Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Ognuna a modo suo, Telecom Italia (ora Tim) e Generali hanno cadenzato la storia della Borsa italiana degli ultimi 30 anni, altalenando bruschi cambiamenti di azionariato di controllo o di vertici aziendali. E promettono di farlo ancora, a giudicare dalle contese in atto nei rispettivi consigli d’amministrazione e tra soci di riferimento. Tenzoni destinate a soluzioni gattopardesche, in cui si cambia tutto affinché non cambi nulla, o invece occasioni per rivedere davvero la governance dei grandi gruppi italiani? Milano Finanza lo ha chiesto a Roger Abravanel, decano della consulenza strategica e saggista economico, oltre che consigliere d’amministrazione indipendente in numerose società quotate all’estero.
«Il risparmio e le esportazioni sono la base del benessere del Paese. Le buone informazioni aiutano le performance del mercato e lo sviluppo». Paolo Savona, presidente Consob, sarà tra gli ospiti, lunedi 31 gennaio, della giornata speciale di ClassCnbc dedicata al futuro del risparmio, in occasione del lancio di «Missione Risparmio», la nuova linea di informazione per il mondo degli investimenti e della consulenza. Milano Finanza anticipa la sua intervista, che si potrà seguire in diretta a partire dalle ore 10.00.
Francesco Gaetano Caltagirone ha deciso di recedere dal patto di consultazione sulle Generali che era stato sottoscritto lo scorso 10 settembre insieme alla Delfin di Leonardo Del Vecchio e a Crt, arrivato a raccogliere più del 16% delle azioni.
Nei corridoi del Palazzo delle finanze, sede del ministero dell’Economia, si parla della più grande truffa delle storia della Repubblica. Da qui la necessità di una stretta per mettere fine alla infinita catena di plurime cessioni dei crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi, decisa dal governo nonostante le proteste del mondo economico. Il nodo sono i rischi per le partecipate. Poste avrebbe circa un miliardo di crediti bloccati dall’autorità giudiziarie e svariati miliardi in fase di verifica, che complicano la stesura del bilancio. Per la Cassa depositi e prestiti si parla invece di qualche centinaio di milioni congelati. Entrambe ovviamente sono parte lesa.
Se si guarda all’esperienza di Paesi stranieri, la copertura assicurativa è abitualmente offerta in partnership tra soggetti pubblici e privati; il settore privato ha competenze di valutazione dei rischi e dei danni, reti di distribuzione e di liquidazione che sarebbe inutilmente costoso duplicare per il soggetto pubblico e che possono essere utilizzate (remunerandole) anche qualora il settore privato non si facesse carico di alcun rischio: questo è quel che succede per esempio in Spagna (dove le compagnie distribuiscono semplicemente le coperture trattenendo il 5% del premio) e negli Stati Uniti con il programma federale contro il rischio alluvionale
Venerdì 28 gennaio i soci storici che un anno fa portarono Andrea Orcel al vertice di Unicredit hanno salutato positivamente il primo bilancio firmato dal banchiere romano. I 3,75 miliardi annunciati (con una proposta di dividendo in contanti per 1,17 miliardi e riacquisti di azioni per 2,58 miliardi) sono del resto la cifra più alta mai distribuita dal gruppo. Un numero ancor più significativo se si pensa che nell’ultimo decennio Unicredit ha spesso tenuto a digiuno i propri azionisti vuoi per ristrutturare il bilancio, vuoi per rispondere a sollecitazioni regolamentari come accaduto nel corso della pandemia.
Un’indagine condotta da Rbc Am tra 500 gestori e consulenti europei, di cui 103 italiani, emerge che per il 97% degli italiani (93% a livello europeo) i megatrend giocheranno un ruolo fondamentale nella gestione dei loro portafogli nei prossimi 3-5 anni. In particolare, il 77% (66% il dato europeo) si aspetta che il trend di lungo periodo più promettente riguardi il cambiamento climatico e la scarsità delle risorse. Non a caso è in atto un boom di lanci di nuovi fondi comuni, anticipando le attese di una prossima ondata di start-up verdi.
Generali Genera Sviluppo Sostenibile è un prodotto d’investimento assicurativo a vita intera a premio unico, con capitale collegato in parte a fondi interni e in parte ad una gestione separata. L’obiettivo primario è incrementare il valore del capitale investendo in sottostanti selezionati in funzione di politiche di investimento orientate al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile concordati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite con l’Agenda 2030; allo stesso tempo si cerca di mantenere la stabilità dei rendimenti grazie all’investimento in una gestione separata, la storica Gesav.
L’ultima Legge di Bilancio (n. 234/2021) non porta novità significative in materia di previdenza, ma piuttosto molte conferme, come la fine della pensione “Quota 100” sostituita dalla “Quota 102”, il rinnovo di un anno di “Opzione donna” e dell’”Ape sociale” con l’ampliamento delle rispettive platee.
