Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Il settore assicurativo italiano si accinge «alla ripartenza» in uno scenario di premi stagnanti e oneri per sinistri in inevitabile aumento rispetto ai passati 18 mesi. Per questo, l’evoluzione del modello operativo verso soluzioni strutturalmente più efficienti e tecnologiche si prospetta come l’unica strada concreta e pragmatica per ri-scalare i costi su un «nuovo livello» sostenibile, permettendo competitività dei ritorni. Il Covid-19 ha esacerbato i trend ben consolidati già in atto, e da oggi – con «la ripartenza» – verrà anche inevitabilmente meno lo sgravio extra-ordinario delle spese per i sinistri, per effetto combinato della ripresa della «normale» circolazione in strada, del ritorno all’operatività quotidiana nelle aziende e del proliferare dei «sinistri della disperazione», dovuti alla mortalità delle pmi duramente colpite dalla crisi pandemica.
Nell’Europa Occidentale continuano a dominare le auto alla spina, arrivate ad agosto a una quota di mercato di oltre il 24%. Secondo l’ultimo European Electric Car Report, in agosto nel complesso Bev (auto completamente elettriche) e Phev (ibridi plug-in) hanno rappresentato quasi un quarto del mercato totale delle autovetture, con 152 mila nuove auto immatricolate nel periodo (24,2% del mercato totale dell’Ue 18). Quasi a sorpresa, per il secondo mese quest’anno, i modelli elettrici puri hanno superato gli ibridi plug-in grazie anche alle consegne anticipate dei modelli Tesla (prodotti in Cina) in Europa.
La carenza di semiconduttori rischia di costare all’industria automobilistica mondiale 210 miliardi di dollari di ricavi solo nel 2021. La stima è di AlixPartners, società di consulenza globale, che ieri ha rilasciato l’ultima previsione sul settore. Il dato si confronta con i110 miliardi ipotizzati nel maggio scorso. In termini di veicoli, la società prevede ora che la produzione di 7,7 milioni di unità andrà persa nel 2021, rispetto ai 3,9 milioni previsti in precedenza. Quasi il doppio.
Unicredit e Generali sono due attori che potrebbero riconfigurare la geografia della finanza italiana. Storie diverse, ma con molti elementi in comune. Con la defenestrazione di Jean Pierre Mustier le fondazioni Cariverona e Crt sono tornate a giocare un ruolo di primo piano in Unicredit. Una ritrovata centralità di cui sarebbero figli non solo gli eccellenti rapporti con il ceo Andrea Orcel, ma anche l’agenda che la banca si è data e che mette al centro il territorio italiano.
In arrivo una revisione complessiva della legislazione europea in materia di assicurazioni avente il duplice obiettivo di rendere il settore più sicuro e di aumentare gli investimenti delle compagnie nella ripresa dell’Europa dalla pandemia.
Le modifiche approvate dalla commissione europea il 22 settembre scorso nascono dalla consapevolezza che le polizze assicurative sono divenute ormai essenziali per molti europei e per le imprese europee, in quanto proteggono le persone dalle perdite finanziarie in caso di eventi imprevisti.
- Generali Re fa shopping con Antirion
Generali Real Estate e Antirion, società di gestione del risparmio indipendente, hanno annunciato la conclusione dell’accordo di co-investimento che prevede l’acquisizione da parte di Antirion del 50% delle quote del veicolo proprietario, a Parigi-Defense, del modernissimo grattacielo, campione di sostenibilità, «Tour Saint-Gobain» (47mila mq su 46 piani), quartier generale dell’omonimo gruppo. I due co-investitori hanno ottenuto un green loan da un primario pool di banche finanziatrici composto da Natixis (banca agente), Cacib, Deka Bank e Societé Generale. Gli investitori lato Generali sono le compagnie assicurative francesi del gruppo che continueranno a detenere il 50% dello stesso veicolo. «Proseguiamo la pratica di condividere al 50% la proprietà di edifici di grande rilevanza nelle principali città europee», ha detto Aldo Mazzocco, ceo di Generali Re spa, «Questa volta in partnership con uno dei più importanti investitori istituzionali del real estate italiano».
- Mediobanca al 17,22% di Generali
Mediobanca sale al 17,22% dei diritti di voto in Generali. Piazzetta Cuccia, che detiene poco meno del 13% della compagnia di assicurazioni, ha comunicato ieri di «aver sottoscritto con una primaria controparte di mercato un’operazione di prestito titoli» che ha per oggetto il 4,42% del Leone. L’operazione durerà almeno fino all’assemblea di Generali che nella primavera del 2022 sarà chiamata a rinnovare il consiglio. Fonti vicine all’istituto guidato da Alberto Nagel riferiscono che si tratta di «un’operazione a tutela dell’investimento in Generali, tenuto conto del contributo significativo che apporta ai risultati della banca e per evitare una destabilizzazione strategica e operativa che annacqui i risultati». La mossa di Piazzetta Cuccia arriva dopo che la Delfin di Leonardo Del Vecchio e il gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone hanno firmato un patto di consultazione proprio in vista dell’assemblea del Leone relativo a circa l’11% del capitale di Trieste, patto al quale ha aderito anche Crt portandolo al 12,5%.
- Athora acquista Amissima Vita
Apollo ha ceduto Amissima Vita ad Athora. Advisor legali: Chiomenti Studio Legale e Paul, Weiss, Rifkind, Wharton & Garrison.
