MEDIOBANCA LUCCHINI, GAVIO E MONGE PUNTELLANO IL PATTO RIMPIAZZANDO I BENETTON

di Luca Gualtieri
Qualcuno l’ha definita una chiamata alle armi. Di certo i soci storici di Mediobanca hanno scelto di stringere la presa sulla merchant bank milanese nel corso della disfida tra Leonardo Del Vecchio e il vertice guidato dal ceo Alberto Nagel. Come anticipato da MF-Milano Finanza, nel corso della riunione di ieri è stato formalizzato l’ingresso nell’accordo di consultazione della famiglia Monge (entrata lo scorso anno in Piazzetta Cuccia con l’1,09%) e il rafforzamento delle famiglie Lucchini (0,53%) e Gavio (1,25%), che hanno apportato nuovi pacchetti di azioni. Il risultato è che l’effetto della disdetta dei Benetton (2,1%) è stato del tutto bilanciato e il patto continua a mantenersi attorno al 12%, percentuale che scenderà al 10% dal prossimo 1° gennaio. A margine dell’incontro fonti finanziarie hanno parlato inoltre di un possibile «appoggio di soci esterni all’accordo che hanno circa il 5%». Il riferimento è a Unipol, Vincent Bolloré, Diego Della Valle e Roberto Bertazzoni, che «apprezzano il piano della banca e ne condividono la strategia». Gli occhi del mercato sono puntati soprattutto sulla compagnia guidata da Carlo Cimbri che è rientrata nel capitale di piazzetta Cuccia un paio di anni fa con una quota di poco inferiore al 2% e ha con la merchant bank uno storico legame. Difficile però prevedere se questo legame si tradurrà in un aumento della partecipazione, anche alla luce del possibile conflitto di interesse con Generali che qualche socio potrebbe sollevare. Nel radar c’è anche Mediolanum, oggi primo azionista del patto con il 3,3%. Anche il gruppo della famiglia Doris infatti potrebbe scegliere di stringere la presa su Mediobanca con cui ha uno stretto rapporto da oltre 20 anni. Si vedrà. Di certo, dopo questi ultimi movimenti, il patto Mediobanca sembra insomma destinato al rinnovo per un altro triennio dopo la scadenza del prossimo 31 dicembre. Quanto alla riunione di questa mattina, viene descritta come un incontro molto formale nel corso del quale non si è parlato «delle richieste di Delfin di modificare lo statuto della banca. Né si è toccato l’argomento Generali». La tensione attorno alla governance di Mediobanca rimane comunque alta. Martedì 28 Delfin, la holding di Leonardo Del Vecchio che ne detiene il 18,9%, ha chiesto di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea del 28 ottobre proponendo di «eliminare il requisito statutario secondo cui tre amministratori (nel caso in cui il consiglio abbia più di tredici componenti) devono essere dirigenti del gruppo Mediobanca da almeno tre anni» e «altresì di incrementare il numero degli amministratori di minoranza», con la previsione che «più liste possano concorrere alla nomina di tali amministratori».

Del Vecchio aveva ben chiare entrambe le proposte da almeno un anno e ne avrebbe discusso in più di un’occasione con il vertice di Mediobanca e con le autorità di vigilanza. I toni paiono fermi ma dialoganti ed escludono a breve ribaltoni in Piazzetta Cuccia: Delfin infatti «non prevede né intende revocare l’attuale cda» di Mediobanca prima del termine del suo mandato». La mossa, non del tutto inattesa, non ha incontrato l’opposizione del cda di Piazzetta Cuccia che anzi la prossima settimana (presumibilmente giovedì 7 ottobre o venerdì 8) esaminerà le proposte senza preclusioni. Nessun segnale per ora da parte di Francesco Gaetano Caltagirone che pure, dopo gli acquisti degli ultimi mesi, potrebbe presto portarsi oltre il 5%. Sull’intera partita è costante il monitoraggio delle autorità. Se Bce e Bankitalia vigileranno sul rispetto degli impegni presi da Delfin lo scorso anno, Consob avrebbe puntato il radar sui vorticosi acquisti fatti dai soci negli ultimi mesi per sincerarsi del pieno rispetto del Tuf. Della materia potrebbe tornare a occuparsi anche il Copasir alla luce di alcune presunte connessioni con la finanza francese. Sotto la lente ci sarebbe il prestito titoli strutturato da Bnp Paribas per proiettare Mediobanca al 17,2% delle Generali. (riproduzione riservata)

Il doppio ruolo dell’avvocato Erede sulla governance
Itempi cambiano e con essi i ruoli. Non solo di chi è in consiglio e nelle liste di maggioranza. Ma anche di manager, imprenditori e professionisti. Perché se, legittimamente, il primo socio (19%) di Mediobanca, la Delfin di Leonardo Del Vecchio, ha chiesto modifiche della governance in Piazzetta Cuccia – in particolare in merito alla presenza di tre dirigenti della merchant bank nella lista di maggioranza – è altrettanto vero che il Diavolo sta sovente nei dettagli. Ripercorrendo infatti a ritroso la storia recente della banca d’affari guidata da Alberto Nagel si scopre che tra fine 2007 e autunno 2008 a lavorare alla revisione dello statuto è stato lo studio BonelliErede, nella persona del suo co-fondatore, Sergio Erede. Proprio quell’affermato avvocato d’affari che da anni è il super consulente legale di Del Vecchio e che lo sta supportando in questa partita strategica e fondamentale per le sorti di Mediobanca, per il principale asset rappresentato dalle Generali e, probabilmente, per i futuri equilibri della finanza nazionale. All’epoca, Erede aveva assistito Piazzetta Cuccia nella revisione dello statuto, in particolare nella parte che riguarda il cda (articolo 14, oggi articolo 15), in seguito alla fusione di Capitalia in Unicredit. Così tredici anni fa venne deciso di introdurre la clausola che garantiva l’indipendenza della merchant bank, relativa alla presenza nel board di cinque manager dell’istituto (dirigenti in carica da almeno tre anni) e che imponeva che l’ad fosse individuato tra questi ultimi. Poi tra il 2015 e il 2020 erano state apportate le modifiche relative dapprima alla riduzione del numero di dirigenti in lista da cinque a tre e poi quelle relative al vincolo che l’ad fosse scelto tra i manager in consiglio. E proprio in questi mesi, in Mediobanca sono in corso valutazioni su eventuali, ulteriori modifiche. Di fatto le stesse che oggi l’avvocato Erede ha studiato, conoscendo approfonditamente l’argomento, per l’offensiva di Del Vecchio. Un doppio ruolo in questa complessa e fondamentale partita che per qualcuno stride. (riproduzione riservata)

Andrea Montanari
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