Francesco Caltagirone ha comunicato il recesso dal patto siglato con Delfin e Fondazione Crt su Generali. «Le società del gruppo Caltagirone aderenti al patto parasociale di consultazione con Delfin e Fondazione Crt» hanno comunicato agli altri due soggetti il recesso «unilaterale e con effetto immediato» dall’accordo, che vale oltre il 16% del capitale della compagnia triestina. In una lettera inviata a Delfin e Crt il gruppo Caltagirone sottolinea che ritiene «ormai superata la funzione cui il patto era preordinato», cioè «favorire la consultazione delle parti in vista delle determinazioni da assumere in occasione della prossima assemblea di Generali». L’imprenditore romano ha quindi deciso di «sciogliersi dagli impegni, ancorché di sola consultazione», in vista dell’assemblea per il rinnovo del board del Leone. Caltagirone ha inoltre annunciato «la decisione di presentare una propria lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Assicurazioni Generali, sebbene non sia stata ancora assunta una univoca determinazione circa la promozione di una lista cosiddetta “lunga” oppure “corta”».
UniCredit e Allianz hanno firmato un accordo quadro internazionale che getta le basi per una migliore collaborazione a favore dei clienti di entrambi i gruppi, che vantano una partnership nella bancassicurazione dal 1996. L’iniziativa riguarda Italia, Germania, Europa centrale e orientale. Sono previsti investimenti congiunti, inclusi i settori della formazione e del marketing, finalizzati all’integrazione seamless dei processi e ad accelerarne la digitalizzazione. Verranno anche poste le basi per una collaborazione nell’ambito dell’insure-banking, permettendo a UniCredit di offrire i propri prodotti bancari ai clienti attraverso open platform di Allianz in Germania, Italia e altri paesi. In Italia, Germania, Europa centrale e orientale l’istituto di piazza Gae Aulenti conta oltre 15 milioni di clienti e il gruppo Allianz più di 30 milioni.
- Caltagirone lascia il patto e prepara la lista per Generali
Francesco Gaetano Caltagirone, a mercati chiusi e prima che venga nominato il futuro presidente della Repubblica, prende carta e penna e scrive al patto di consultazione su Generali, che dallo scorso settembre lo lega alla Delfin di Leonardo Del Vecchio (6,6% del Leone) e alla Fondazione Crt (1,6%). L’imprenditore romano ha deciso di dare la disdetta dal patto – che all’ultima rivelazione univa il 16,2% del capitale – per proporre una sua lista per il rinnovo del consiglio della società assicurativa, e dato che questa materia non era disciplinata dall’accordo fa un passo indietro. Da solo, con il suo 8,04% di Generali, Caltagirone si appresta ora a presentare una lista, «lunga o corta», per il rinnovo del consiglio di amministrazione del Leone. Una lista concorrente a quella che verrà proposta dal board uscente (la lista del cda), con l’appoggio del primo azionista Mediobanca. In ambienti finanziari sono convinti che Caltagirone abbia dato disdetta «immediata» proprio perché, così facendo, lui personalmente e gli altri soci congiuntamente, possono continuare a comprare azioni in vista dell’assemblea decisiva di fine aprile, chiedendo autorizzazione all’Ivass per la soglia del 10% singolarmente e per quella del 20% in seconda battuta. Con un patto a tre, superare la soglia del 20% sarebbe stato difficile, ai sensi dell’organo che vigila sulle Società di assicurazione. Insomma separati, invece che uniti, i tre azionisti di peso delle Generali potrebbero spingersi fino alla soglia d’Opa, ovvero il 24,9% di Trieste. Sul fronte opposto Mediobanca detiene al momento il 17,2% dei diritti di voto in assemblea.
- «Unicredit, la svolta digitale per crescere in Europa»
«Puntiamo sull’accordo con Allianz, piattaforma comune per i clienti». Andrea Orcel, 58 anni, amministratore delegato dell’Unicredit da meno di dodici mesi ha presentato i conti al mercato: quest’anno distribuirà ai soci 3,75 miliardi. Un record nella storia della banca. «Numeri che considero eccellenti, tutta la banca sta rispondendo con energia e sta ritrovando il suo orgoglio…». L’accordo con Allianz per certi versi è una svolta, non più soltanto un accordo di distribuzione, ma una nuova alleanza…
- Generali, Caltagirone esce dal patto
Colpo di scena nella lunga corsa per la conquista del board di Generali. Ieri a sorpresa Francesco Gaetano Caltagirone — secondo socio con l’8% — è uscito «con decorrenza immediata» dal patto di consultazione che aveva stipulato a settembre con Leonardo Del Vecchio, anch’egli grande azionista della compagnia, e al quale nei giorni successivi aveva aderito la Fondazione Crt con l’1,6%. Nella stessa lettera, Caltagirone ufficializza l’intenzione di voler presentare una lista per il rinnovo del board del 29 aprile. Ma, precisa, non è ancora deciso se sarà una lista «lunga» (di maggioranza) o «corta» (con un limitato numero di candidati). È l’ennesima svolta in una contesa di governance attorno alla più importante istituzione finanziaria italiana nella quale si fronteggiano da un lato i tre soci privati, dall’altro il board e — sullo sfondo — il primo azionista Mediobanca, forte del 12,8% e di un ulteriore 4,4% preso a prestito.
