Luigi Chiarello
Stabile il rischio di mancati pagamenti a livello globale (rischio di credito, ndr), ma cresce il debito planetario a causa delle spese legate alla pandemia e al peggioramento dei rischi politici rispetto al 2021. È la fotografia scattata dalla mappa dei rischi 2022 di Sace, il cui mappamondo online, giunto alla XVI edizione, delinea i profili di rischio per le imprese che esportano e operano in 194 mercati esteri.
Sul versante credito, rispetto al 2021, in 45 paesi diminuisce il livello di rischio, in 78 paesi è stabile, in 71 aumenta. Va peggio in Kenya, Ghana, Etiopia, mentre un miglioramento si registra in Arabia Saudita (grazie alle maggiori disponibilità finanziarie generate dall’incremento dei prezzi delle commodity energetiche) e in Emirati Arabi Uniti (per via del timido recupero dei flussi turistici, favoriti da Expo Dubai 2022); a Dubai e dintorni restano fragilità nel corporate e nell’immobiliare. Stabili Marocco ed Egitto, mentre in Tunisia la crisi istituzionale ha acuito le fragilità collegate all’elevato debito. Pesante il quadro russo: le sanzioni imposte da numerosi paesi a seguito della crisi ucraina ostacolano i pagamenti nelle relazioni commerciali con l’estero, amplificando il rischio di credito delle controparti pubbliche e private della Russia. La guerra, ovviamente, impatta anche sul rischio di credito dell’Ucraina, ma soffrono un deterioramento pure Bielorussia e Turchia.
Sul versante politico, invece, ombre di guerra, disordini civili e violenza politica gonfiano globalmente i rischi di esproprio e di violazioni contrattuali, così come le possibilità di restrizioni al trasferimento e alla convertibilità valutari. Dei 194 paesi analizzati, 38 migliorano, 74 sono stabili, 82 peggiorano. La Russia non può non risentire delle pesanti limitazioni alla disponibilità delle riserve valutarie, a seguito dell’esclusione dal canale SWIFT di parte del suo sistema finanziario. Pesa, inoltre, la recente adozione da parte russa di misure di controllo sui movimenti di capitali in valuta estera; aumentano, infine, i rischi di esproprio e confische senza compensazione, sulla scia delle possibili ritorsioni sugli investitori internazionali. L’Ucraina sconta ovviamente l’intervento militare russo e non è difficile immaginare che, anche in presenza di una risoluzione rapida del conflitto, le controparti nel paese saranno in difficoltà a onorare i propri debiti. Anche in Kazakistan le cose non vanno bene per via delle rivolte popolari contro il governo. In Africa resta frastagliato il quadro del rischio di violenza politica, mentre in America latina è possibile una nuova ondata di proteste, per via delle presidenziali in Colombia a primavera e in Brasile ad ottobre. Infine, a medio termine sarà importante il confronto tra Cina e Usa: c’è un ritorno al multilateralismo, ma non mancano contrasti tra i due big player.
Luigi Chiarello
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