Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Costi bassi, condizioni trasparenti, consulenti affidabili. Gli italiani credono nello strumento della previdenza integrativa, in un contesto in cui quella pubblica offre sempre meno certezze, ma chiedono in cambio questi tre pilastri, forse ancora più dei rendimenti. L’evidenza emerge da un recente sondaggio condotto in tandem da Moneyfarm e Progetica relativo alle aspettative dei risparmiatori verso la pensione integrativa, visionato in anteprima da MF-Milano Finanza. «Il segmento a oggi ancora non è adeguatamente sviluppato», commenta Andrea Rocchetti, head of investment advisory di Moneyfarm, per poi aggiungere: «Fondamentale è allo stato attuale focalizzarsi sui giovani, che devono integrare fin da subito un assegno pubblico inesorabilmente esiguo per non trovarsi costretti a rivedere significativamente il loro stile di vita in pensione».
Il risparmio gestito italiano torna a spingere sull’acceleratore dopo la parziale frenata di settembre, a riprova del fatto che le preoccupazioni di inizio autunno provocate da inflazione, interruzioni delle catene di fornitura e rallentamento della crescita sono state, almeno per il momento, archiviate. A fotografare la situazione di ottobre è stato ieri il consueto censimento di Assogestioni sulla raccolta del periodo, che ha mostrato come l’industria sia stata capace di terminare il decimo mese consecutivo con afflussi positivi. La raccolta è stata pari a 6,4 miliardi di euro, in forte crescita dopo gli appena 31 milioni di settembre. In questo modo la raccolta da inizio anno è arrivata a 76,2 miliardi, 60 dei quali attribuibili alle gestioni collettive. Il contributo dei fondi aperti nel decimo mese è stato di 2,7 miliardi, che hanno portato il totale da gennaio a quota 55,5.
Due sono i principali casi di gruppi economici e finanziari che calamitano in questi giorni l’attenzione. Il primo è il caso Tim. L’altra vicenda è quella delle Generali, della lista del cda per l’elezione dei componenti degli organi deliberativi e di controllo e del prestito-titoli assunto da Mediobanca per arrivare a votare, nell’assemblea del Leone, in rappresentanza di una quota di oltre il 17%.
Nel 2022 le pensioni registreranno un aumento lordo dell’1,7%. È quanto si legge nel decreto del Mef del 17 novembre, pubblicato nella gazzetta ufficiale del 26 novembre. Il provvedimento, come di consueto, fissa in misura definitiva il tasso di adeguamento all’inflazione dei trattamenti pensionistici corrisposti nell’anno 2021 rispetto al 2020 e indica, in via previsionale, l’adeguamento da applicare dal 1° gennaio 2022. Per l’anno in corso, 2021, il decreto ministeriale conferma che le pensioni non hanno subito alcun adeguamento.
- 1.000 I morti sul lavoro nel 2021 segnano un nuovo picco
Mille. Anzi, oltre mille. Il bollettino del “crimine di pace” dei caduti del lavoro segna un altro tassello che dovrebbe pesare sulla coscienza dell’intera società italiana. Mimetizzato da quasi due anni di emergenza Covid, il metronomo degli incidenti ha continuato con il suo ritmo inesorabile: tra gennaio e ottobre le denunce all’Inail di decessi sul lavoro hanno superato appunto la soglia dei mille casi. Il dato ufficiale ancora non è stato diffuso e considerando che per il bilancio annuale mancano ancora i numeri di novembre e quelli (futuri) di dicembre, il 2021 naviga ad una velocità di rotta ben al di sopra del 2020 quando i morti sono stati 1280, con la compensazione tra minori casi per lo stop delle attività nel lockdown e aumento di quelli nella sanità. Insomma, una impietosa andatura di oltre 3 decessi al giorno, uno ogni 8 ore. E se si considerano gli infortuni non mortali, il ritmo è altrettanto impressionante: uno ogni 50 secondi.
- Pensioni, l’anno prossimo l’importo cresce fino all’1,7%
L’anno prossimo gli importi delle pensioni in pagamento aumenteranno per effetto dell’adeguamento all’inflazione prevista nel 2021 e contestualmente verrà abbandonato il meccanismo di rivalutazione in vigore, con qualche modifica, dal 2012 per ritornare a quello a fasce. Con il decreto ministeriale del 17 novembre scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 26 novembre, è stato stabilito che il tasso provvisorio da applicare nel 2022 per adeguare gli assegni previdenziali alla variazione del costo della vita è dell’1,7 per cento.
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- Il tasso d’interesse garantito sulle polizze vita rimarrà allo 0,25 per cento nel 2023
I clienti delle assicurazioni possono aspettarsi che il tasso d’interesse garantito sulle polizze di assicurazione sulla vita tradizionali, che scenderà allo 0,25 per cento l’anno prossimo, rimarrà anche nel 2023. L’Associazione attuariale tedesca (DAV) ha emesso una raccomandazione in tal senso lunedì. Herbert Schneidemann, capo dell’associazione attuariale e anche dell’assicuratore Die Bayerische, ha giustificato la raccomandazione dicendo che era ancora troppo presto per prevedere la tendenza dell’inflazione a lungo termine e i possibili passi di politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE). Gli assicuratori vita tedeschi chiedono da tempo un aumento dei tassi d’interesse di riferimento. Le critiche sono aumentate notevolmente, soprattutto a causa del recente forte aumento dell’inflazione. Il tasso d’interesse garantito è in declino da molti anni. All’inizio del millennio era ancora il quattro per cento, ma nel 2017 era lo 0,9 per cento.
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