venture capital su tutti i settori a livello globale. Lo calcola BeBeez che nei tre mesi a fine marzo ha mappato 12 round di venture capital su aziende fintech per un totale di circa 511 milioni di euro. Un numero che sembrerebbe di buon auspicio, visto che si confronta con i poco più di 900 milioni di euro complessivi mappati in tutto il 2021. Ma la realtà non è proprio questa, perché del totale di 511 milioni ben 450 milioni circa sono rappresentati da un unico round, quello di Scalapay, specializzata nel servizio cosiddetto buy-now-pay-later, che lo scorso febbraio ha raccolto 497 milioni di dollari, guidato da Tencent e Willoughby Capital, con la partecipazione di Tiger Global e Fasanara Capital (già investitori in round precedenti), Gangwal, Moore Capital e Deimos. Peraltro il round di Scalapay si colloca al sesto posto nella classifica dei round più grandi raccolti a livello mondiale nel settore fintech, mappati in questo primo trimestre dell’anno da CB Insights. Quindi, al netto del mega-round di Scalapay, che peraltro nei giorni scorsi ha ampliato il suo mega-round di altri 27 milioni di dollari per accogliere l’investimento di Poste Italiane, i numeri italiani degli investimenti di venture capital nel fintech del primo trimestre sarebbero stati molto diversi. E ancora di più se si considera che dei circa 63 milioni di euro rimanenti ben 53 milioni sono stati raccolti da un’altra unica fintech, cioè Moneyfarm, specializzata in robot advisory, che ha incassato le nuove risorse dall’asset manager M&G, che è stato affiancato anche dalla stessa Poste Italiane, già azionista di minoranza di Moneyfarm dal 2019; un andamento quello degli investimenti di venture capital in Italia nel fintech, e più in generale in tutti settori, in questa prima parte dell’anno che si inerisce in quello che è un trend globale di rallentamento dell’attività.

Cb Insights nel suo ultimo report su The State of Fintech Q1 2022 ha evidenziato infatti soltanto 28,8 miliardi di dollari di investimenti in startup o scaleup fintech, spalmati su 1399 round, dopo un quarto trimestre 2021 in cui invece si erano registrati 1305 round per un totale di 32,5 miliardi di dollari raccolti, che avevano portato l’intera raccolta fintech del 2021 a 132,5 miliardi di dollari. Intanto, mentre l’attività di investimento rallenta, proliferano comunque in Italia gli accordi tra fintech più grandi e fintech più piccole e anche tra aziende corporate, istituti di credito o intermediari con fintech di tutte le dimensioni. Il tutto in ottica di offrire soprattutto alle pmi il numero maggiore di strumenti di finanziamento e di gestione delle proprie finanze o anche a banche e intermediari strumenti innovativi di analisi e monitoraggio del rischio di credito di pmi e privati o di verifica di identità. Nei giorni scorsi è stata annunciata una partnership tra Banca Sella e Fido, fintech partecipata tra gli altri da Banca Private Leasing e da Crif, gruppo bolognese tra i principali operatori internazionali della business e credit information. Fido ha creato la prima piattaforma europea su cui è possibile migliorare l’analisi dell’affidabilità dei consumatori, con l’obiettivo di creare procedure in grado di velocizzare l’apertura dei conti correnti online, riducendo sensibilmente i tempi di esecuzione e la verifica dell’identità dell’utente, grazie a un algoritmo basato sull’Intelligenza Artificiale in grado di ridurre di quasi il 70% i tempi di controllo manuale dei dati. Banca Sella sta in generale notevolmente intensificando l’impegno e investimenti nella tecnologia digitale. E infatti Fabrick, controllata all’80% dall’istituto piemontese, ha rafforzato di recente la partnership, già esistente dallo scorso novembre 2021, con Pinv, startup innovativa accelerata da Luiss Enlabs, che ha sviluppato un software gestionale multi-banking per digitalizzare la gestione finanziaria e amministrativa delle pmi. Allora Fabrick aveva guidato un nuovo round di Pinv al quale aveva partecipato anche LVenture Group. Nei giorni scorsi, invece Fabrick ha integrato tra i suoi servizi in white label da offrire alle pmi la soluzione di Digital Cfo sviluppata con Pinv. Va poi segnalata la grande attività di Banca Valsabbina, che a inizio aprile si è impegnata insieme ad altri investitori ad acquisire fino al 27% del capitale di Sandbox, fintech milanese che si propone di aiutare le società finanziarie nella trasformazione digitale, soprattutto nel campo della decentralized finance. Il tutto in un’operazione mista di acquisto di quote da altri soci e di aumento di capitale, che segue la firma di un accordo simile relativo alla piattaforma di equity crowdfunding Opstart, per una quota del 9%, mentre lo scorso anno la banca bresciana aveva consolidato la partnership commerciale avviata dal 2020 con la piattaforma di fintech di lending alle pmi Opyn, acquistando circa l’8,3% di Business Innovation Lab, la scaleup fintech proprietaria della piattaforma. Sempre Banca Valsabbina a marzo ha lanciato insieme alla fintech Credit Service, già partecipata dalla banca stessa, il programma Invoice Be-Tech, che investirà fino a 50 milioni di euro rotativi in fatture emesse dalle pmi del territorio. (riproduzione riservata)
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