Carlo Giuro
La popolazione europea è sempre più anziana: un’evidenza demografica che potrebbe avere impatti enormi (e negativi) sui sistemi pensionistici degli Stati membri, e che ha spinto la Commissione europea, lo scorso anno, a pubblicare uno specifico Libro Verde per valutarne gli effetti. Intanto i fondi pensione affrontano nuove sfide come gli stress test, al via in aprile, e gli investimenti in criptovalute. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Francesco Briganti, membro dell’Occupational Pensions Stakeholder Group di Eiopa (l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali), e segretario generale della Cross Border Benefits Alliance-Europe, lobby che si occupa di welfare europeo per far convergere sempre più i sistemi pensionistici del continente.

Domanda. Quali sono le linee guida della Commissione europea sulla previdenza di base?

Risposta. Più o meno sempre le stesse: aumentare l’età pensionabile, creare meccanismi automatici di adeguamento dell’età al progressivo aumento della speranza di vita, colmare il divario fra pensioni femminili e maschili. Il braccio esecutivo dell’Ue suggerisce poi di evitare troppe riforme successive a quelle già fatte, soprattutto se mirate a rimuovere i potenziali effetti positivi delle precedenti. Un’altra raccomandazione è l’aumento della produttività: in altri termini, tenuto conto della progressiva riduzione della forza lavoro dovuta a invecchiamento e minori nascite, i lavoratori dovranno essere sempre più produttivi per contenere i danni potenziali derivanti dalla questione demografica. C’è una grande attenzione alla qualità del lavoro e alla formazione.

D. Quali invece i progetti legislativi per la previdenza complementare?

R. Oltre al completamento delle riforme sulle politiche Esg, al momento la principale iniziativa in esame è la revisione della direttiva fondi pensione (Iorp/Epap 2, ndr) che verrà sostituita o integrata dalla nuova Iorp 3. Le prime consultazioni inizieranno quest’anno, ma la direttiva probabilmente non uscirà prima di due anni. In termini di progetti riguardanti la previdenza complementare l’Unione ha accelerato inoltre i suoi lavori sulla creazione di una piattaforma informativa in ogni Stato membro basata su diversi indicatori, per comprendere la sostenibilità e adeguatezza dei sistemi nazionali. Un altro progetto è infine lo sviluppo di sistemi europei che stimino le prestazioni pensionistiche future sulla base dei contributi versati sia al sistema pubblico che a quelli complementari.

D. Come stanno reagendo i fondi pensione europei di fronte a pandemia e pressioni sui mercati?

R. Il problema non è tanto l’andamento dei mercati, ma le adesioni e, di riflesso, la capacità contributiva da parte di migliaia di aziende e lavoratori che sono stati travolti dalla crisi Covid. La valanga di fallimenti, chiusure di attività economiche e licenziamenti hanno danneggiato anche i fondi, e in molti casi è stato permesso loro di sospendere i pagamenti. In certi Paesi Ue si è anche permesso ai lavoratori in difficoltà di riscattare una parte o la totalità dei capitali accumulati nei loro fondi: misura comprensibile in un contesto di grave urgenza, ma con conseguenze potenzialmente gravissime sulle pensioni future di queste persone.

D. Nel 2022 si attendono anche gli stress test dell’Eiopa sui fondi pensione occupazionali. Cosa aspettarsi?

R. Inizieranno in aprile e dovranno essere consegnati in giugno. La prima novità è che i nuovi stress test prevedono anche un capitolo sui rischi di tipo ambientale, assimilato ai classici rischi di mercato. I test saranno in gran parte uniformi sia per i fondi a prestazione definita che per quelli a contribuzione definita: il loro approccio, infatti, si basa sull’assunto che ormai i fondi pensione europei sono sempre meno difformi fra loro. L’Eiopa ha infine introdotto per i test uno strumento che tenga conto delle peculiarità settoriali dei fondi pensione, ancora una volta applicabile a quelli a prestazione definita e a contribuzione definita.

D. Un altro tema caldo è il Pepp, ossia il nuovo prodotto pensionistico individuale paneuropeo. Come sta procedendo il suo iter e quali i punti più complessi?

R. La Commissione prevede che sarà definitivamente disponibile a partire da marzo. I tratti caratterizzanti del prodotto sono le sue regole comuni di funzionamento stabilite a livello Ue, che permetteranno ai fornitori di fondi di qualsiasi Stato membro di distribuire il loro Pepp in tutto il mercato comune. Altre caratteristiche che lo potrebbero rendere competitivo sono la sua portabilità transfrontaliera, interessante per i cittadini mobili, che potranno così trasferire il loro conto pensionistico nei Paesi di nuova residenza, e i bassi costi annuali di gestione e amministrazione, già calmierati per il Pepp di base a un massimo dell’1% del capitale accumulato. La maggiore criticità riguarda invece il trattamento fiscale: andrà stabilito in particolare se tale prodotto godrà delle stesse agevolazioni dei prodotti pensionistici individuali nazionali. La Commissione ha raccomandato agli Stati membri di procedere in questa direzione, ma tale suggerimento non è legalmente vincolante. Ma mi aspetto che prima o poi intervenga la Corte di Giustizia con una condanna ai Paesi che non si uniformano per ingiustificato trattamento discriminatorio fra prodotti pensionistici nazionali e altri prodotti comparabili.

D. Infine, le criptovalute: in alcuni fondi americani stanno riscuotendo interesse. E in Europa?

R. Nonostante il loro potenziale di diversificazione in portafoglio, la questione è controversa: prima di tutto per l’alto rischio delle cripto, e poi perché alcune divise digitali fra cui il bitcoin non sembrano in linea con gli investimenti Esg. Più in generale, investimenti in criptovalute potrebbero anche generare rischi di reputazione per i fondi pensione, visto che molte di esse vengono usate per attività illegali. Come Eiopa abbiamo già allertato gli investitori istituzionali sugli investimenti in cripto, ricordando in particolare che l’Ue non ha ancora un quadro legislativo che le disciplini. Non sembra al contempo che le autorità continentali siano contro questo nuovo strumento: pare piuttosto che esigano una convergenza e armonizzazione di alcune regole, in particolare per assicurarne una supervisione coerente fra le diverse autorità di vigilanza nazionali. (riproduzione riservata)
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