QUEST’ANNO GLI INVESTIMENTI IN ITALIA A 280 MILIONI DAI 50 MLN DEL 2020
La crescita dell’insurtech in Italia sembra ripartita: quest’anno gli investimenti sono finora ammontati a 280 milioni di euro contro i 50 mln dell’intero 2020, con un incremento del 460%. Un trend confermato dai dati del quarto trimestre, che ha visto 140 milioni di euro di investimenti, nella scia del forte incremento riscontrato nei tre mesi precedenti che si erano chiusi a 80 milioni rispetto ai 60 mln di gennaio-giugno. I numeri emergono dall’Investment Index che Italian Insurtech Association ha realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano. In particolare, hanno influito gli investimenti da parte di aziende e fondi di investimento stranieri, pari al 25% del valore registrato dal mercato insurtech quest’anno. Una tendenza confermata dalle stime sul 2022, che vedono il raddoppio degli investimenti a oltre mezzo miliardo di euro.
Nonostante la forte accelerazione, il volume degli investimenti in Italia è inferiore agli altri paesi europei. La stima della Francia per il 2021 è di 1,3 miliardi di euro, mentre Gran Bretagna e Germania supereranno 1,5 miliardi. Il ritardo principale si registra negli investimenti in startup insurtech, dove a livello mondiale sono stati investiti quest’anno 15 miliardi di dollari (13,3 mld euro), mentre in Europa la cifra si aggira intorno a 3,5 miliardi (3,1 mld euro) e in Italia meno di 20 milioni di euro.
«Il volume degli investimenti raccolti nel 2021 è certamente significativo del circolo virtuoso che si è innescato nel nostro paese e che ribadiamo da tempo», ha commentato Simone Ranucci Brandimarte, presidente di Italian Insurtech Association. «I trend in atto confermano la nostra previsione di arrivare a un miliardo di investimenti in insurtech in Italia entro il 2023, a conferma dell’importanza di indirizzare sempre più risorse verso il digitale, a vantaggio di tutto il settore assicurativo. La trasformazione è cominciata, ma resta un forte gap da colmare rispetto a quanto avviene a livello internazionale in termini di investimenti in startup. Possiamo e dobbiamo fare di più».
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