- Superbonus, rivolta anti-stretta. Ma scoperte truffe per 4 miliardi
Imprese, intermediari finanziari e Movimento 5 Stelle: tutti contro la stretta sul Superbonus del 110% e gli altri bonus edilizi voluta dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, col pieno sostegno del premier Mario Draghi. La possibilità di cedere il bonus, ovvero il credito d’imposta, una sola volta anziché infinite volte, ha scatenato la protesta degli operatori, che hanno trovato i più accesi sostenitori nei 5 Stelle, i quali stanno già preparando gli emendamenti per cancellare la norma del decreto Sostegni, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. La stretta sulla cedibilità dei crediti era stata annunciata dallo stesso Draghi, che aveva rivelato che l’Agenzia delle entrate aveva bloccato ben 4 miliardi di euro di crediti perché frutto di frodi. Di questi, circa 2 miliardi sono stati incassati. Una sola indagine, delle procure di Roma e di Foggia, ha portato alla scoperta di falsi crediti per oltre un miliardo.
- Generali, mossa di Caltagirone: esce dal patto e prepara la lista
- Con lo stop alle moratorie aumenta il rischio di una tempesta perfetta
Quello che non hanno potuto i lockdown e gli strascichi della pandemia rischiano di innescarlo le scelte del governo. In una fase in cui le elezioni al Quirinale sembrano catalizzare l’attenzione dei politici, lasciando forse troppe responsabilità nelle decisioni su questioni molto delicate ai tecnici. Il risultato è una tempesta perfetta che potrebbe presto scaricarsi su un paese che sta a fatica riprendendosi dalla crisi e ancora se ne porta dietro le ferite. La norma che blocca le cessioni multiple dei crediti fiscali dei bonus edilizi arriva proprio quando è entrata a pieno regime la macchina dei lavori e le imprese di sono riempite la pancia di quei “titoli” allo scopo di rivenderli. Un mercato da 15 miliardi di valore, con relative cartolarizzazioni, sul quale ora si vuole tirare il freno a mano. Il default di migliaia di imprese edili è dietro l’angolo: i pagamenti dei fornitori sono fermi da settimane, i cantieri bloccati e vuoti da giorni. Entro un mese si smetterà di pagare gli stipendi e le imprese più fragili cominceranno a saltare.
- Cessione crediti, scatta la stretta Allarme di banche e costruttori
La norma del decreto Sostegni ter che prevede il divieto di cessione multipla dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi è stata pubblicata senza alcuna modifica lasciando di sasso imprese, banche e grandi aziende pubbliche e private attive nel settore. Tutti si aspettavano correttivi – e qualche modo segnali in questo senso erano stati fatti trapelare – per l’effetto devastante che quel blocco improvviso può avere sull’intero comparto. Ieri le reazioni non si sono fatte attendere. Una risposta immediata su un provvedimento ancora non convertito in legge è abbastanza inusuale per la paludata Associazione bancaria, che ieri mattina si è mossa per prima. Il direttore generale Giovanni Sabatini ha espresso «rammarico per il mancato accoglimento delle istanze provenienti dai mondi delle imprese e delle banche affinché la misura dell’anticipazione del superbonus possa continuare ad esplicitare i suoi effetti positivi sull’economia, nel pieno rispetto della legalità.
- Sanità integrativa. Cercasi authority e più trasparenza
- Tanti reclami e troppi tesoretti in cassaforte
La sanità integrativa si sta rivelando un salvagente per chi non riesce ad accedere al Servizio sanitario nazionale alle prese con la pandemia e liste d’attesa sempre più lunghe. Assicurarsi tramite fondi sanitari (alla cui contribuzione pensa in parte o totalmente anche il datore di lavoro) consente di beneficiare del rimborso delle spese sanitarie e di altri servizi di telemedicina che ora vanno per la maggiore (grazie alle nuove tecnologie) a un prezzo sicuramente inferiore rispetto alle polizze individuali. Questi enti, inoltre, accettano anche soggetti che hanno patologie pregresse a differenza delle polizze individuali più selettive. Tuttavia ci sono fattori da migliorare nel settore dove coesistono realtà molto diverse tra loro (con livelli di efficienza eterogenei, in funzione ovviamente anche dei premi investiti in coperture assicurative o delle condizioni del piano sanitario).
