PENSIONI/OPZIONE DONNA E APE SOCIAL ESTESI
Quota 102 per chi matura i requisiti nell’anno 2022
In arrivo Quota 102 (64 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva) per i soggetti che maturano i requisiti nell’anno 2022: «I requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva sono determinati in 64 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva per i soggetti che maturano i requisiti nell’anno 2022», prevede testualmente la bozza della manovra per quanto riguarda la possibilità di flessibilità in uscita in deroga alla legge Fornero. Nulla è scritto sugli anni seguenti. «Il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 può essere esercitato anche successivamente alle predette date, ferme restando le disposizioni del presente articolo», si legge nel testo. Viene confermata l’estensione di un anno di Opzione donna: «il trattamento pensionistico», si legge nel testo che modifica la norma, «è altresì riconosciuto nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2021 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e un’età pari o superiore a 60 anni per le lavoratrici dipendenti e a 61 anni per le lavoratrici autonome». Prorogata fino al 31 dicembre 2022 anche l’Ape social, allargata a nuove categorie di lavori usuranti.
BONUS FACCIATE RIDOTTO AL 60%
Proroga del 110% per il 2023 Poi il decalage al 70% e 65%
Proroga del superbonus al 110% per il 2023, poi scatta il decalage al 70% per il 2024 e al 65% per il 2025: lo prevede la bozza della manovra esaminata ieri dal consiglio dei ministri (che tuttavia potrebbe essere sul punto dei bonus edilizi modificata nelle prossime ore). Per gli interventi effettuati da soggetti quali le cooperative, per i quali alla data del 30 giugno 2023 siano stati effettuati lavori per almeno il 60 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023. Arriva anche l’estensione per il 2022 per unifamiliari e villette ma con un tetto Isee fissato a 25 mila euro e limitato dunque alle prime case. Nello specifico, per gli interventi effettuati su villette unifamiliari, residenza di persone che hanno un valore dell’indicatore della situazione economica equivalente non superiore a 25 mila euro annui, la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Il bonus facciate viene prorogato al 2022, ma con una percentuale ridotta dal 90% attuale al 60 per cento. Confermato il bonus mobili «un incentivo necessario per dare la giusta rincorsa ad una settore che è eccellenza italiana nel mondo. Siamo soddisfatti, ma abbiamo ancora proposte, a partire dal prezzario dell’edilizia, da formulare nella sessione di bilancio», afferma Vannia Gava, sottosegretario alla Transizione ecologica.
ABROGATO IL PROGRAMMA DI INCENTIVO
Cala il sipario sul cashback, rimborsi speciali ridotti
Addio cashback. La legge di bilancio all’articolo 165 tira definitivamente una riga sul programma di rimborso del 10% delle spese effettuate con i pagamenti elettronici. Non ci sarà nessuna ripresa nel 2022, dopo il congelamento quest’estate dei semestri sperimentali. Tutto si concluderà entro il 31 dicembre 2021. E per tutto si deve intendere principalmente la assegnazione e ripartizione del superpremio da 1500 euro per chi nel periodo compreso tra il primo gennaio e il 30 giugno 2021 ha fatto acquisti con pagamenti digitali in misura superiore agli altri. I 100 mila contribuenti riceveranno il loro premio riferito a quel semestre.
La legge di bilancio stabilisce che il programma di attribuzione di rimborsi in denaro per acquisti effettuati mediante l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici disciplinato dal decreto del Ministero dell’economia e delle Finanze del 24 novembre 2020, n. 156 si conclude il 31 dicembre 2021, ferma restando la sospensione del programma per il periodo di cui all’articolo 6, comma 2, lettera b). Pertanto, la lettera c) dell’art. 6, comma 2 del predetto decreto è abrogata.
