La previdenza complementare è ancora percepita come una sorta di black box: a frenare gli investitori la molteplicità dei prodotti offerti unita alla difficoltà di comprenderne il funzionamento e poterne quindi valutare la validità.
Moneyfarm ha realizzato un’indagine sul tema della previdenza complementare interrogando i risparmiatori italiani sulle loro aspettative di lungo termine e in particolare su desideri, aspettative e speranze riguardo la previdenza integrativa, con l’obiettivo di fornire all’industria del risparmio e alle istituzioni spunti di riflessione e direzioni di sviluppo dei prodotti previdenziali.
Il recente sondaggio è stato effettuato nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca sulla previdenza avviato un anno fa da Moneyfarm in collaborazione con Progetica, società indipendente specializzata in educazione e pianificazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.
Il panel è stato selezionato puntando ad un’adeguata rappresentanza di genere, età e livello patrimoniale ed è composto da investitori con un buon livello di istruzione, che conoscono, come è emerso, le principali criticità legate alla previdenza e chiedono pertanto un ulteriore passo in avanti al sistema.
Predisposto a investire nella previdenza integrativa per il proprio futuro, il panel analizzato mette infatti in evidenza una serie di problematiche note – trasparenza, costi, competenza e accessibilità del consulente – che possono fungere da stimolo sia all’industria del risparmio, per la formulazione di un’offerta migliore, sia alle istituzioni, per eventuali interventi normativi futuri.
Attenzione ai costi e trasparenza in cima ai desideri dei potenziali aderenti alla previdenza complementare
Quando si chiede quale caratteristica dovrebbe avere un prodotto di previdenza integrativa ideale emerge chiaramente l’esigenza di prestare attenzione ai costi. Chiamati a scegliere tra quattro caratteristiche proposte (le più note), gli investitori hanno infatti indicato “Costo basso” al primo posto, “Alto rendimento” al secondo e “Agevolazioni fiscali” al terzo. Solo chi è prossimo alla pensione (fascia 51-65) ha posto in cima alla classifica la fiscalità.
Ma emerge un’esigenza ancora più interessante in seguito alla richiesta di indicare in modo del tutto spontaneo le caratteristiche che dovrebbe avere un prodotto previdenziale: la trasparenza è al primo posto su 25 caratteristiche indicate complessivamente. Ben il 70% dei rispondenti ha infatti assegnato alla voce “Trasparenza nelle condizioni, nei costi, nei rendimenti, nel sottostante dell’investimento” un punteggio di 7 su 7. La maggioranza degli investitori si aspetta che un piano di previdenza integrativa sia quindi, prima di tutto, trasparente e chiaro nel funzionamento e nei costi. Altra qualità interessanteauspicata dalla maggioranza, precisamente dal 51% dei rispondenti, è il “Monitoraggio semplice e online dell’investimento” con un punteggio di 7 su 7; si sale al 55% tra gli under 35 e addirittura al 64% tra le donne, presumibilmente più oculate e più desiderose degli uomini di essere in controllo dei propriinvestimenti.
Consulente: affidabile e semplice da contattare
Entrando nel merito della consulenza finanziaria con obiettivo previdenziale emerge un altro elemento importante: l’“Affidabilità del consulente” è al secondo posto (subito dopo la trasparenza) nella classifica delle 25 caratteristiche del prodotto previdenziale ideale indicate spontaneamente dagli investitori;il 61% dei rispondenti le ha assegnato infatti un punteggio di 7 su 7 e ben l’87% un punteggio pari o superiore a 6 su 7. Chiamati a classificare più precisamente le caratteristiche ideali della consulenza che vorrebbero ricevere, gli investitori hanno indicato come prioritarie la “Competenza” e la“Disponibilità di un canale attivo di comunicazione col consulente”, a conferma, quest’ultima, del bisogno diffuso di contattare con facilità l’esperto a cui si affidano i propri risparmi.
I principali blocchi all’attivazione
Conoscere come funziona la previdenza complementare aiuta a valutare i prodotti e quindi a scegliere se attivare o meno un piano previdenziale ma il 49% dei rispondenti ha dichiarato di sentirsi bloccato proprio dalle “Difficoltà nella valutazione della validità del piano pensionistico” (punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7). Se non lo capisco lo evito: fra chi decide di non attivare un piano pensionistico, alla base c’è spesso un problema di intellegibilità dell’offerta, a maggior ragione quando ci si trova di fronte a un’offerta così vasta e complessa come quella attuale. Dal sondaggio emerge infatti che la previdenza complementare è ancora percepita come una sorta di black box: oltre al blocco già citato, in cima alla classifica dei 38 elementi che bloccanol’attivazione di un piano pensionistico ci sono la “molteplicità delle variabili che rende oggettivamente difficile fare stime precise su tempi, importi e impatti futuri” (il 59% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7), il “Timore che ci siano costi nascosti” (il 49% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7) e, più in generale, la “Scarsa conoscenza sul funzionamento della previdenza complementare” (il 45% dei rispondenti ha assegnato a questa voce un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7).
Pubblico vs privato
Nonostante tutto, il 90% degli investitori mostra una certa fiducia nella previdenza complementare . Non si può certo affermare lo stesso della previdenza pubblica: il timore di cambiamenti legislativi la rende percettivamente inaffidabile, è al secondo posto tra i quattro fattori di blocco proposti e raggiunge il primo posto per le donne e tra chi lavora (fascia 36-65enni). Anche l’esiguità dell’importo Inps è ormai arcinota tanto che il panel non nutre grandi speranze a riguardo: il 76% ha assegnato alla voce: “Perché mi basterà la pensione INPS” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7 e il 74% ha anche assegnato alla voce “Perché l’INPS è affidabile e fino ad ora ha funzionato” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7 (nella fascia d’età over 65 la medesima percentuale scende al 52%), così come il 77% dei rispondenti ha assegnato alla voce “Perché sono un’idealista e vorrei che lo Stato se ne prendesse carico” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7.
I più “pigri” nella previdenza complementare sono gli under 35
Preso atto del fatto che la previdenza integrativa, a determinate condizioni, sia la scelta corretta per buona parte degli investitori intervistati, quali sono i fattori emotivi che poi però, alla fine, portano a de-prioritizzare questo tipo di pianificazione e a non agire? Possiamo dire che gli italiani sono, dal punto di vista finanziario, un popolo di presentisti. Tra quattro elementi (noti) proposti, il 36% dei rispondenti ha indicato “Perché è troppo distante nel tempo” comemotivo principale. I più pigri ad attivare un piano pensionistico sembrano essere i giovani e gli anziani: il 55% degli under 35 ha assegnato alla voce “Pigrizia” un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7, contro il 36% dei 51-65enni.
Previdenza complementare sì, a patto che… Le sfide del sistema
Nella parte conclusiva del sondaggio gli intervistati si riconoscono disposti a sottoscrivere un piano di previdenza complementare a condizione che si verifichino una o più condizioni tra quelle che seguono: il 26% vorrebbe prodotti dalle caratteristiche più attraenti, il 15% preferisce aspettare di avere più liquidità a disposizione, il 12% auspica maggiori incentivi alla previdenza integrativa da parte dello Stato, il 9% sente la necessità di ricevere maggiori spiegazioni sull’utilità di un piano previdenziale integrativo. L’appello alla trasparenza, all’attenzione ai costi, alla competenza e all’accessibilità del consulente, è una sfida che l’industria del risparmio deve raccogliere per salvaguardare e accrescere il benessere delle famiglie italiane.