- Mediobanca, blitz sulle Generali Voterà in assemblea con il 17,22%
Mediobanca compra un premio su l mercato per contare di più in Generali, salire virtualmente al 17,22% del capitale dell’assicuratore e presentarsi all’assemblea 2022 più forte e capace di difendere un investimento che le rende fino a 300 milioni l’anno di utile. Con una mossa annunciata ieri sera, dopo il voto unanime del cda della banca d’affari, l’istituto ha comunicato «di aver sottoscritto con una primaria controparte di mercato un’operazione di prestito titoli avente ad oggetto 70 milioni di azioni Generali, pari al 4,42% del capitale sociale della compagnia ». L’operazione consentirà per circa otto mesi, «e comunque almeno fino all’assemblea di Generali chiamata a rinnovare il cda», aggiunge la nota, «di detenere, unitamente alle azioni già possedute, il 17,22% dei diritti di voto di Generali »: un quarto più del 12,8% che già rende Mediobanca primo socio a Trieste. La mossa si contrappone, e in modo piuttosto brutale, alle manovre dei maggiori soci privati dell’assicuratore: giorni fa Caltagirone, Del Vecchio e Fondazione Crt hanno siglato un patto di consultazione, sempre in vista dell’assemblea, che impegna complessivamente il 12,53% del Leone. La contrapposizione suona ancora più stridente considerando che Del Vecchio è il primo azionista di Piazzetta Cuccia con il 19%, e Caltagirone il secondo con un quasi 5%: anche se nessuno dei due è rappresentato nel cda dell’istituto.
- Il blitz di Piazzetta Cuccia e il lodo UniCredit che divide le parti in gioco
Mediobanca rompe gli indugi e sostiene la propria linea su Generali rafforzando temporaneamente la presa per arrivare al 17,22% dei diritti di voto almeno fino all’assemblea che la prossima primavera dovrà rinnovare il consiglio a Trieste. Il pacchetto del 4,42% preso in prestito da «una primaria controparte di mercato» rientra nell’ambito di un’operazione «chiusa»: i titoli, cioè, non potranno essere richiamati dal proprietario, ma torneranno comunque indietro al termine dei circa otto mesi di durata prevista. Volendo, Mediobanca potrebbe salire fino al 20% di diritti di voto, limite oltre il quale scatterebbe l’obbligo di chiedere l’autorizzazione Ivass.
- I Benetton ago della bilancia sul Leone
Nei prossimi giorni Edizione, la holding della famiglia Benetton, riunirà il consiglio di amministrazione per fare il punto su temi di gestione ordinaria. Formalmente, il dossier Generali non è all’ordine del giorno. Ma è altrettanto vero che Trieste è l’argomento più chiacchierato a Ponzano Veneto e nelle ultime ore, con l’affondo di Mediobanca salita al 17%, lo scontro è aperto. Con il 4% circa della compagnia assicurativa, la famiglia Benetton rappresenta l’ago della bilancia nel confronto che sta andando in scena sugli assetti e la governance delle Generali. E di questo ne sono ben consapevoli sia in Edizione, sia i protagonisti di questa prova di forza nel capitale della compagnia: da un lato Francesco Gaetano Caltagirone (6,20%), Leonardo Del Vecchio (5,1%) e la Fondazione Crt (1,232%), che hanno formalizzato la loro unità di vedute in un patto di consultazione che raccoglie il 12,53%, e dall’altro Mediobanca, salita al 17% e a cui spesso è allineata De Agostini (1,7%).
- Amissima Vita passa di mano: Athora rileva il 100% e sbarca in Italia
Amissima Vita passa nuovamente di mano. A circa sei anni dall’acquisizione dell’asset da parte del fondo Apollo quest’ultimo ha ceduto il 100% della società ad Athora Holding, gruppo assicurativo e riassicurativo vita focalizzato sul mercato europeo e con 79 miliardi di attivi che, grazie a questa mossa, fa il proprio ingresso nel mercato italiano. Apollo ha peraltro un 6% del capitale di Athora. Il closing dell’operazione è atteso per il primo semestre del 2022 e non è stata fornita indicazione del valore della transazione, se non con riferimento ai numeri aggiornati di Amissima che alla fine dello scorso anno poteva contare su 7,2 miliardi di euro di attivi, a fronte di circa 140.000 assicurati e premi annui lordi superiori agli 800 milioni di euro.
- Moderazione in vista per i premi auto
Il calo degli incidenti dovrebbe contribuire a moderare gli aumenti dei prezzi dell’assicurazione auto nel 2022. Gli assicuratori potrebbero però correggere la rotta nel 2023
- Il CEO di Allianz Bäte: “Il modello di business della Germania è in gioco”.
Il CEO di Allianz Oliver Bäte parla della frustrante campagna elettorale, dei problemi della sua azienda con gli hedge fund negli Stati Uniti – e del suo possibile successore. Chiede ai politici una chiara strategia economica per i prossimi quattro anni – e onestà. “I politici devono finalmente essere onesti e dire che la protezione del clima non è possibile senza costi più alti per la mobilità, l’energia e, in una certa misura, il cibo”, dice Bäte in un’intervista con Handelsblatt. Naturalmente, proteggere il clima significa anche farne a meno. “Semplicemente non stiamo dicendo la verità alla gente”. Bäte ha trovato la campagna elettorale “incredibilmente frustrante”. Mancavano questioni importanti come l’aumento dell’inflazione o la spesa sociale record. Invece, secondo lui, si è parlato troppo della questione dell’ingiustizia. “Molte persone non si rendono conto che in questo momento è in gioco l’intero modello di business della Germania”. L’economia tedesca dipende da un’industria forte.