Pagine a cura di Antonio Longo
Più di un’impresa su due è indebitata con le banche. Più di quanto non lo fosse prima della pandemia. In particolare il 12% ha visto crescere l’esposizione debitoria di oltre il 10% e quasi una azienda su 5 di oltre il 20%. In questo contesto, quindi, la proroga della moratoria sui prestiti al 31 dicembre 2021, arrivata quasi in extremis con il decreto Sostegni bis, approvato dal consiglio dei ministri di giovedì scorso, equivale a una boccata d’ossigeno. Infatti il 54% delle imprese ha usufruito della moratoria, la cui scadenza era prevista per il 30 giugno, e nel 78% dei casi l’agevolazione è ancora in vigore. Senza slittamento un’impresa su tre sarebbe stata a rischio fallimento.
È quanto emerge dall’indagine «Il credito ad artigiani e piccole imprese: ritorno alla normalità?» curata dal Dipartimento politiche industriali e promossa dal Centro Studi della Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, che ha coinvolto oltre 5 mila imprese, di cui l’87% con meno di 10 addetti.
La conta dei Danni della crisi è corposa: oltre il 70% del campione manifesta una contrazione del fatturato nei primi quattro mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del precedente anno e per oltre il 45% tale flessione supera il 30%. In tale contesto, le misure per favorire la ristrutturazione dei debiti sono considerate indispensabili secondo il 56% del campione. E sale al 73% la quota di imprese che, prima della notizia ufficiale, riteneva utile sia la proroga della moratoria sia la garanzia pubblica sui nuovi finanziamenti. Misure essenziali per evitare casi di insolvenza. A conferma di ciò, l’analisi della Cna richiama quanto evidenziato nell’ultima rilevazione del Mef secondo cui le moratorie attive del sistema produttivo ammontano a un importo pari a 126 miliardi e l’erogazione di finanziamenti assistiti da garanzie pubbliche a 184 miliardi. È pari, pertanto, a 310 miliardi di euro complessivi il credito bancario alle imprese coperto dalle misure straordinarie, pari a oltre il 40% dell’esposizione complessiva, che a fine marzo, secondo i dati pubblicati dalla Banca d’Italia, ammontava a 755 miliardi di euro.
Moratoria maggiormente apprezzata dalle imprese più grandi. Tra le tre misure adottate dal governo, ossia l’impossibilità di revoca delle linee di credito a breve, la proroga dei prestiti non rateali e la sospensione del pagamento di finanziamenti rateali, la più richiesta è stata quest’ultima, cui ha fatto ricorso oltre l’82% delle imprese, percentuale che sale al 90% nelle imprese dei trasporti e del turismo. L’uso della moratoria appare correlato alla dimensione aziendale e risulta massimo tra le imprese con più di 10 addetti (65,4%), mentre si riduce fino al 43,5% nelle imprese senza dipendenti. Tra i settori, un utilizzo maggiore della moratoria si rileva nei settori dei trasporti (64%), del turismo (62,4%), del commercio (61,4%) e della manifattura (58%), mentre il settore che meno vi ha fatto ricorso è quello dei servizi alle imprese (42,6%). Sono proprio le imprese leggermente più grandi ad apprezzare maggiormente le iniziative attivate dal governo, si supera, infatti, abbondantemente il 50% nelle imprese con più di 5 dipendenti, per le imprese con più di 10 dipendenti il giudizio sulla moratoria è positivo per il 62% dei rispondenti. Dal punto di vista settoriale, i giudizi più positivi sono espressi dalle imprese manifatturiere, quelle dei trasporti e quelle dei servizi alle imprese, in cui sulla moratoria si esprime positivamente oltre il 50% dei rispondenti.
Potenziamento garanzie pubbliche e nuovo credito. Il 64% delle imprese si è avvalso delle misure previste per il potenziamento del sistema delle garanzie pubbliche per richiedere nuovi finanziamenti. Tale percentuale sale al 74% per le imprese del commercio e al 70,4% per quelle del turismo. Dal punto di vista dimensionale, la richiesta cresce con la dimensione dell’impresa, si passa dal 47,6% delle imprese senza dipendenti al 72% delle imprese con più di 10 dipendenti. In merito alla tipologia di finanziamento, oltre il 45% ha fatto ricorso a finanziamenti fino a 30 mila euro, coperti al 100% dalla garanzia pubblica, con percentuali che superano il 50% sia per il commercio che per il turismo. Per quanto riguarda la durata dei finanziamenti richiesti, per due terzi si attesta tra i 60 e i 72 mesi, mentre ancora bassa (5%) è la percentuale di quelli a 180 mesi, misura quest’ultima introdotta con la legge di bilancio 2021. Il 48,8% dei rispondenti ha, inoltre, evidenziato la necessità di ricorrere a nuovi finanziamenti nei prossimi mesi, l’esigenza appare più marcata, ancora una volta, nei settori del commercio (54,4%) e del turismo (54,7%). Conseguentemente, alla domanda sull’utilità di una proroga delle misure straordinarie, oltre l’80% degli intervistati ha risposto di ritenere utile la proroga, con valori leggermente più alti nei settori del commercio e del turismo, mentre è più marcata nelle imprese più strutturate, dove arriva a superare l’88%.
La difficile ripartenza. Solo il 17% del campione coinvolto nell’indagine si è dichiarato in condizione di riprendere il regolare pagamento dal 1° luglio al netto della proroga. Senza questo tipo di sostegno, oltre il 35% ha risposto di non essere in grado di farlo, oltre il 47% ha risposto che avrebbe sicuramente delle difficoltà. Significativo il dato che riguarda le imprese turistiche: solo l’1,6% confida nelle proprie possibilità anche senza proroga. Dal punto di vista dimensionale, avrebbero meno difficoltà le imprese più strutturate ma anche per le imprese con più di 10 addetti la percentuale di quelle che riuscirebbero a sopportare la cessazione della moratoria è di poco superiore al 30%, mentre scende al 7,9% nelle imprese senza dipendenti. In merito alla possibilità che la misura venga ulteriormente prorogata, oltre il 72% dei rispondenti ritiene che sia necessario, tale percentuale supera il 78% per le imprese del turismo e del commercio.
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Fonte: Italia Oggi Sette