GLI INTERVENTI PER IRPEF E IRAP
Taglio della pressione fiscale Un fondo da otto mld € l’anno
In arrivo un Fondo pluriennale per la riduzione della pressione fiscale, in particolare «sui fattori produttivi» con risorse per 8 miliardi di euro «annui a decorrere dal 2022». Lo si legge nella bozza della manovra in entrata al consiglio dei ministri. La riduzione delle tasse è destinata all’Irpef «con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive, da realizzarsi attraverso sia la riduzione di una o più aliquote sia una revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente e del trattamento integrativo» e il taglio della «aliquota dell’Irap». Confermato lo stop nel 2022 della plastic tax e della sugar tax. I malumori nella maggioranza hanno dunque spinto il governo a rinviare la scelta sul taglio delle tasse al Parlamento. Del fondo da 8 miliardi due sono già stanziati dalla delega. Ad essi se ne aggiungono sei previsti appunto in manovra) per anticipare la riforma fiscale vera e propria che arriverà con la legge delega. «Sulle tasse è stata fatta la scelta più saggia. La partita è unica: una riforma strutturale del fisco. I tempi di gioco sono due: il primo è la legge di bilancio in Senato (dove verranno allocate le prime risorse, dal fondo di 8 miliardi) il secondo è la legge delega alla Camera. Ma la cosa importante è che la si consideri un’unica partita, con una regia unica fatta da governo e Parlamento», dichiara Luigi Marattin, presidente della commissione finanze della Camera.
FONDO SIMEST, 1,5 MLD L’ANNO ALLE IMPRESE
Per internazionalizzazione e Sabatini un fiume di soldi
Una valanga di soldi per le imprese. A partire dal finanziamento monstre per il cosiddetto fondo Simest per l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ex lege 394/1981). Dal 2022 al 2026, ogni anno il fondo 395 avrà a disposizione 1,5 miliardi di euro. Al contempo arrivano 150 mln di euro l’anno per il medesimo periodo per la concessione dei cofinanziamenti a fondo perduto alle cosiddette «iniziative caratterizzate da specifiche finalità» o indirizzate verso «settori o aree geografiche ritenuti prioritari». Disco verde anche a 180 milioni di euro l’anno per gli anni dal 2022 al 2026 a sostegno degli investimenti produttivi delle micro-imprese e delle pmi; in sostanza a finanziamento della cosiddetta agevolazione Nuova Sabatini, che persegue l’obiettivo di rafforzare il sistema produttivo e competitivo delle piccole e medie attività, attraverso l’accesso al credito finalizzato all’acquisto, o all’acquisizione in leasing, di beni materiali (macchinari, impianti, beni strumentali d’impresa, attrezzature nuovi di fabbrica e hardware) o immateriali (software e tecnologie digitali) ad uso produttivo.
LA STRETTA SUL REDDITO DI CITTADINANZA
Stop dopo due rifiuti, taglio dopo sei mesi e più controlli
Stop al reddito di cittadinanza dopo due rifiuti, e non più tre, a un’offerta di lavoro. E’ la stretta prevista dalle misure della legge di bilancio in materia di riordino della disciplina del Rdc. Si prevede, inoltre, che la domanda di reddito resa dall’interessato all’Inps per sé e tutti i componenti maggiorenni del nucleo «equivale a dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, ed è trasmessa dall’Inps all’Anpal, ai fini dell’inserimento nel sistema informativo unitario delle politiche del lavoro. La domanda di Rdc che non contiene le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro è improcedibile’». L’Inps provvederà a definire annualmente, entro il 31 marzo, un piano di verifiche dei requisiti patrimoniali dichiarati nella dichiarazione sostitutiva unica, anche ai fini della verifica dei requisiti per il reddito. «A decorrere dal 1° gennaio 2022, il beneficio economico mensile» del reddito di cittadinanza «è ridotto di una somma pari a 5 euro per ciascun mese a partire dal sesto mese di percezione del beneficio», prevede ancora la bozza di manovra. Dalla riduzione sono esclusi i soggetti fragili e con familiari a carico non autosufficienti. Con una triangolazione di dati tra Inps, minlavoro e mingiustizia verrà effettuata una verifica sui percettori condannati con sentenza passata in giudicato da meno di 10 anni per poi procedere alla revoca del beneficio.
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