IL RAPPORTO ADEPP SULLA PREVIDENZA DEI PROFESSIONISTI, CRESCIUTI DELL’1%
di Simona D’Alessio
Giovinezza non fa rima con ricchezza, nel caso dei professionisti «in erba»: nel 2020, infatti, la media reddituale degli under30 supera (di poco) i 14.100 euro, mentre i colleghi nella fascia d’età 50-60 anni, assai più affermati nel mercato del lavoro, sfondano il «tetto» dei 50.000 euro. È uno dei temi «spinosi» affrontati dall’XI Rapporto dell’Adepp, l’Associazione degli Enti previdenziali privati, presentato ieri mattina, a Roma: gli associati sono saliti, in un anno, di oltre l’1% e, considerando nel novero non solamente i liberi professionisti «puri», ma l’insieme degli iscritti, che comprende anche 98.000 pensionati attivi e 560.000 fra parasubordinati, dipendenti e categorie similari, si arriva a 1,68 milioni di soggetti (+0,47%). Le altre cifre messe in risalto dal dossier, relative all’attività del comparto del 2020, la difficile annualità della diffusione del Covid-19, vanno dagli 11,1 miliardi di entrate contributive ai 600 milioni investiti nel welfare, dai 7,4 miliardi di prestazioni (ne son state distribuite in totale 626.000) ai 100 miliardi di patrimonio.
Quanto ai guadagni degli esponenti delle varie categorie (che permettono di fotografare la situazione antecedente l’avvento della pandemia, giacché le dichiarazioni presentate nel 2020 sono relative al 2019), si osserva come il reddito nominale dei liberi professionisti sia salito nell’ultimo anno del 3,4% (la media è pari a 36.772 euro, nell’annualità precedente era di 35.541 euro). Tuttavia, come accennato, le «nuove leve» sono in affanno: la media delle entrate dei professionisti tra i 30 ed i 40 anni lambisce i 23.000 euro (con punte più basse, pari a circa 18.000, per le donne in questa fascia anagrafica), gli ultrasettantenni, mediamente, arrivano a 32.641 euro (e, nel caso degli uomini, pure a 34.657). Nel Mezzogiorno, poi, è inferiore del 48% il reddito, al confronto con quanto dichiarato dai colleghi attivi nel Settentrione. E la componente femminile, che pure riesce ad incassare cifre minori rispetto agli uomini, è protagonista di una (graduale) avanzata delle iscrizioni, giacché è donna il 51% delle nuove presenze negli elenchi degli Enti di previdenza, dunque, recita il rapporto, nelle platee «vanno scomparendo le differenze di genere che permangono solamente per i professionisti di età avanzata». Nel 2020 si sono registrate le maggiori cancellazioni dalle Casse da parte dei soggetti che si collocano tra i 30 ed i 40 anni, come effetto del passaggio dall’esercizio del lavoro in autonomia all’attività dipendente (in buona parte avvenuto a seguito della vittoria nei concorsi pubblici).
Nel frattempo, gli Enti di maggiori dimensioni guardano con «molto interesse» alla possibilità (sancita dal via libera a un emendamento alla Legge di Bilancio) di investire fino al 5% nel capitale di Bankitalia: a non farne mistero i presidenti di Enpam (medici e dentisti), Inarcassa (ingegneri e architetti), Cassa forense (avvocati) e Cdc (dottori commercialisti) Alberto Oliveti, Giuseppe Santoro, Valter Militi e Stefano Distilli, ognuno già in possesso del 3% delle quote.
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