- Per Metasalute stop ad alcuni rimborsi Più scoperti e franchigie
È il fondo più grande e anche per questo è osservato speciale e la sentinella di quello che accade nel settore. Si tratta di Metasalute che offre la sanità integrativa ai lavoratori metalmeccanici: a una platea di 1,2 milioni di lavoratori, 500 mila famigliari a carico oltre a 20 mila familiari non fiscalmente a carico iscritti. A dicembre è arrivata come una doccia fredda la decisione presa all’unanimità dal Cda di Metasalute (composto dalle parti sociali: Fim, Fiom, Uilm, Federmeccanica e Assistal) di rivedere il piano sanitario originario che nel 2020 è stato prorogato per 2021 e 2022. Si tratta di un accordo figlio di una prima gara contestata che, nel 2017, aveva visto ricorrere al Tar (per ottenere l’accesso agli atti) il pool di compagnie (Unipol, Allianz e Generali) che avevano perso contro l’emergente Rbm Salute (oggi acquisita da Intesa Sanpaolo).
- Fondo Intesa, rincari in vista e prestazioni congelate per gli ex Ubi
Una grande arrabbiatura alla vigilia di Natale. Ricoveri rinviati e prestazioni bloccate in epoca Covid. È stata la sorpresa di fine anno dei pensionati e dipendenti bancari ex Ubi iscritti al fondo sanitario dell’istituto acquisito da Intesa Sanpaolo. «La maggioranza degli iscritti al fondo sanitario sono bresciani – ricorda Pierluigi Ghidelli, ex presidente e consigliere di minoranza del fondo – ma vi sono colleghi in tutta Italia». Che cosa sta succedendo? A inizio novembre, sindacati bancari e Intesa Sanpaolo hanno sottoscritto l’accordo per l’integrazione dei fondi sanitari Ubi e Banca Marche con quello della banca guidata da Carlo Messina. Partenza primo gennaio 2022. Si sono messi di traverso però gli iscritti del fondo Ubi: 10mila tra dipendenti attivi, pensionati e familiari; 5,5 milioni il cospicuo patrimonio del fondo. «Abbiamo chiesto più tempo per riorganizzare la struttura ma non c’è stato niente da fare. Poi è arrivata la sospensione delle prestazioni e dei ricoveri – aggiunge Ghidelli –. Ora c’è il referendum che termina a fine febbraio per il passaggio del patrimonio. Una mossa inconsueta: prima infatti andava sciolto il fondo». In futuro ci potrebbero essere intoppi legali.
- Polizza Mps, aumenti previsti per i pensionati e i loro familiari
Costi in aumento per la polizza sanitaria dei pensionati Mps. Le contribuzioni dei 6.500 dipendenti in quiescenza potrebbero passare da 462 a 1.270 euro (+175%). Rincari anche per i familiari. Le notizie su un aumento dei contributi circolano da mesi. In Mps non vi è un fondo sanitario ma una polizza collettiva con Poste Assicura ed è la banca a trattare direttamente con la compagnia. Inoltre vi è un confronto periodico con le organizzazioni sindacali. Da uno dei recenti faccia a faccia, è scaturito un comunicato congiunto dei sindacati bancari del 12 gennaio scorso dove si segnalava «il mantenimento anche per il 2022 delle condizioni della polizza sanitaria». Anche per i dipendenti attivi dell’istituto senese vi saranno però delle piccole variazioni delle condizioni nella polizza ma i sindacati ogni trimestre effettueranno un monitoraggio per evitare sorprese.
- La raccolta dei gestori. I fondi comuni spingono l’industria del risparmio
I 141 miliardi di raccolta incassati nel 2015 sono la cifra record del settore e come tale difficilmente raggiungibile, ma i 92 miliardi portati a casa dai gestori di patrimoni nel 2021 non sono certo bruscolini. A tanto ammonta il saldo finale scritto sul bilancio annuale dell’industria del risparmio gestito in Italia. Un risultato molto positivo in termini quantitativi, ma altrettanto importante per il suo significato. Non va infatti trascurato il contesto nel quale un simile numero è stato conseguito. Nell’anno del record (2015) la situazione dei mercati finanziari era sicuramente più tranquilla e con meno incognite all’orizzonte, mentre lo scenario con il quale si sono dovuti confrontare gestori e investitori nel 2021 (ma anche nel 2020) è stato assai più complesso, complice una situazione anomala, difficile da gestire e nella quale ci troviamo ancora oggi.
- Liste Cda. L’intervento Consob impatta non solo su Generali