Nel 2020 in Veneto si sono verificati 9.839 incidenti stradali, causando la morte di 229 persone e il ferimento di altre 12.919.
Secondo le statistiche pubblicate dall’Istat rispetto al 2019 la situazione pandemica e le misure adottate per contenerla hanno determinato un consistente calo del numero di incidenti stradali (-29,0%) e dei feriti (-31,4%), anche se inferiore a quanto registrato a livello nazionale, rispettivamente pari a -31,3% e -34,0%.
La riduzione del numero di morti per incidente stradale rispetto al 2019 (-31,8%) è risultata maggiore del dato nazionale (-24,5%).
I costi sociali degli incidenti stradali
I costi sociali degli incidenti stradali quantificano gli oneri economici che, a diverso titolo, gravano sulla società a seguito di un incidente stradale. Nel 2020 il costo dell’incidentalità stradale con danni alle persone è stimato in circa 11 miliardi e 600 milioni di euro per l’intero territorio nazionale (195,5 euro pro capite) e quasi 1 miliardo di euro (205,1 euro pro capite) per il Veneto; la regione Veneto incide per l’8,6% sul totale nazionale.
Il rischio di incidente stradale
Tra il 2019 e il 2020 diminuisce sia l’indice di lesività, da 135,8 a 131,3, sia quello di mortalità, passando da 2,4 a 2,3 decessi ogni 100 incidenti. Anche l’indice di gravità (rapporto tra il numero di decessi e la somma di decessi e feriti moltiplicato per 100) registra una lieve diminuzione, da 1,8 deceduti ogni 100 persone coinvolte nel 2019 a 1,7
nel 2020. Nel 2020, l’indice di mortalità è diminuito nei comuni di Rovigo e Verona, si è mantenuto stabile a Padova, mentre è aumentato negli altri comuni capoluogo. La pericolosità stradale rimane alta percorrendo l’asse Est-Ovest (A04), 5,8 morti per 100 incidenti, lungo l’autostrada A22 (6,9) e sulle statali SS012, SS309 e SS434, che attraversano il Veneto orientale, dove l’indice di mortalità è compreso tra 6,3 e 7,9.
Nel 2020 il maggior numero di incidenti (6.882, il 69,9% del totale) si è verificato sulle strade urbane, provocando 111 morti (48,5% del totale) e 8.657 feriti (67,0%). Rispetto all’anno precedente i sinistri diminuiscono su tutte le categorie di strada, ma il calo maggiore si verifica sulle autostrade (-40,5%) seguite dalle altre strade (-28,6%) e dalle strade urbane (-28,4%). Gli incidenti più gravi avvengono sulle altre strade (4,0 decessi ogni 100 incidenti).
La percentuale più elevata dei sinistri stradali è avvenuta lungo un rettilineo, sia sulle strade urbane (45,0%), sia su quelle extraurbane (53,5%). In ambito urbano gli incidenti rilevati nei pressi di una intersezione rappresentano il 22,2% del totale, seguiti da quelli rilevati in corrispondenza di incroci (15,2%) e curve (8,4%). Lungo le strade extraurbane il 19,7% degli incidenti si è verificato in curva, mentre il 12,5% nei pressi di una intersezione.
I mesi e le ore più a rischio
Le misure adottate per contrastare la pandemia, il periodo di lockdown e le fasce di coprifuoco hanno influito pesantemente sulla distribuzione temporale degli incidenti stradali sull’intero territorio nazionale.
A marzo, rispetto al 2019, si registra un calo del numero di incidenti del 72,3%, ad aprile dell’80,7%. Tra giugno e ottobre, in coincidenza della riapertura di gran parte delle attività e del periodo di maggiore mobilità per vacanze, si contano 5.379 incidenti (il 54,7% di quelli dell’intero anno), in cui hanno avuto lesioni 7.127 persone (55,2%) e 114
sono decedute (49,8%).
Quasi l’84% degli incidenti ha luogo tra le 8 e le 20, anche se l’indice di mortalità raggiunge i valori più elevati tra le 4 e le 5 del mattino (7,7 morti ogni 100 incidenti) e tra le 2 e le 3 (6,6), con valori molto oltre la media giornaliera (2,3). Il venerdì e il sabato notte si concentra il 43,4% degli incidenti notturni, il 48,8% delle vittime e il 44,6% dei feriti. L’indice di mortalità degli incidenti notturni è di 4,0 decessi ogni 100 incidenti, registrando il valore più elevato il sabato notte (5,3).
I comportamenti a rischio e le persone coinvolte
La maggior parte degli incidenti stradali avviene tra due o più veicoli (72,2%); la tipologia di incidente più diffusa è lo scontro frontale-laterale (3.532 casi, 48 vittime e 4.801 feriti), seguita dal tamponamento (1.686 casi, 10 decessi e 2.566 persone ferite).
La tipologia più pericolosa è l’urto con ostacolo accidentale (5,7 decessi ogni 100 incidenti), seguono lo scontro frontale (5,2 decessi ogni 100 incidenti) e la fuoriuscita dalla sede stradale (5,0 decessi ogni 100 incidenti). Gli incidenti a veicoli isolati risultano più rischiosi, con una media di 4,5 morti ogni 100 incidenti, rispetto a quelli che vedono coinvolti più veicoli (1,5 decessi).
Tra i comportamenti errati, la guida distratta, il mancato rispetto delle regole di precedenza e della distanza di sicurezza sono le prime tre cause di incidente (escluso il gruppo residuale delle cause di natura imprecisata).
I tre gruppi costituiscono il 46,4% del totale dei casi. Considerando solo le strade extraurbane, la guida distratta incide da sola per il 22,7%, il non rispetto della distanza di sicurezza per il 12,1% mentre l’elevata velocità per il 10,9%.
Il tasso di mortalità standardizzato è più alto per le classi di età 15-29 anni (5,1 per 100mila abitanti) e 65 anni e più (7,3 per 100mila abitanti). I conducenti dei veicoli coinvolti rappresentano il 77,3% delle vittime e il 75,8% dei feriti, le persone trasportate il 10,9% dei morti e il 17,9% dei feriti, i pedoni l’11,8% dei deceduti e il 6,3% dei feriti. Alla
classe 65 anni e più appartiene il 77,8% dei pedoni vittima di incidente stradale e il 36,7% dei pedoni feriti. Il tasso di lesività standardizzato è di 453,5 per la classe di età 15-29 anni, di 346,4 per quella 30-44 anni.