di Marco Capponi
Cercare i rendimenti elevati offerti dai mercati azionari senza dover per questo rinunciare alla sicurezza, seppur poco remunerativa, del reddito fisso è un imperativo categorico per molti investitori. Si tratta di una soluzione intermedia, che può far gola a tutti coloro per i quali uno scudo protettivo è sempre indispensabile, anche quando si decide di addentrarsi nei campi di battaglia più insidiosi (ma redditizi) dell’equity. Esiste una tipologia specifica di fondi che pensa proprio alle esigenze di questa categoria di investitori: i diversificati moderati. A metà del guado tra i bilanciati prudenti, in cui i bond rappresentano in genere il 75% del portafoglio, e gli aggressivi, in cui le azioni possono arrivare anche al 90%, i moderati cercano l’equilibrio perfetto: di solito l’asset allocation per questo genere di prodotti è 50-50, anche se, in particolari contesti di mercato, non è impossibile che l’azionario possa arrivare anche al 60%, 70% o addirittura 75%. La classifica Fida (si veda tabella), che censisce i 10 migliori fondi del comparto per rendimento da inizio anno, mostra nel 2021 una performance media dell’8,87%, che passa al 19,11% a un anno e al 13,13% a tre anni. 
A guidare la graduatoria c’è il Franklin Income N di Franklin Templeton, che da gennaio cresce del 9,53%. Un altro prodotto della società di gestione americana, il Templeton Global Balanced A, occupa la terza posizione con un rendimento nel 2021 pari al 9,26%. «Nel bilanciare rischi e opportunità», spiega il chief investment officer di Franklin Templeton Investment Solutions, Edward Perks, «troviamo che, sebbene le valutazioni azionarie non siano economiche, a nostro avviso sono interessanti rispetto alle obbligazioni di lungo termine». Il rimbalzo a breve termine dell’inflazione, infatti, «potrebbe creare dei venti contrari sulla duration dell’obbligazionario investment grade».
Nel frattempo, i rendimenti di mercato dei bond corporate inferiori a investment grade «si aggirano vicino ai minimi storici, il che riduce marginalmente l’appetito per l’asset class». Al 30 aprile, rivela il money manager, «la nostra esposizione alle obbligazioni era inferiore al 25%, al limite inferiore della fascia storica». Per quanto riguarda l’equity, il gestore vede «opportunità interessanti in tutti i settori disponibili, con una notevole esposizione a titoli finanziari, industriali, di servizi di pubblica utilità ed healthcare», rimanendo però concentrato «sulle attività che mostrano la capacità di sostenere rendimenti da dividendi interessanti e di farli crescere nel tempo».
Al secondo posto in classifica compare poi l’Allianz Dyn. Multi Asset St. Sri 50 di Allianz Global Investors, che da gennaio è in crescita del 9,38%. Secondo il gestore, Marcus Stahlacke, in questa fase è opportuno «spendere più budget di rischio sulla componente azionaria, perché il rapporto rischio-rendimento è più attraente rispetto ad altre asset class». Inoltre, aggiunge il money manager, il fondo «ha aggiunto materie prime, per motivi di diversificazione e performance». Sul fronte del reddito fisso invece «è stato ridotto l’investimento classico in obbligazioni nominali, investendo in bond subordinati ed Etf che replicano l’andamento dei tassi di breakeven dell’inflazione dell’euro». Replicanti che, in altre parole, «beneficiano delle crescenti aspettative di inflazione nell’Eurozona». Per quanto riguarda il processo di investimento, il money manager sottolinea come «un approccio sostenibile e responsabile, concentrato sui titoli value, abbia finora funzionato bene». Da settembre 2020 il prodotto ha spostato le proprie scelte opportunistiche «sui titoli ciclici, quelli che più beneficeranno delle riaperture delle economie post-pandemiche». Sul fronte dei rischi, infine, Stahlacke segnala che «se le banche centrali e il consenso riterranno che gli aumenti dell’inflazione saranno temporanei, crescerà la convinzione che la riduzione delle misure di sostegno verrà attuata a fine estate, e questo potrebbe giocare a svantaggio di azioni e obbligazioni». Per questo è necessario attuare «un processo di gestione del rischio per un controllo tempestivo dei rischi di portafoglio».
Infine, un fondo interessante è il First Eagle Amundi Income Builder Fund, gestito da First Eagle Investment Management su delega di Amundi (si veda a proposito anche il box in pagina), quarto in graduatoria con una performance da inizio anno del 9,12%. «Considerato l’obiettivo di bilanciare la ricerca di rendimento e la crescita del capitale con il contesto di tassi bassi», argomenta Edoardo Cavo, vice presidente di First Eagle, «il fondo, attualmente, mantiene una preferenza per le azioni con dividendo stabile e un’esposizione limitata alla duration e al rischio di credito». Il prodotto, secondo il money manager, è ben posizionato «per continuare a beneficiare dell’attuale contesto di mercato grazie alla preferenza per i titoli value, l’attenzione alle valutazioni e la selezione di società di alta qualità che potranno beneficiare della riapertura economica post-Covid». Inoltre, l’esperto segnala tra i punti di forza «la duration contenuta e l’esposizione a titoli legati all’oro, che possono proteggere il portafoglio contro il rischio inflattivo o i movimenti dei tassi». Per quanto riguarda i rischi, se nell’immediato inflazione e nuovi focolai pandemici appaiono come le variabili da monitorare con più attenzione, su un orizzonte di lunga durata sarà opportuno considerare «il livello del debito sovrano globale». (riproduzione riservata)

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