S&P TAGLIA LE STIME DI PRODUZIONE PER 2022 E 2023: PESANO CARENZA DI CHIP E MATERIE PRIME
di Francesco Bertolino
La guerra in Ucraina e conseguente frenata economica costerà almeno 5 milioni di auto. S&P Global Mobility ha tagliato di 2,6 milioni le stime di produzione sia per il 2022 sia per il 2023, riducendole rispettivamente a 81,6 e 88,5 milioni. La previsione sconta da un lato il blocco delle vendite in Russia e dall’altro le difficoltà nelle forniture causate dal conflitto. Lo scontro bellico ha già causato problemi di approvvigionamento di cavi, specie alle case tedesche, costrette a fermare diversi impianti in attesa di trovare canali di fornitura alternativi. Nel medio termine, però, il pericolo principale riguarda il gas neon, necessario per i laser che incidono i semiconduttori. Al momento i livelli delle scorte sono ancora rassicuranti, ma l’Ucraina è responsabile per il 50% delle forniture globali dell’elemento e, se la guerra dovesse continuare a lungo, una seconda crisi dei chip sarebbe inevitabile. Nello scenario peggiore il taglio ai volumi toccherebbe i 4 milioni di vetture all’anno. «Il rischio al ribasso è enorme», notano gli analisti, avvertendo che il prossimo cigno nero potrebbe esser fatto di palladio, estratto per il 40% in Russia. Insomma, l’auto è ancora lontana dall’uscita dal tunnel di crisi imboccato nella pandemia. S&P offre anche una magra consolazione: nonostante il drastico calo della produzione, lo squilibrio nel mercato auto potrebbe scendere. Prima della guerra in Ucraina la forbice era di 10 milioni di auto ordinate in più rispetto a quelle fabbricabili dai costruttori. La fiammata dei prezzi dei combustibili, la debolezza dei mercati azionari, l’inflazione e l’inasprimento dei tassi di interesse hanno depresso la fiducia di consumatori e imprese e di conseguenza hanno ridotto di circa un terzo la richiesta in eccesso. La notizia è in realtà tutt’altro che positiva per i costruttori che negli ultimi due anni hanno approfittato di questa asimmetria fra domanda e offerta per aumentare i prezzi di listino e dunque i margini. Tolta questa ancora di salvataggio, i bilanci dell’auto rischiano di sprofondare e i dati delle immatricolazioni in Europa sono un segnale poco rassicurante. A febbraio le vendite sono scese del 5,4% rispetto al 2021, attestandosi a 804 mila unità, il dato più basso nei 22 anni di rilevazione dell’Acea e del 30% al di sotto dei livelli pre-Covid. L’Italia è stata maglia nera in Ue con un calo del 22,6% che ha coinvolto anche le alimentazioni elettriche per via dell’incertezza su tempi, entità e destinatari del piano di incentivi annunciato dal governo. In questo quadro Stellantis ha registrato una flessione del 19,5% a 151,483 unità, pari a una quota di mercato europe del 21,1% (-3,3%). (riproduzione riservata)

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