Finisce questa estate tropicale, la sesta più calda dal 1800 e caratterizzata da numerosi eventi meteo estremi
Si chiude una estate tropicale che si classifica dal punto di vista climatologico come la sesta più calda dal 1800 con una temperatura superiore di 1,55 gradi rispetto alla media e quasi 1300 nubifragi, bombe d’acqua, trombe d’aria, grandinate e tempeste di fulmini, in aumento del 58% rispetto allo scorso anno ed effetti devastanti su città e campagne.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Isac Cnr e Eswd che misura la situazione alla fine dell’estate 2021.
I danni dell’estate tropicale all’agricoltura
La Coldiretti stima che l’alternarsi di siccità e alluvioni abbia fatto perdere quasi 2 miliardi di euro all’agricoltura italiana nel 2021, tra tagli della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti. Una conferma dell’allarme lanciato dal rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in sei città italiane” realizzato dalla Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici sulle ondate di calore e alluvioni che colpiranno le città italiane ma anche le campagne.
A far salire il conto dei danni è stata proprio l’ultima ondata di maltempo dell’estate con violenti nubifragi e trombe d’aria che hanno colpito a macchia di leopardo l’agricoltura con tetti scoperchiati, campi allagati, viti e ulivi abbattute e coltivazioni di mais, soia e riso duramente colpite in prossimità della raccolta e ribaltato mezzi agricoli pesanti anche qualche tonnellata, secondo il monitoraggio della Coldiretti lungo la Penisola.
Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia, sostiene Coldiretti, dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Le precipitazioni violente provocano danni perché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua su un territorio come quello italiano hanno reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con 7252 i comuni, ovvero il 91,3% del totale, a rischio idrogeologico secondo dati Ispra.
Per affrontare i danni dei cambiamenti climatici servono quindi interventi strutturali e strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati, efficaci e con meno burocrazia.
“Con il cambiamento in atto nella distribuzione temporale, geografica e nella intensità delle precipitazioni un intervento strategico è la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo, proposto dalla Coldiretti e non a caso inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) varato dal Governo Draghi”, spiega in una nota il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con i bacini potremmo arrivare a trattenere l’acqua portandola risorsa idrica dove non c’è, con la possibilità di aumentare le rese e combattere il dissesto idrogeologico”.
L’idea sarebbe quella di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.