di Roberto Italia
Banche, risparmio e crescita. Sono stati questi i temi toccati ieri a Roma alla 53esima Giornata del Credito.
Tra i partecipanti di spicco anche il direttore generale di Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini. Secondo l’economista di via Nazionale, il sistema bancario italiano ha retto nel complesso bene l’urto della pandemia, dichiarando che in questo anno e mezzo gli istituti sono stati in grado di non far mancare il proprio sostegno al sistema produttivo e hanno contribuito a mitigare i gravissimi effetti della crisi. Infondati, dunque, i timori di un credit crunch. «Dall’inizio della pandemia i prestiti alle imprese si sono espansi costantemente fino al marzo di quest’anno, per un importo complessivo di 70 miliardi. Successivamente, con la più diffusa ripresa delle attività, si sono fisiologicamente ridotti, di circa 7 miliardi», ha aggiunto. L’uscita dall’emergenza e la fine delle misure di sostegno faranno risalire i crediti deteriorati ma, secondo Signorini, in modo meno marcato di quello che si verificò con le crisi precedenti. Il dg ha inoltre sottolineato la necessità di procedere spediti sul recepimento dei nuovi standard di Basilea 3. «Ha raddrizzato due storture che andavano a netto svantaggio delle banche italiane: lo squilibrio tra i requisiti a fronte del rischio di credito e a quelli legati al trading e l’eccessiva tolleranza di modelli aggressivi».
Oltre al credito bancario, per la ripresa serve anche mobilitare l’ingente liquidità «dormiente» nei conti correnti degli italiani, cresciuta da inizio pandemia. Secondo il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, per invogliare i risparmiatori a dirottare le risorse verso attività più produttive servono incentivi fiscali a medio lungo termine. «Confido che nelle prossime settimane con la delega fiscale e la legge di bilancio ci siano innovazioni sufficienti per allettare i prudenti risparmiatori a investire in attività maggiormente produttive». Patuelli ha citato in particolare le novità della manovra sui Pir, che sono stati ulteriormente potenziati. Tuttavia, le cifre sono considerate ancora troppo basse. Il numero uno dell’associazione ha aggiunto che le politiche fiscali sulle imprese e sul risparmio, diversamente da quanto fatto in passato, debbano essere valutate in un unico contesto perché la pressione si assomma.
Per Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, un ruolo importante nella gestione del risparmio e nell’allocazione del capitale verso l’economia reale è svolto dalle assicurazioni. Questi intermediari investono in un’ottica di medio lungo termine, ma per Farina è necessario il supporto regolamentare.
Anche Gaetano Miccichè, chairman della divisione Imi corporate & investment banking di Intesa Sanpaolo, ha messo in evidenza come la sfida sia portare una parte della liquidità accumulata negli ultimi due anni da famiglie e imprese verso l’aerea dei consumi. Il beneficio per il Paese sarebbe rilevante, pari al 3% sul pil, se una parte di queste risorse dovesse diventare investimento o spesa. Tuttavia, per il banchiere siciliano l’Italia non riuscirà a essere competitiva fino a quando non ci sarà una sincronia di crescita tra il Nord e il Centro del Paese e le regioni del Mezzogiorno. (riproduzione riservata)
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