di Roberto Italia
È aumentata di 110 miliardi di euro la liquidità sui conti correnti, ma si è contratta la quota dei risparmiatori dal 55,1% al 48,6%. È questa la fotografia a tinte chiaro-scure scattata dalla ricerca annuale sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli Italiani, «Europa, riforme, risparmio: le basi per il rilancio», realizzata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi. Alla presentazione dell’indagine hanno partecipato ieri Gregorio De Felice, capo economista della banca, Beppe Facchetti e Giuseppe Russo, rispettivamente presidente e direttore dell’istituto di ricerca.
Secondo le interviste condotte sull’andamento del 2020, raccolte a marzo e maggio 2021 e rivolte ai responsabili delle scelte finanziarie, la pandemia ha colpito in modo disomogeneo le famiglie del Paese, nonostante gli interventi massicci di politica economica. Ben il 36,8% degli intervistati ha visto ridursi o azzerarsi le entrate ordinarie a causa delle conseguenze economiche del Covid. Inoltre, di fronte all’emergenza molte famiglie si sono trovate «impreparate» pur essendo ampio il serbatoio di risparmio privato: il 53% non aveva accantonato un fondo di riserva, ossia non aveva depositi liquidi sufficienti o strumenti finanziari monetari liquidabili immediatamente per far fronte ad un’emergenza economica del genere.
Sul fronte finanziario, lo studio ha rilevato che il risparmio gestito ha ottenuto l’indice di soddisfazione maggiore tra le classi di investimento (il rapporto tra soddisfatti e insoddisfatti è di 6 a 1). Sono proceduti lentamente, invece, gli investimenti nuovi e alternativi. In questo biennio di emergenza i Pir, destinati a collegare il risparmio con gli investimenti reali, particolarmente delle pmi, sono stati considerati appena dal 2,5% del campione. La pandemia ha stimolato una sensibilità maggiore rispetto a quasi tutti i rischi, quelli assicurabili (come la salute, la vita, i danni e perfino i furti) e quelli non assicurabili (come il rischio pandemico). Le fasce di età che hanno evidenziato uno stato di accresciuta preoccupazione sono quelle fra i 35 e i 64 anni. Positivo il giudizio sulle banche, che ha raggiunto il massimo storico da 15 anni a questa parte, con 18 clienti soddisfatti per ogni persona non soddisfatta. Si è affermato un orientamento favorevole dell’opinione pubblica italiana anche verso l’Unione europea, anche se il tasso di approvazione dell’Europa sale con il livello di istruzione e non con i trasferimenti di cui si è beneficiato. «L’Italia vive un momento molto favorevole dal punto di vista della crescita economica», ha commentato De Felice, tuttavia, «c’è una forte disomogeneità nel risparmio, nei consumi e nella crescita». Alleviare le divergenze non sarà così semplice. (riproduzione riservata)
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