OLTRE METÀ DELLE SANZIONI SONO STATE COMMINATE NELL’UNIONE EUROPEA. DALLE AUTORITÀ SCRUTINIO PIÙ SEVERO SULLE BANCHE ONLINE
di Francesco Bertolino
Le autorità europee alzano il tiro contro il riciclaggio. Secondo la società di consulenza Kroll, nel primo semestre dell’anno i regulator hanno comminato multe per quasi 600 milioni di dollari, colpendo soprattutto mancanze nei sistemi di controllo adottati dalle istituzioni finanziarie. Dopo anni di avvertimenti, e non pochi scandali, gli enti di vigilanza sono dunque passati all’azione. La sola Olanda ha affibbiato sanzioni per 582 milioni di dollari, gran parte frutto del patteggiamento da 480 milioni con Abn Amro, mentre Francia, Regno Unito e Italia hanno incassato cifre modeste. Nel complesso, l’Unione europea si è mostrata più severa degli Stati Uniti che fra gennaio e giugno hanno punito violazioni degli obblighi anti-riciclaggio con sanzioni per circa 405 milioni. Si è così invertito un rapporto di forza che durava dal 2008. All’indomani della grande crisi finanziaria, inoltre, Washington ha inasprito i controlli e punito con sanzioni da centinaia di milioni banche americane e soprattutto europee, considerate a torto o a ragione responsabili del tracollo dei mercati prima e della recessione economica poi. Il picco è stato toccato nel 2018 quando le multe hanno sfiorato i 4 miliardi di dollari a livello globale. Dopo un brusco arresto nel 2019, le autorità hanno ripreso l’attività repressiva nel 2020, affibbiando sanzioni per 2,2 miliardi. A giudicare dai dati del primo semestre il totale di quest’anno dovrebbe attestarsi intorno alla stessa somma. Da inizio 2021 i buchi nelle reti antiriciclaggio sono costati alle istituzioni finanziarie 994 milioni, distribuiti su 17 maxi-multe. A queste si aggiungono due multe da 130 milioni di dollari per corruzione e altre sanzioni per 9,1 milioni che portano il totale a superare gli 1,1 miliardi. A riprova dell’accresciuta attenzione ai controlli antiriciclaggio, negli ultimi tempi le autorità hanno reso più severo lo scrutinio sulle neo-banche online. In un primo momento queste startup finanziarie avevano goduto di un occhio di riguardo da parte dei regolatori, preoccupati di non soffocare l’innovazione, ma ora hanno raggiunto una dimensione tale da giustificare controlli in linea con quelli riservati agli istituti tradizionali. La Financial Conduct Authority ha così avviato un’indagine sui sistemi antiriclaggio dell’inglese Monzo, mentre la tedesca N26 è finita nel mirino della Bafin. (riproduzione riservata)
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